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12 Gennaio 2021
15:57

Giappone, l’agonia della balenottera nell’indifferenza dei pescatori

Il 24 dicembre 2020 una balenottera di circa cinque metri è stata uccisa da dei pescatori in Giappone con un arpione, dopo essere stata intrappolata nelle reti. La Humane Society International ha denunciato l'accaduto.

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Il sangue è dappertutto. La pinna caudale, l’unica parte della balenottera che emerge dall’acqua, sbatte furiosamente contro la barca. I pescatori, infagottati nelle tute di plastica gialla, assistono indifferenti. Un telone blu viene srotolato sull’acqua a nascondere l’immagine di questa lunga e atroce agonia che durerà venti minuti. Venti lunghi minuti durante i quali la balenottera, che tre settimane fa era incautamente incappata nelle reti da pesca gettate a largo della piccola località di Taiji in Giappone, si dibatterà furiosamente, legata a testa in giù dentro l’acqua e stretta tra due barche, cercando di riemergere per respirare.

Non ci riuscirà e smetterà di dimenarsi, morendo soffocata, dopo la lunga ed angosciante agonia filmata con un drone dal direttore della Life Investigation Agency Ren Yabuki nel tentativo di attirare l'attenzione del mondo nella speranza di salvarla. I pescatori, come mostra ancora il video messo a disposizione da HSI Humane Society International, la solleveranno sul peschereccio, la copriranno col telone blu e la scaricheranno in porto pronta per essere macellata e rivenduta al mercato alimentare del pesce.

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Nelle reti prima di Natale per una battuta di caccia non destinata a lei

«Siamo rattristati da questo terribile risultato – commenta Georgie Dolphin, responsabile del programma per il benessere degli animali di HSI Australia – È devastante pensare che semplicemente sollevando la rete tre settimane fa, questo povero animale avrebbe potuto nuotare libero invece di essere intrappolato. Un’agonia prolungata soltanto ucciderla, macellarla e venderla nei mercati locali».

La balenottera era incappata nelle reti da pesca prima di Natale. La battuta di caccia non era destinata a lei, ma la sua presenza tra gli altri pesci finiti nelle reti avrebbe causato il rifiuto dei pescatori di liberarla per timore di perdere anche il resto del pescato. Sono le cosiddette “catture accessorie”, ulteriori torture che vengono inflitte a questi animali oltre alla caccia commerciale alla quale il Giappone non ha mai voluto rinunciare, al di fuori di ogni accordo internazionale. «HSI ritiene che intrappolare deliberatamente balene per periodi prolungati con il pretesto di" catture accessorie” sia disumano e chiediamo al popolo giapponese di esprimersi contro questa crudeltà» ha commentato ancora Georgie Dolphin. Ma la realtà continua ad essere questa: ogni anno centinaia di balene vengono uccise “legalmente” in Giappone e, parallelamente, un numero non definito di esemplari incappa nelle reti delle “catture accessorie” durante le battute di pesca, destinate ad un’atroce agonia e poi alla morte, come il video eccezionalmente è riuscito a documentare.

Il Giappone continua a eludere i divieti sulla caccia alle balene

Sorda alle richieste internazionali di uniformarsi alla divieto di caccia alla balena, ormai ampiamente condiviso in quasi tutto il mondo, il governo del Giappone ha recentemente emesso le sue quote per le operazioni di caccia commerciale alla balena anche per il 2021, fissando il limite di cattura di grandi balene a 383 esemplari. «L'uccisione commerciale di balene è soggetta a un divieto che il Giappone ha eluso abbandonando la Commissione Internazionale per la Caccia alle Balene (IWC, International Whaling Commission, istituita nel 1946). Di conseguenza, continuano a uccidere balene per scopi commerciali completamente al di fuori del quadro del diritto internazionale. Continueremo a chiedere al governo giapponese di porre fine a tutte le forme di caccia commerciale alle balene e ai delfini a causa dell'immensa crudeltà inflitta a questi animali».

L'orrore della caccia ai delfini

Teatro dell’agonia e della morte della balenottera è stata infatti la cittadina di Taiji, nella prefettura giapponese di Wakayama, conosciuta come il centro esportatore di delfini in tutto il mondo. È qui infatti, come raccontato dal documentario vincitore dell'Oscar nel 2009 "The Cove”, che avviane ogni anno, dal primo settembre, la più grande caccia mondiale di delfini che verranno venduti ai parchi marini di tutto il mondo. Con una tecnica tanto collaudata quanto crudele i delfini vengono attirati nella ormai famosa baia della città dove, imprigionati fra le reti, vengono selezionati. I più giovani finiranno nelle vasche degli acquari di tutto il mondo, gli altri diventeranno carne da macellare e vendere nei mercati.

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Maria Grazia Filippi
Giornalista
Scrivo da sempre, ma scrivere di animali e del loro mondo è la cosa più bella. Sono laureata in lettere, giornalista professionista e fondatrice del progetto La scimmia Viaggiante dedicato a tutti gli animali che vogliamo incontrare e conoscere nei luoghi dove vivono, liberi.
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