Oggi, 17 novembre 2023, si celebra la giornata mondiale del gatto nero, istituita per combattere i miti e le leggende che vogliono questi felini particolarmente legati al mondo del mistero e dell'occulto.
Per scoprire l'origine di queste leggende sui gatti neri è necessario intraprendere un viaggio nel mondo dell'occulto attraverso le epoche. È stata l'influenza di importanti figure del passato, infatti, a far si che un'aura di misticismo malevolo si impossessasse della figura del gatto nero nel nostro immaginario collettivo, ispirando grandi scrittori come Bulgakov, uno dei principali romanzieri russi del 900, a creare l'iconico personaggio demoniaco Behemoth che nelle pagine del romanzo "Il maestro e Margherita" descrive così:
«Il terzo di quella compagnia era un gatto sbucato da chi sa dove, grosso come un maiale, nero come il carbone o come un corvo, con tremendi baffi da cavalleggero. Il terzetto avanzava verso il Patriaršij, e il gatto camminava sulle zampe posteriori».
Gatti e occulto, da Bastet a Papa Gregorio IX
Partiamo per questa ricerca, dunque, e per la nostra prima tappa armiamoci di abiti leggeri, copricapi per proteggerci dal sole e tanta acqua: andiamo nell'antico Egitto. Da sempre questa antica cultura ha mitizzato i gatti, avvolgendo questi felini in un manto di sacralità religiosa. A spiccare sopra tutti i numi dell'epoca di forma felina è Bastet, è una divinità egizia venerata già dal 2890 a.C. Originariamente era la dea della guerra nel Basso Egitto, la regione del delta del Nilo, prima dell'unificazione delle culture della regione nel 3100 a.C. circa.
Fu poi rappresentata con le sembianze di gatta, assumendo il ruolo di protettrice della casa, dei gatti, delle donne, della fertilità e delle nascite. Soltanto decifrando alcune sacre iscrizioni presenti su diversi sarcofagi possiamo leggere il motivo per cui, successivamente, questa divinità e i gatti in generale saranno accostati al macabro tema della morte. Le iscrizioni la chiamano "Signora delle bende" assegnandogli, quindi, anche il compito di proteggere i morti.
Ad approfondire il suo lato mistico legato alle arti magiche, poi, sono stati gli antichi greci. Questa volta ci spostiamo in una grande e spazioso Pantheon ad Atene. Fra le diverse statue dedicate alle divinità notiamo una dedicata a Ecate, dea della magia, della stregoneria e della luna, spesso rappresentata insieme a un gatto che era per lei un vero e proprio famiglio, ovvero creature soprannaturali che avevano il ruolo di assistere maghe e streghe.
Veri e propri documenti scritti che accostano i gatti neri a entità malvagie, però, li abbiamo solo nel XIII secolo, quando un documento che molti della Chiesa chiamato "Vox in Rama" fu emesso da Papa Gregorio IX il 13 giugno 1233. Nel decreto viene spiegato che i gatti neri siano coinvolti in diversi riti satanici e spesso queste malevole celebrazioni terminavano con un gesto alquanto bizzarro: i partecipanti dovevano baciare il sedere del felino. In ogni caso nonostante il possibile odio generato non si sono mai registrati massacri di gatti neri quegli anni e non comunque nel documento il Papa non invitata in alcun modo la popolazione ad ammazzare questi animali.
I gatti neri sono adottati di meno degli altri
Sono passati secoli da quando il velo di misticismo che avvolgeva questi animali è caduto, ma ancora oggi notiamo i pesanti effetti della superstizione che ha generato. A testimoniarlo è uno studio del 2020 dei ricercatori della Texas Woman’s University pubblicato su Psychological Reports. Gli scienziati hanno controllato i registri di diversi gattili della zona per verificare il numero di gatti neri adottati e compararlo a quello di gatti con manto di colore diverso.
Oltre a notare come il tasso di adozione di questi animali sia più basso, i ricercatori hanno somministrato dei questionari a un campione di persone domandandogli quale fossero le principali sensazioni che provavano osservando delle foto di questi animali. Mentre gli altri gatti solitamente ispiravano simpatia e gentilezza, quelli neri incutevano in qualche modo timore o aggressività.
Insomma, sebbene non sia vero in tutte le parti del mondo ancora oggi esiste del pregiudizio nei confronti di questi animali. Un sentimento latente che non si manifesterebbe mai se non in piccoli e specifici momenti della nostra vita. Magari è un argomento sul quale non ci siamo mai confrontati ed è proprio in quel momento che, involontariamente, le nostre paure primordiali prendono il sopravvento. Ecco perché c'è bisogno sempre più spesso di metterci in gioco e dubitare delle nostre certezze: solo così potremo liberarci dai pregiudizi che senza volerlo condizionano come guardiamo a questi animali.