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13 Giugno 2022
8:53

Giornata Internazionale dell’albinismo: Copito de neve e gli altri, le storie degli animali liberi e in cattività

Oggi la giornata dedicata dalle Nazioni Unite alle persone affette da albinismo, spesso perseguitate proprio per questo motivo. Ma anche nel regno animale non è facile essere albini. Perché ancora una volta è l'uomo a rappresentare il pericolo maggiore per gli animali. Anche quelli bianchi. Ma qualche eccezione c'è.

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Giornalista
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Copito de Nieve, il gorilla bianco dello zoo di Barcellona

Copito de Nieve, nato in Africa e morto nello zoo di Barcellona dopo 37 anni di cattività, era un gorilla albino, forse l’unico gorilla albino che si sia mai conosciuto. Ma il regno animale è pieno di esempi di albinismo e di leucismo, le due varianti genetiche che si manifestano con un’assenza di pigmentazione totale o parziale. Leoni, rinoceronti, oranghi, zebre, delfini e tartarughe sono tra quelli più famosi.

Il 13 giugno è la data scelta dall’Assemblea delle Nazioni Unite per celebrare in tutto il mondo la Giornata Internazionale dell’Albinismo fin dal 18 dicembre 2014 quando, adottando la Risoluzione 69/170, si volle porre l’accento su quegli atti discriminatori e violenti contro gli albini che, proprio in quei paesi in cui la maggioranza della popolazione è di colore, si manifestano con maggior frequenza e violenza, sostenuti dalle credenze che gli albini siano dotati di poteri soprannaturali o portino sfortuna.

In alcuni paesi africani, come la Tanzania e il Malawi, le parti del corpo degli albini vengono utilizzate per riti magici perché si pensa che i loro organi possano portare fortuna. Ma anche per gli animali nascere albini è il segnale di un destino di isolamento che può mettere in discussione persino la sopravvivenza?

Copito de Nieve, il "fiocco bianco" dello zoo di Barcellona, l'unico gorilla bianco come il latte

Copito de Nieve, "fiocco bianco", il gorilla bianco come il latte morto nello zoo di Barcellona dopo essere stato trasformato in un fenomeno da baraccone per decenni, forse è il più famoso. I suoi occhi languidi striati di rosa e affogati nel bianco affascinarono anche Italo Calvino che gli dedicò uno dei capitoli più belli del suo ultimo libro, Palomar, dedicato alla descrizione come ricerca interiore. Copito de Nieve era un gorilla albino strappato alla sua Africa, dove era chiamato Nfumi Ngui, dal cacciatore catalano Benet Manè alla frontiera tra il Camerun e la Guinea equatoriale nel 1966 e portato al centro di ricerche zoologiche di Ikunde.

Da lì arrivò allo zoo di Barcellona dove rimase per 37 anni. E divenne così famoso, per quel suo colore incredibile, da finire sulla copertina del National Geographic e nelle foto ricordo di migliaia e migliaia di turisti che pagarono un biglietto, durante i suoi 37 anni di prigionia, per un selfie con lui accovacciato mentre stringeva tra le mani un copertone di gomma. Era così, infatti, che Copito de Nieve amava stare dentro la sua gabbia, ed è così che lo raccontò lo stesso Calvino, rendendolo immortale.

Nascere bianchi e per questo più fragili

La scienza ci spiega che l’albinismo è un disturbo congenito ereditario che si manifesta con l’assenza o la riduzione della melanina nella pelle, nei capelli o negli occhi. La patologia è prevalente nell’Africa sub-sahariana, in particolare a causa delle unioni tra consanguinei. In Tanzania un abitante su 1400 è albino, mentre in Zimbabwe uno su 1000. L’albinismo non è una prerogativa umana ma esiste anche tra gli altri esseri del regno animale dove l’assenza di pigmentazione incide parecchio sulla vita di un’animale con la pelle rosea e il pelo bianco. Infatti è opinione comune che essere albini nel mondo animale espone a diverse malattie e disturbi: dalle facili scottature della pelle, se esposta al sole senza un'apposita protezione, alla sordità parziale o totale e persino alla cecità. Gli animali albini, infatti, sono fotosensibili e non sopportano la luce forte: alcuni di loro, addirittura, diventano strabici oppure ipovedenti se non addirittura completamente non vedenti.

I disagi dell'essere albino: non riuscire a mimetizzarsi neanche per sfuggire agli uomini

Quindi è abbastanza scontato che essere albini, se si è un coccodrillo che non si può mimetizzare nel fango o un leone che sembra un tutt’uno con la savana che lo accoglie e lo protegge con la sua vegetazione, è sicuramente uno svantaggio. Ma, a ben guardare, il pericolo maggiore non sembra essere questa difficoltà di ripararsi dalla luce o di non cadere vittima dei predatori. Il pericolo maggiore sembra invece essere rappresentato dalla curiosità che un folto mantello bianco esercita sul genere umano. I leoni albini, ad esempio, rappresentano un plus tra chi si diverte con la cosiddetta caccia “in scatola”.

Il cacciatore che, dopo aver scelto la sua preda su un catalogo, la ucciderà una volta sbarcato in Africa sparandole mentre è rinchiusa in un recinto, è  infatti disposto a pagare molto di più per un leone candido piuttosto che per un leone dalla criniera fulva. E un delfino bianco, che in natura sarebbe protetto dalla profondità del mare, in una vasca di pochi metri farà molta più fatica ad isolarsi da quei raggi di sole in grado di scottargli la pelle candida e delicata. La natura, in pratica, gli avrebbe offerto il modo di proteggersi. La vasca del delfinario, no.

Così in natura: il bianco non attrae e non porta all'accoppiamento

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Una foto dallo studio dell’american Journal of Primatology

I colori del mantello o le striature della pelle appresentano un attrattiva sessuale ed essere bianchi può portare a scarse possibilità di accoppiamento e quindi di riproduzione. Ed essere così disperatamente bianchi non aiuta ad essere accettati: uno studio pubblicato su American Journal of Primatology del 2018, ha portato un team di ricercatori a studiare la comunità di scimpanzé Sonso, composta da 75 individui, che si trova alla Budongo Forest Reserve in Uganda.

Il risultato della presenza di uno scimpanzè albino è stato un infanticidio. Dopo poche settimane dalla nascita, infatti, il cucciolo è stato letteralmente sbranato dagli altri esemplari del gruppo che, dalle osservazioni degli scienziati, sembravano spaventati dalla sua presenza insolita.

La vita nello zoo: anche per gli albini più protetta ma senza libertà

Nella sua cattività allo zoo di Barcellona, invece, Copito de Nieve ha vissuto a lungo. Ha avuto ben 22 figli dall'unione con tre esemplari di gorilla di montagna (nessuno albino) e sette nipoti. Pesava ben 187 kg, ed era alto 1 metro e 63 ed era diventato il simbolo di Barcellona, amato da tutti e per poco non si è trasformato a mascotte olimpica nei Giochi del 1992. Venne soppresso per evitargli la lunga agonia causata dal tumore alla pelle che gli fu diagnosticato nel 2001. Per due anni i veterinari che lo ebbero in cura lo curarono amorevolmente cercando di strapparlo alla morte, prima di ricorrere all’eutanasia.

Quindi secondo alcuni Copito è stato molto fortunato: se non fosse stato catturato, le sue probabilità di sopravvivere in natura sarebbero state molto limitate e probabilmente non avrebbe avuto una prole così numerosa. Meno fortunati però sembrano essere stati i due cuccioli gemelli di leopardo albino nati da "normali" genitori maculati al Bioparco di Roma nel maggio del 1978 quando ancora si chiamava giardino zoologico. Il maschio morì poco dopo a causa di anomalie genetiche. La femmina è sopravvissuta ma, raggiunta l'età adulta, il suo manto da bianco neve diventò grigio e le macchie visibili. In Africa Nana, un cucciolo di leopardo bianco probabilmente non propriamente albino, venne stata venduta a uno zoo in Giappone nella primavera del 1999. Anche al Wildlife World Zoo in Arizona vennero al mondo due cuccioli di leopardo bianco. Uno dei due in particolare, quello che chiamarono "Iside", per molto tempo fu considerato l'unico leopardo bianco ad essere nato in cattività. E trasformato, come Copito, in un fenomeno da baraccone.

Quando un capodoglio albino libero vale più di mille capodogli imprigionati

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Il capodoglio albino avvistato a largo della costa di Savona nella foto della biologa Gabriella Motta

Invece delfini, balene e capodogli, quando hanno la fortuna di rimanere liberi nel mare, possono diventare un valore aggiunto senza perdere la libertà. Nell’estate 2021 un raro capodoglio completamente bianco fu avvistato nel Mar Ligure, davanti alle coste di Savona. Emerse dagli abissi durante un’escursione di whale watching realizzata dal Consorzio “Liguria via Mare”.

Un’immagine straordinaria, infatti, scattata dalla biologa marina Gabriella Motta, ha trasformato quel guizzo luminoso e bianchissimo in mezzo al mare, nel miglior spot possibile per il whale watching e per chi lavora con gli animali sfruttandone la bellezza e il fascino senza per questo privarli della libertà. Furono proprio gli esperti che guidavano i turisti a rilanciare, attraverso i social, l’incontro ravvicinato, diventato poi virale proprio grazie a quelle immagini. E a farne un grande traino per le loro attività di navigazione finalizzata all'avvistamento di animali liberi nel mare.

Alba, l'orangutan bianchissimo che vive libera e felice tra gli alberi del Borneo

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Così come la storia di Alba, la cucciola di orangutan che vive, protetta e praticamente libera, in un santuario del Kalimantan nel Borneo, appositamente realizzato per lei dalla BOS Foundation, insegna che è possibile non trasformare la diversità in un opportunità di sfruttamento.

Alba, dopo essere stata ritrovata denutrita in una gabbia privata, ha trascorso 20 mesi in un centro di riabilitazione prima di essere reintrodotta in natura, nel dicembre 2018. E a poco meno di due anni dalla sua liberazione è stata avvistata in ottima salute dagli esperti di fauna selvatica della Borneo Orangutan Survival Foundation mentre stavano osservando Unyu, uno dei tre oranghi anche loro recentemente riabilitati e tornati in natura.

L’incontro, pare, sia stato come quelli di vecchi compagni di ospedale che si rincontrano e festeggiano il ritrovamento. Anche Alba, a suo modo, era diventata una piccola star. Tanto che la Bos Foundation organizzò un piccolo referendum per trovarle un nome durante il suo periodo di riabilitazione. E tanti scelsero per lei proprio Alba, bianca come il latte e piena di speranza come un giorno che sta per iniziare.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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