Giornata mondiale dell’elefante: in Africa perso il 90% delle popolazioni in 100 anni

Ogni anno il 12 agosto ricorre la Giornata mondiale dell'elefante, un momento per sensibilizzare l'opinione pubblica sullo stato di conservazione di questi animali che in Asia e Africa stanno scomparendo sempre più velocemente. Per salvarli il WWF ha attivato una serie di progetti di conservazione.

12 Agosto 2024
8:00
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Foto di Martin Harvey via WWF

Oggi è la Giornata mondiale dell'elefante: una ricorrenza nata per accendere un riflettore su questi animali sempre più minacciati dall'essere umano. Basti pensare che in Africa in un secolo sono passati dai 12 milioni ai 415.000 riportati nell’ultimo censimento.

Emblema della fragilità di questa specie sono gli elefanti africani, il cui numero nel continente è drasticamente calato. Possiamo dire, quindi, che in 100 anni nel continente africano abbiamo perso più di 9 elefanti su 10. Le due specie presenti sono l’elefante di savana (Loxodonta africana) classificato come “in pericolo” e l’elefante di foresta (Loxodonta cyclotis) invece inserito tra le specie in “pericolo critico”. Il bracconaggio resta la causa principale del declino di entrambe le specie: si stima che ogni anno, infatti, vengano uccisi circa 20.000 elefanti per il commercio illegale di avorio. A questo si aggiunge poi anche il giro d'affari legato ai trofei di caccia dei big five della savana.

Ne abbiamo parlato nella video-inchiesta di Kodami dedicata alla caccia al trofeo. Infiltrandoci all'interno della più grande fiera della caccia d'Europa, che si tiene ogni anno in Germania, abbiamo scoperto che esistono dei veri e propri "menù" per i cacciatori, e la possibilità di uccidere un elefante africano può superare i 45.000 dollari.

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A queste problematiche si aggiungono le uccisioni generate dai conflitti con le comunità locali, purtroppo in crescita a causa della deforestazione (trasformazione di aree di foresta e savana in coltivazioni), carenza di cibo o di acqua. Per questo il WWF ha lanciato l’allarme sullo stato di conservazione di queste specie sensibilizzando sul ruolo chiave che gli elefanti svolgono negli ecosistemi e sul loro valore culturale.

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Da oltre 30 anni gli attivisti portano avanti programmi di conservazione in Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo e Gabon come le azioni di mitigazione dei conflitti con l’uomo, lo sviluppo del programma “Zero Poaching”, la collaborazione con il programma TRAFFIC per ridurre il commercio di avorio, il lavoro di sostegno alle comunità locali attraverso lo sviluppo di attività economiche sostenibili, l’educazione ambientale, l’assistenza medica e il sostegno alla scolarizzazione.

Il problema non riguarda solo l'Africa, anche in Asia questi animali non se la passano bene. In otto Paesi del Sud-Est asiatico e della Cina (Cambogia, Cina, Laos, Indonesia, Malesia, Myanmar, Thailandia e Vietnam) restano circa fra gli 8.000-11.000 elefanti in natura.

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Elefanti del Borneo

La popolazione residua di elefante asiatico oggi occupa appena il 5% del suo areale storico. Conosciuti come "ingegneri dell'ecosistema e giardinieri della foresta", gli elefanti asiatici svolgono un ruolo cruciale disperdendo semi e sostanze nutritive attraverso i loro escrementi mentre si spostano, creando percorsi nelle foreste dense e modificando gli habitat forestali a beneficio di altri animali. Anche le loro impronte possono formare piccoli ecosistemi che fungono da habitat per organismi come alcuni anfibi.

La perdita e la frammentazione degli habitat, i conflitti con l'uomo e il bracconaggio hanno causato un allarmante declino della popolazione: in alcuni Paesi sono rimasti solo poche centinaia di individui in natura. È necessario intervenire con urgenza per arrestare questo declino, proteggere gli elefanti e migliorare la coesistenza con le comunità locali. È con il fine di arrestare questo allarmante declino della popolazione e creare le condizioni per una pacifica coesistenza con l'uomo, che lo scorso anno il WWF ha lanciato l'Alleanza per gli elefanti asiatici nel Sud-Est asiatico e in Cina chiedendo agli #EllyAllies di unirsi per proteggere la specie.

L’obiettivo dell'iniziativa regionale è quello di collaborare per replicare modelli di conservazione di successo che vadano a beneficio sia degli elefanti che delle persone. Un esempio è l'approccio dei "paesaggi viventi" sperimentato nel Sabah, in Malesia, dove un'azienda agricola privata collabora con il WWF e il governo locale per garantire la connettività degli habitat e la presenza di abbondanti fonti di cibo per gli elefanti del Borneo. Questo progetto ha come diretta conseguenza una minore perdita di raccolti per le comunità locali e per l'azienda, e un miglioramento degli habitat per gli elefanti e gli altri animali selvatici. Qualche mese fa, proprio gli elefanti del Borneo (Elephas maximus borneensis) sono stati ufficialmente riconosciuti come sottospecie distinta dalla lista rossa dell’IUCN, già classificata come "in pericolo" a causa della sua popolazione ridotta e in declino.

Questa classificazione sottolinea l'urgenza di azioni di conservazione coordinate, come la gestione del conflitto uomo-elefante e la prevenzione di un'ulteriore perdita e frammentazione dell'habitat, entrambi elementi cruciali per salvaguardare la loro sopravvivenza futura. Gli elefanti fanno parte del paesaggio asiatico da millenni e sono una specie chiave che porta benefici all’ecosistema e alle altre specie con cui condivide i territori, compresa la specie umana. Conservare gli elefanti e permettere loro di sopravvivere e prosperare non significa solo mantenere l'equilibrio dei loro ecosistemi, ma anche preservare i valori culturali di queste aree.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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