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28 Settembre 2023
10:54

Giornata mondiale della rabbia: obiettivo zero morti entro il 2030

Oggi, 28 settembre 2023, ricorre la giornata mondiale della rabbia. Una delle zoonosi più antiche della storia dell'umanità. Anche se l'Italia è indenne dalla malattia è necessario un coordinamento internazionale per fare sì che non ci siano più morti correlate alla malattia.

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cane randagio

Il 28 settembre di ogni anno in tutto il mondo ricorre la Giornata mondiale della rabbia, un momento di confronto per riflettere su una delle zoonosi più antiche della nostra storia. Questa Giornata è stata istituita nel 2007 dalla Global Alliance for Rabies Control (Garc), una ong che mira a eliminare i decessi per rabbia canina entro il 2030.

Anche oggi, come ogni anno, questo appuntamento è l'occasione per riflettere sullo stato di diffusione di una malattia che prospera soprattutto in contesti di povertà economica e sociale e che per essere eradicata necessita di un intervento internazionale congiunto.

Di questa esigenza di confronto aperta a tutti i paesi in cui la malattia è ancora diffusa si è fatta portavoce nelle sedi dell'Unione Europea l'europarlamentareAnna Cinzia Bonfrisco, del Gruppo Identità e Democrazia: «È vitale unire le forze per formulare piani efficaci e strategie tangibili, che permettano una  risposta tempestiva ed efficiente a questi problemi».

L'eurodeputata membro dell'Intergruppo Animal Welfare ha evidenziato evidenzia la necessità urgente di azioni coordinate a livello europeo per combattere il randagismo e la rabbia, due fenomeni strettamente correlati e fonti di grave  preoccupazione per la salute pubblica e animale, e che minano le basi della One Health in tutto il mondo.

La rabbia, è una malattia causata da un virus della famiglia dei rabdovirus, genere Lyssavirus. Colpisce cani, gatti, furetti e carnivori selvatici e si trasmette anche all’uomo. Si tratta quindi una zoonosi, ma non di una qualsiasi, è infatti definita «la madre di tutte le zoonosi» perché è la prima malattia di cui è stato accertato il salto di specie dall'animale all'essere umano, diventando così la prima zoonosi della storia dell'uomo.

Il serbatoio principale di trasmissione alla nostra specie sono i cani randagi ed è proprio la presenza di un elevato numero di animali vaganti che non essendo vaccinati si ammalano e trasmettono più frequentemente la rabbia. Si contrae con il morso, attraverso la saliva di un cane infetto, ma può anche entrare nell'organismo tramite graffi o altre ferite. Dopo il contatto, il virus arriva all'encefalo attraverso i nervi. La prognosi è nella grande maggioranza dei casi infausta e sono pochissimi i casi di sopravvivenza accertati alla malattia.

La gestione di un fenomeno complesso come il randagismo e la prevenzione della rabbia sono quindi passaggi fondamentali per evitare rischi di  epidemie e per creare un ambiente più sicuro per tutti. A questo scopo, la struttura "ZERO BY 30” della World Organisation for Animal Health (Woah) è un esempio di come il coordinamento internazionale possa portare a strategie efficaci. Questa iniziativa punta all'eliminazione di tutti i casi di morte umana da rabbia trasmessa da cani entro il 2030,  focalizzandosi sulla vaccinazione, il controllo del randagismo, e la prevenzione del contatto tra  esseri umani e animali selvatici.

«L'iniziativa Woah dimostra quanto un approccio globale e integrato sia cruciale per eradicare  non solo la rabbia, ma anche le sue cause profonde, come il randagismo», sottolinea Bonfrisco,  enfatizzando come simili sforzi siano necessari anche a livello europeo.

In Italia, l'urgenza di sviluppare strategie nazionali e piani di sorveglianza è ancor più palpabile, viste la mancanza di informazioni e la sottovalutazione dei rischi infettivi. L'Italia infatti è indenne da rabbia dal 1997, con il riconoscimento ufficiale, ma nell'ottobre 2008 è ricomparsa a causa della trasmissione da parte di animali selvatici in alcuni comuni del Friuli Venezia Giulia. Dal 1977 al 1995 i casi di rabbia hanno riguardato per il 98,2% gli animali selvatici, tra cui principalmente volpi e in minor numero mustelidi e erbivori, e solo l'1,8% gli animali domestici, tra cui i cani. «È vitale unire le forze per formulare piani efficaci e strategie tangibili, che permettano una  risposta tempestiva ed efficiente a questi problemi», insiste Bonfrisco.

Per coordinare questi sforzi in direzione dell'eradicazione della malattia servono però anche programmi volti a educare e sensibilizzare i cittadini sui rischi e soprattutto la prevenzione. Per questo l'eurodeputata suggerisce di designare un Commissario Europeo per gli Animali che «potrebbe rappresentare un  passo avanti significativo nella gestione e nella risoluzione di queste questioni».

«È il momento di rafforzare la collaborazione, l'innovazione e l'istruzione per eradicare queste minacce alla salute pubblica. Ogni individuo, ogni regione e ogni nazione ha un ruolo  fondamentale da giocare», conclude Bonfrisco, chiedendo a tutti gli Stati Membri e alle istituzioni dell'Unione Europea.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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