Ne sono rimasti 160 mila in 18 paesi dell’America centrale e meridionale. Eppure il giaguaro (Panthera onca), “colui che caccia in volo” nella lingua degli indigeni sudamericani, non smette di esercitare il suo fascino. Il 29 novembre è la Giornata Internazionale che lo celebra e il WWF ha scelto proprio questa data per lanciare la campagna “A Natale mettici il cuore”: regalando l’adozione sul sito wwf.itadozioni ognuno potrà aiutare a sostenere progetti di conservazione e a contrastare le minacce.
A questo animale iconico e splendido, dalla pelliccia coperta di macchie nere e piccoli cerchi con un puntino nero al centro, che può sfiorare i due metri di lunghezza e superare i cento chilogrammi di peso, il WWF dedica una raccolta fondi speciale destinata alla sua salvaguardia in quei paesi che ancora lo ospitano malgrado l’incessante bracconaggio, la deforestazione dell’Amazzonia e la crescita dei conflitti con le comunità locali che li uccidono perché depredano le zone coltivate e abitate.
Minacce e pericoli: dal bracconaggio alla deforestazione dell'Amazonia
«La deforestazione dell’Amazzonia – spiega Isabella Pratesi responsabile Animali Selvatici del WWF – è per l’80% di matrice illegale. L’antropizzazione e i gli incendi devastanti che non lasciano scampo agli animali selvatici, sono i fattori che mettono a rischio il polmone verde del pianeta. Oggi che è la Giornata Internazionale del giaguaro vogliamo ricordare come questo felino abbia visto ridursi negli ultimi anni il suo areale di più del 50%. A questo è necessario aggiungere il declino delle prede, che diminuisce la disponibilità di risorse per questa specie. Questa è solo la punta dell’iceberg – aggiunge ancora – a minacciare la sopravvivenza di questo straordinario felino, presente in 18 Paesi dell'America centrale e meridionale, è ancora oggi soprattutto la persecuzione diretta da parte dell’uomo. Negli anni 60 e 70 del secolo scorso è stata compiuta una vera strage: migliaia di animali venivano uccisi ogni anno, soprattutto per il commercio di loro parti del corpo utilizzate nella medicina tradizionale. Il bracconaggio rappresenta ancora oggi una drammatica criticità per il giaguaro, ricercato al mercato nero anche per sostituire specie divenute più rare come la tigre. Inoltre, sono in aumento le predazioni di bestiame domestico, a causa del calo delle prede selvatiche. Una situazione che inasprisce purtroppo i conflitti con le comunità locali».
Il suo habitat naturale ormai frammentato dalle attività umane
L'habitat del giaguaro si estende dall'area sudoccidentale degli USA fino all'Argentina passando per il bacino del Rio delle Amazzoni. La grande foresta amazzonica e le regioni del Pantanal e del Gran Chaco, con le loro vegetazioni selvagge, gli offrono le condizioni ottimali per vivere. La Foresta Atlantica, regione che si estende lungo la costa atlantica del Brasile dallo stato di Rio Grande do Norte sino al Rio Grande do Sul, spingendosi verso l'interno sino al Paraguay, è un’altra zona dove tuttora il giaguaro sopravvive. Il problema di queste aree è però la loro frammentazione.
«Rimangono zone più o meno conservate ma molto separate tra di loro – spiega la Pratesi – che hanno bisogno di essere messe in relazione una con l’altra per permettere ai giaguari di ritrovare il loro habitat ideale». Il felino infatti ha bisogno di enormi spazi per cacciare, vivere e riprodursi. «Per fare un esempio, tutta la vasta area che comprende Roma potrebbe essere l’habitat soltanto per sei o sette giaguari». La frammentazione, dovuta alle attività umane (pascoli, allevamenti, terreni agricoli) non accenna a fermarsi rendendo sempre più necessario creare dei collegamenti naturali che uniscano queste aree di sopravvivenza.
La strategia per salvarli: una rete di corridoi ecologi
«Il giaguaro deve essere libero di spostarsi tra queste grandi aree – continua la Pratesi – per non rimanere separato in zone in cui è destinato ad estinguersi perché è necessario uno scambio genetico». Da qui, quindi, la necessità di incentivare i corridoi naturali che permettono a questi animali di spostarsi da un’area all’altra senza correre rischi. «Si creano riformando gli habitat, riforestando e ricreando ecosistemi distrutti. Ma sono altrettanto importanti le buone pratiche di convivenza: i giaguari sono ancora considerati un nemico dalle popolazioni locali, anche se si è appurato che incidono solo per l’1% sulla scomparsa degli animali domestici o d’allevamento. Insegnare la convivenza alle comunità locali è possibile, diminuendo così gli attacchi al bestiame e fornendo anche risarcimenti per le perdite. Però è fondamentale che ci siano territori tutelati dedicati alla sua riproduzione e alla loro vita di cacciatori da grandissimi spazi aperti».
Una mobilitazione internazionale per creare un network di aree collegate dai corridoi ecologici
I pochi individui rimasti, la popolazione dei giaguari è attualmente stimata intorno ai 160 mila esemplari, e il trend negativo della popolazione ha portato alla necessità di agire a livello internazionale: va in questa direzione un insieme di linee guida per la conservazione di questa specie da qui al 2030, predisposto dal WWF insieme ad altre 18 organizzazioni governative e non. «L’azione principale proposta dal WWF è la creazione di un network di aree prioritarie per la conservazione del carnivoro, connesse tra loro da corridoi ecologici funzionali a garantire il necessario collegamento tra le singole popolazioni – spiega la Pratesi. – Le interconnessioni stanno dando vita a quello che può essere definito il più esteso sistema di aree protette del mondo. Tra le aree di intervento c’è la Guiana del Sud, l’area del Pantanal, della “Foresta Maya”, la zona dell’Orinoco e il sud ovest della Foresta Amazzonica: si stanno coinvolgendo così almeno 5 Paesi americani». In questo modo, entro il 2030, dovrebbero aumentare gli individui in natura nelle aree designate e i corridoi ecologi utilizzabili da questa specie, e si dovrebbero mitigare i conflitti uomo-predatore con la diffusione di buone pratiche per una una convivenza pacifica, anche grazie a campagne di educazione e informazione.
La campagna di Natale del WWF
Regalando l’adozione sul sito wwf.it/adozioni ognuno potrà aiutare a sostenere progetti di conservazione e a contrastare le minacce.“A Natale mettici il cuore”, punta proprio ad aumentare le risorse per sostenere la salvaguardia di questi splendidi animali selvatici. «A Natale chiediamo l’adozione di una delle specie simbolo che rischiamo di perdere per sempre, proprio come il giaguaro. Con questo semplice gesto si sosterranno i progetti di conservazione WWF a tutela della natura, quella natura senza la quale non possiamo vivere perché ci fornisce cibo, ossigeno, acqua potabile, medicinali e difesa dagli eventi estremi – conclude la Pratesi. – Il giaguaro è una specie “ombrello”: la sua conservazione porta cioè beneficio non solo alla specie stessa, ma anche a tutta l’Amazzonia, il preziosissimo ecosistema di cui fa parte». Partner del progetto anche RDS, che per il secondo anno ha voluto essere affianco del WWF con un progetto di comunicazione integrato sui canali radio e social.
Foto di copertina: un giaguaro fotografato da © Aline Santana da Hora (WWF-Brazi)