Oggi, 14 luglio, si festeggia la Giornata Mondiale dello scimpanzé, una festività nata con lo scopo di sensibilizzare le persone su questa specie in via d'estinzione. La data è stata istituita dal Jane Goodall Institute e coincide con il giorno in cui, nel lontano 1960, Jane Goodall, ricercatrice pioniera del comportamento degli scimpanzé, arrivò sulle rive del lago Tanganica a Gombe, in Tanzania, per la prima volta. È qui che comincia il suo lavoro di osservazione degli scimpanzé, il più lungo studio mai condotto sugli esemplari selvatici, che ha gettato le basi per tutta la ricerca etologica futura su questa specie. Le sue osservazioni hanno per la prima volta fatto emergere i comportamenti complessi e affascinanti degli scimpanzé (Pan troglodytes), che hanno cambiato il modo in cui ci relazioniamo al mondo animale, facendoci rendere conto che non siamo poi così diversi. Da sempre in lotta per difesa di questi animali e dell'ambiente in cui vivono, il Jane Goodall Institute Italia ha fatto una proposta al Ministero della Transizione Ecologica ed ai Ministeri della Sanità e dell’Agricoltura per aggiornare i Criteri e requisiti per la gestione delle Grandi Scimmie Antropomorfe in cattività e chiede a tutti noi di unirci in questo giorno per garantire il benessere fisico e psicologico di questi animali nelle strutture zoologiche italiane.
La vita sociale dello scimpanzé
Lo scimpanzé, insieme al bonobo (Pan paniscus), è la specie più vicina all'uomo con cui condividiamo circa il 98,6% dei geni. Una cifra davvero altissima, il che li rende un ottimo modello per studiare l'evoluzione del comportamento umano. Lo scimpanzé vive in società definite di "fissione-fusione" ossia in comunità molto grandi, che vanno dai 20 ai 150 individui, che si dividono in sottogruppi che cambiano spesso la loro composizione e che possono essere costituiti da qualsiasi combinazione di età e classi di sesso. I maschi di questa specie generalmente rimangono tutta la vita nel loro gruppo di nascita, mentre le femmine, intorno alla pubertà, emigrano lasciando il loro gruppo natale. I maschi della società di scimpanzé sono quindi per lo più imparentati e, anche grazie a questo legame di "sangue" che li unisce, sono loro a formare le coalizioni più forti nella comunità e a detenere il potere. Tutti i maschi sono infatti dominanti sulle femmine, in termini di rango, e hanno il compito di difendere il territorio: formano infatti delle vere e proprie pattuglie che controllano i confini per evitare l'ingresso di estranei. Inoltre proteggono il gruppo e vanno alla ricerca di cibo. Le femmine rimangono invece spesso isolate, motivo per cui sono anche soggette spesso agli attacchi dei maschi. In determinate condizioni però, possono anche allearsi per vendicarsi delle aggressioni subite.
La gerarchia nella società degli scimpanzé è più o meno lineare: c'è il maschio alfa, il leader del gruppo, che mantiene il potere attraverso le coalizioni o la forza e ha la priorità sull'accesso al cibo e alle femmine fertili. I maschi subordinati possono però spesso insorgere e spodestare il vecchio maschio alfa, prendendo il suo posto, motivo per cui è importante che il leader conservi le alleanze che lo aiutano a mantenere il potere. Quasi tutte le popolazioni di scimpanzé utilizzano degli strumenti per procacciarsi il cibo. Modificano infatti bastoncini, rocce, ma anche erba e foglie che usano per prelevare termiti e formiche dai loro nidi. La scoperta di questo curioso comportamento fu fatta per la prima volta da Jane Goodall e ha portato l'archeologo Louis Leakey a dichiarare: «Ora dobbiamo ridefinire ‘strumento', ridefinire ‘uomo' o accettare gli scimpanzé come esseri umani».
Minacce alla sopravvivenza
Gli scimpanzé vivono ad oggi nelle savane e nelle foreste di 21 Stati Africani che vanno dal Senegal meridionale fino alla Tanzania e all'Uganda occidentale. La specie è classificata "in pericolo" dalla IUCN (International Union for Conservation of Nature) e si suddivide in quattro sottospecie diverse che affrontano minacce simili, ma in misura differente rispetto alla regione in cui vivono. Una delle maggiori minacce è rappresentata dal bracconaggio principalmente per la carne, più consistente rispetto a quella di mammiferi più piccoli. Nonostante il commercio di scimpanzé sia illegale, spesso i piccoli vengono venduti come animali domestici, alimentando il traffico illecito. Altri fattori che minacciano la specie sono: la conversione delle foreste in terreni agricoli che ha ridotto la disponibilità dell'habitat degli scimpanzé, il disboscamento per l'estrazione mineraria, del petrolio e la costruzione di strade e la diffusione di malattie infettive come la malattia da virus Ebola (EVD). Gli scimpanzé sono inoltre protetti nella maggior parte del loro areale e vivono sia all'interno che all'esterno dei parchi nazionali. Nel 1990 erano circa un milione di individui, mentre ad oggi se ne stimano circa tra i 172.700 e 299.700 allo stato brado.