Buone notizie per le giraffe in concomitanza con la loro Giornata mondiale: tra il 2015 e il 2021 la popolazione risulta aumentata del 20%. Questo incremento deriva sia da una reale crescita in alcune aree, ma anche da metodi di censimento più accurati.
Non è un dato positivo solo per questa specie ma per gli ecosistemi che abitano. Le 5 principali minacce alla sopravvivenza di queste specie sono infatti il degrado, frammentazione e perdita di habitat, i cambiamenti ecologici causati da attività umane come quelle estrattive, gli effetti della crisi climatica, la caccia illegale per il mercato della carne di animali selvatici e infine la mancanza di consapevolezza e conoscenza delle esigenze di conservazione di questi iconici animali.
Oggi restano solo circa 117.000 giraffe in natura, significa che in Africa esiste una sola giraffa ogni quattro elefanti. Anche se negli ultimi anni la popolazione sembra in crescita, la situazione resta preoccupante. Il futuro di questo iconico animale è incerto, come indicano le ultime stime della Giraffe Conservation Foundation (GCF) che negli scorsi decenni ha registrato un calo complessivo nei numeri. Nonostante alcuni incrementi in alcune delle 4 specie di giraffa note, queste restano ridotte, considerando che un paio di secoli fa si stima fossero presenti in natura circa un milione di individui e che il loro numero è diminuito per decenni, in un processo che gli scienziati chiamano una vera e propria “estinzione silenziosa”.
Basti pensare che la giraffa settentrionale, è “in pericolo critico” secondo la lista rossa IUCN, e ha popolazioni isolate in Africa centrale e occidentale, nonché in Uganda e in parti del Kenya. Questa specie conta oltre 5.900 individui e risulta dunque in aumento dal 2015, quando se ne contavano 4.780. Le giraffe masai, anch'esse in pericolo critico, si trovano soprattutto in Tanzania e nel sud del Kenya, e hanno una popolazione stimata di 45.000 individui. Per la specie si stima, dunque, un aumento del 44% rispetto ai dati del 2015. Della specie più abbondante (la giraffa meridionale) si contano circa 48.000 individui: risulta la specie con la popolazione più stabile dal 2015 al 2021. Nonostante la vicinanza dei loro areali, queste specie vivono in un “isolamento riproduttivo” a causa della selezione di comportamenti o meccanismi specifici impedisce loro di incrociarsi.
La tecnologia sta giocando un ruolo fondamentale nella sfida della conservazione: prima, infatti, i ricercatori censivano le popolazioni di giraffe dagli aeroplani, ma questo poteva sottostimarne il numero in determinate aree, dove gli erbivori rimangono nascosti dalla vegetazione. Un nuovo e più efficiente approccio di ricerca prevede rilievi fotografici e l’uso di software che scansionano le immagini e riconoscono gli individui sulla base del disegno unico delle macchie del mantello.
«Solo attraverso azioni di conservazione efficaci per contrastare bracconaggio, perdita dell'habitat, crisi climatica e per risolvere conflitti tra uomo e fauna selvatica, riusciremo a salvare anche queste straordinarie specie», spiegano gli attivisti del WWF, che da oltre 20 anni collabora con i governi, le comunità locali e le organizzazioni ambientaliste di 5 nazioni dell'Africa meridionale, e contribuisce concretamente all'avanzamento di un progetto di conservazione su larga scala centrato sul territorio del KAZA, l'area di conservazione transfrontaliera Kavango-Zambesi che copre parti contigue di Angola, Botswana, Namibia, Zambia e Zimbabwe. In quest'area vive il 10% delle popolazioni di giraffe.