L'acqua è la culla della vita e la fonte della biodiversità. Eppure è anche uno degli elementi più esposti al rischio climatico e allo sfruttamento da parte dell'essere umano. La disponibilità di risorsa idrica nell’anno 2023 conferma il trend negativo registrato da diversi anni in Italia.
Nella Giornata mondiale dell’acqua l'Ispra ha rilasciato i dati relativi alla disponibilità di questa risorsa fondamentale. Il 2023 ha fatto registrare una riduzione a livello nazionale di circa il 18% della disponibilità rispetto alla media annua dello stesso lungo periodo 1951–2023, risultato dell'effetto combinato di un deficit di precipitazioni – specialmente nei mesi di febbraio, marzo, settembre e dicembre – e di un incremento dei volumi idrici di evaporazione diretta dagli specchi d'acqua e dal terreno.
Tuttavia, come mostrato dalle stime del BIGBANG, il modello idrologico nazionale realizzato dall’ISPRA, può considerarsi un anno in ripresa rispetto al 2022. A rendere meno severa nel 2023 la diminuzione della disponibilità di risorsa idrica, ha contribuito l’elevato volume di precipitazioni che si è riversato nel mese di maggio, stimato in circa 49 miliardi di metri cubi, che è stato, a livello nazionale, più del doppio di quello che mediamente caratterizza lo stesso mese, stimato in circa 23 miliardi di metri cubi sul lungo periodo 1951–2023.
In questo mese in Emilia-Romagna, in Sicilia e in minor parte in Calabria, si sono registrati localmente valori cumulati di pioggia addirittura superiori di oltre 6 volte le medie del periodo. In particolare, queste piogge intense e concentrate nella prima metà del mese, sono state la causa dei tragici eventi alluvionali in Emilia-Romagna.
Anche la Valutazione del Rischio Climatico dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, pubblicata pochi giorni fa, conferma che le ondate di calore e le siccità prolungate sono in aumento in Europa con il cambiamento climatico, particolarmente nei Paesi del Mediterraneo. «Questo può portare a incendi diffusi, guasti alle infrastrutture critiche, blackout e gravi impatti sanitari ed economici. L'Europa intera registra un rischio crescente di siccità eccezionali che potrebbero interessare regioni vaste, provocando ingenti danni economici in molti settori: l'agricoltura, l'industria, le centrali elettriche, il trasporto fluviale e il benessere degli ecosistemi», denuncia il WWF Italia.
Risorsa essenziale
Dopo le varie “straordinarie siccità” di questi ultimi 25 anni e soprattutto dopo il 2022 è chiaro a tutti che la situazione è molto diversa dal passato, anche recente, il cambiamento climatico è ormai una realtà ed è necessario affrontare seriamente la questione.
È indispensabile cambiare rotta completamente e urgentemente, secondo gli esperti del WWF che propongono di «rimettere al centro della pianificazione e della programmazione strategica del governo delle acque le Autorità di bacino, applicando fino in fondo le direttive europee (Acque 2000/60/CE e Alluvioni 2007/60/CE). È necessaria una visione spaziale e temporale unitaria». E la Natura in questo può essere la chiave di ogni soluzione: «Il bacino idrografico è l’area più consona per un corretto governo delle acque e per garantirne un uso sostenibile in funzione delle sue reali disponibilità, per un’adeguata gestione del territorio che tenda a tutelarne i servizi ecosistemici e per la realizzazione di una diffusa azione di rinaturazione e di Nature Based Solutions volte a ridurre la vulnerabilità del nostro territorio che abbiamo finora solo aumentato».
«Ogni comparto deve avviare politiche di risparmio dell’acqua, di riduzione degli sprechi e di promozione di usi virtuosi, privilegiando ad esempio colture e attività a minor fabbisogno idrico. La riduzione degli sprechi deve avvenire attraverso la diffusione dei metodi più efficienti di irrigazione in agricoltura, l’ammodernamento della rete di distribuzione idrica per usi civili che ad oggi registra perdite fin oltre il 50% (una perdita “fisiologica” non dovrebbe superare il 12/15%). Inoltre, prima di pensare a realizzare nuovi invasi è indispensabile recuperare la capacità di quelli esistenti, che è gigantesca (oltre 8 miliardi di metri cubi), garantendone, innanzitutto, la corretta manutenzione fino ad ora mancata», concludono dal WWF.
Ponte di pace
L’acqua è la fonte della vita e della socialità di moltissime specie animali, compresa la nostra. Eppure oggi più che un ponte verso la pace è fonte di conflitto. «La crisi idrica globale, diretta conseguenza della crisi climatica e della gestione insostenibile delle risorse idriche, rappresenta una minaccia per il Pianeta ma anche per la pace», è la denuncia di Legambiente e UNHCR (Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati) che oggi lancianoil focus “Acqua, conflitti e migrazioni forzate: la corretta gestione delle risorse idriche come strumento di stabilità e pace”, tratto dal report “Un’umanità in fuga: gli effetti della crisi climatica sulle migrazioni forzate”.
La gestione e il controllo delle risorse idriche porta sempre di più all’aggravarsi di tensioni e conflitti nelle aree più vulnerabili del mondo con impatti violenti sul futuro delle popolazioni, costrette a fuggire, talvolta verso insediamenti o campi esposti a gravi rischi climatici e dove è sempre più difficile fornire servizi idrici e igienico-sanitari. Secondo il secondo rapporto "Groundswell" della Banca Mondiale, si prevede che entro il 2050 circa 216 milioni di persone potrebbero essere costrette a migrare a causa degli impatti climatici, tra cui lo stress idrico. Tra le parti del mondo più colpite il Corno d’Africa: solo in Somalia nel 2023, secondo le stime dell'UNHCR, la più grande siccità degli ultimi 40 anni e le inondazioni, combinandosi con situazioni di conflitto e insicurezza, hanno causato quasi 3 milioni di nuovi spostamenti forzati all'interno del Paese.
Tornando ai conflitti, tra il 2000 e il 2023 sono stati ben 1.385 quelli legati alla gestione della risorsa idrica (fonte Pacific Institute). Tra questi la guerra civile siriana scaturita, oltre che da tensioni religiose, sociali e politiche, dalla scarsa disponibilità idrica esasperata da un lungo periodo siccitoso (dal 2007 al 2010) e i conflitti nella regione africana del Sahel tra agricoltori e pastori per questioni di uso del suolo e di accesso alle risorse idriche, esacerbati dai lunghi periodi siccitosi, violente piogge e inondazioni.
«Alla luce di questo – segnala Legambiente – è urgente una cooperazione internazionale nella gestione sostenibile delle risorse idriche. Infatti, secondo l’ONU, seppure 3 miliardi di persone nel mondo dipendano dall'acqua che attraversa i confini nazionali, appena 24 Paesi su 153 dichiarano di avere accordi di cooperazione per l'acqua condivisa»
«L’acqua è sempre più al centro di molteplici sfide globali, tra cui cambiamenti climatici, migrazioni forzate e conflitti – ha sottolineato Giorgio Zampetti, direttore generale dell'associazione – La crisi climatica e la sua gestione poco sostenibile è un problema che, seppur abbia ricadute gravi in aree del mondo già vulnerabili, riguarda tutti i paesi, anche l’Italia. Per questo torniamo in quest’occasione a chiedere al Governo italiano di fare la sua parte accelerando l’attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici proponendo tre azioni chiave».