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23 Agosto 2021
16:11

Giappone, sta per ricominciare la mattanza dei cetacei nella baia di Taiji

Nella nota baia di Taiji, in Giappone, tra pochi giorni riprenderà la stagione di caccia ai delfini e altri piccoli cetacei. Da quest'anno sono state addirittura aumentate le quote di prelievo consentite, che potranno arrivare fino a 1849 esemplari. La maggior parte dei mammiferi marini saranno brutalmente uccisi e destinati alla macellazione, altri invece finiranno costretti in cattività in delfinari e acquari di tutto il mondo.

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Mancano pochissimi giorni alla riapertura della stagione di caccia ai cetacei nella nota baia di Taiji, il piccolo villaggio della prefettura di Wakayama, in Giappone. Da settembre ricominciano infatti le catture e le uccisioni di delfini e altri piccoli cetacei che tradizionalmente vengono brutalmente massacrati nella nota baia giapponese fino a marzo. Da quest'anno inoltre balenieri e pescatori potranno addirittura aumentare le loro catture, passate da 1749 unità della scorsa stagione a ben 1849, suddivise tra le 9 specie cacciabili. Questa pratica tanto antica quanto crudele, resa famosa in tutto il mondo grazie al famoso documentario The Cove, proseguirà quindi anche quest'anno nonostante le continue proteste di attivisti e ambientalisti da tutto il mondo.

Il massacro e le catture di Taiji

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Fino a 450 stenelle potranno essere uccise quest’anno nella baia di Taiji

La tecnica utilizzata dai cacciatori è ormai ben nota e consolidata, i delfini e gli altri cetacei vengono spinti dalle imbarcazioni verso la baia. Una volta intrappolati con le reti all'interno delle anse vengono poi massacrati senza pietà con lame coltelli. La maggior parte dei mammiferi marini è destinata alla macellazione e finirà per imbandire le tavole della cucina tradizionale giapponese. Altri però riceveranno un destino forse ancora peggiore: la reclusione in cattività. Ad affiancare i cacciatori ci sono infatti gli emissari di delfinari, acquari e parchi marini di tutto il mondo che, tra le acque tinte di rosso dal sangue dei cetacei uccisi, selezioneranno gli esemplari più giovani e interessanti da destinare alla prigionia degli spettacoli acquatici.

I delfini saranno così strappati ai propri gruppi familiari e condannati a vivere per il resto della vita rinchiusi in minuscole vasche, dove è impossibile garantire anche i più basilari standard di benessere animale. Lo scorso anno l'organizzazione Dolphin Project, l'unica a mantenere una presenza costante nel territorio di Taiji, ha stimato almeno 140 individui catturati, soprattutto tursiopi (Tursiops truncatus), la specie che più di tutte resiste alla cattività e che è presente praticamente in ogni delfinario del mondo. Questi delfini valgono molto più da vivi che da morti e possono arrivare a essere venduti anche per centinaia di migliaia di euro.

Le altre specie coinvolte

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I tursiopi sono tra i delfini più diffusi al mondo in cattività

La specie più colpita sarà la stenella striata (Stenella coeruleoalba), un piccolo delfino molto comune anche nel Mar Mediterraneo, le cui quote di "prelievo" potranno arrivare fino a ben 450 esemplari. A seguire ci sono il peponocefalo (Peponocephala electra) con con 300 individui e i tursiopi con 298. Le altre specie che verranno uccise o catturate saranno la stenella maculata pantropicale (Stenella attenuata), con una quota prevista fino a 280 esemplari; il grampo (Grampus griseus), con 251 individui; il globicefalo di Gray (Globicephala macrorhynchus) con 101; il lagenorinco dai denti obliqui (Lagenorhynchus obliquidens) con 100; la pseudorca (Pseudorca crassidens) con 49 individui e infine lo steno (Steno bredanensis) con 20 esemplari.

A contrastare e documentare la mattanza di Taiji ci saranno come sempre gli attivisti di Dolphin Project guidati da Rick'o Barry, ex addestratore di delfini pentito protagonista del documentario The Cove, che per la prima volta mostrò al mondo le crudeltà e le sofferenze che subiscono i cetacei nella famigerata baia della morte. Ma nonostante la pressione mediatica e politica internazionale il Giappone non vuole proprio saperne di abbandonare la caccia a delfini e balene. E così tra pochi giorni il massacro ricomincerà e i delfinari di tutto il mondo continueranno a far esibire questi animali tanto complessi e sensibili come veri e proprio fenomeni da baraccone.

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Salvatore Ferraro
Redattore
Naturalista e ornitologo di formazione, sin da bambino, prima ancora di imparare a leggere e scrivere, il mio più grande sogno è sempre stato quello di conoscere tutto sugli animali e il loro comportamento. Col tempo mi sono specializzato nello studio degli uccelli sul campo e, parallelamente, nell'educazione ambientale. Alla base del mio interesse per le scienze naturali, oltre a una profonda e sincera vocazione, c'è la voglia di mettere a disposizione quello che ho imparato, provando a comunicare e a trasmettere i valori in cui credo e per i quali combatto ogni giorno: la conservazione della natura e la salvaguardia del nostro Pianeta e di chiunque vi abiti.
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