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14 Giugno 2024
9:44

Giornata contro l’esportazione di animali vivi: una mobilitazione internazionale per fermare la mattanza

Oggi, 14 giugno, si celebra la Giornata internazionale contro l’esportazione di animali vivi. Dopo lo storico divieto del Regno Unito, l'associazione internazionale CIWF promuove una grande mobilitazione internazionale affinché anche l'Unione Europea metta fine alla sofferenza degli animali diretti al macello.

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Oggi, 14 giugno, si celebra la Giornata internazionale contro l’esportazione di animali vivi  istituita nel 2015 per ricordare le 13 mila pecore partite dalla Romania e arrivate in Somalia tutte morte per sete, fame.

Quest'anno la CIWF (Compassion in World Farming),  l'associazione che protegge il benessere degli animali allevati a fini alimentari, promuove una grande mobilitazione internazionale volta a non spegnere l'interesse nei confronti dei milioni di animali che affrontano viaggi estenuanti dall'allevamento al macello al solo scopo di essere uccisi.

Un appuntamento che nel 2024 assume un peso ancora più rilevante alla luce della recente decisione del Regno Unito di vietare le esportazioni di animali vivi per l'ingrasso e la macellazione. Restano ancora però moltissimi altri: ogni anno, circa 70 miliardi di animali vengono allevati per l'alimentazione umana, gran parte di questi, oltre a nascere e morire senza veder mai rispettate le loro caratteristiche etologiche, vengono trasportati ed esportati in condizioni terribili, non solo all’interno dell’Europa ma anche verso Paesi fuori dall’Unione Europea.

Secondo le norme attuali dell’Unione Europea, i suini possono essere trasportati per 24 ore ininterrottamente e gli ovini e i bovini per 29 ore con solo un'ora di “pausa”. Al termine di tali viaggi è obbligatoria una pausa di 24 ore, ma dopo questa pausa il ciclo può essere ripetuto varie volte finché gli animali non arrivano alla destinazione finale; quindi, possono essere trasportati per diversi giorni o settimane. Come ha svelato però l'inchiesta realizzata dall'Anit, la Commissione d’inchiesta costituita dal Parlamento europeo per indagare sul rispetto di queste normative, le regole vengono sistematicamente eluse da chi trasporta animali.

Alla luce della fotografia scattata dall'Anit, erano state chieste regole e controlli più stringenti:  telecamere a circuito chiuso sui mezzi di trasporto; l'impegno delle singole autorità nazionali ad approvare i piani di viaggio degli animali solo se la temperatura prevista è compresa tra 5ºC e 30ºC; limitare la durata del viaggio sulla base delle diverse età e specie; il divieto di trasporto di animali con meno di 35 giorni; e molto altro.

Richieste che però non sono state accolte. La CIWF, insieme alle altre associazioni animaliste, nella Giornata internazionale chiede di accendere una luce sugli animali commerciati e trasportati in Europa mettendo fine ai trasporti a lunga distanza, a cominciare da quelli verso Paesi terzi: «siamo favorevoli all’introduzione su base europea di un limite massimo di 8 ore, ridotto a 4 per il pollame», è la proposta degli attivisti.

«Gli animali andrebbero ingrassati e macellati il più vicino possibile al loro luogo di nascita e il trasporto a lunga distanza sostituito con l’export di carni surgelate – hanno spiegato dall'associazione – Bisogna inoltre proibire senza se e senza ma il trasporto degli animali gravidi e di quelli non svezzati».

Per sensibilizzare l'opinione pubblica sulla crudeltà del trasporto di animali vivi a lunga distanza e avere il maggior impatto possibile, oggi CIWF dà il via a un'azione coordinata sui social media per denunciare la crudeltà dell'esportazione e del trasporto di animali vivi a lunga distanza. L'hashtag di riferimento è #BanLiveExports. «Solo così potremo mostrare ai governi di tutto il mondo che le persone vogliono la fine di questo barbaro commercio.

CIWF chiede a tutte le associazioni animaliste e ai singoli cittadini di condividere la campagna sui social media con l'hashtag #BanLiveExports. Solo così potremo mostrare ai governi di tutto il mondo che le persone vogliono la fine di questo barbaro commercio».

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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