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18 Gennaio 2024
17:44

Gatto ucciso con dei petardi e abbandonato in un giardino in provincia di Roma

Un gatto è stato ucciso con dei petardi a Morlupo, in provincia di Roma. Il suo corpo ricoperto di bruciature e pezzi di plastica fusa è stato abbandonato nei giardini di Piazza Diaz.

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Non c'è fine alla scia di violenza e brutalità compiute dagli esseri umani sugli animali in questo periodo e oggi ci ritroviamo nuovamente davanti a un caso estrema crudeltà. Ad andare incontro a una morte atroce un altro micio, il cui corpo ricoperto di bruciature e pezzi di plastica fusa sono stati lasciati nei giardini di Piazza Diaz a Morlupo, in provincia di Roma, dopo che la povera bestiolina era stata fatta saltare con dei petardi. La segnalazione alla Polizia Locale è giunta da una signora che mentre portava a spasso il proprio cane, ha ritrovato quel che restava del gatto. A segnalarlo all’Enpa, le volontarie di due associazioni locali che collaborano con la Sezione di Roma: la Calico Odv e il Club degli Amici a quattro zampe Odv. L’orrore è probabilmente avvenuto domenica scorsa quando proprio in quello slargo sono stati segnalati continuamente alla Polizia Locale e alle Forze dell’Ordine dei ragazzini che sparavano bombe e petardi nel pomeriggio.

Purtroppo non sembrano servite a molto le manifestazioni per dire basta ai maltrattamenti sugli animali dopo i casi del gattino Leone, scuoiato vivo, di Aaron, il Pitbull dato alle fiamme dal suo pet mate, e di  Grey, un gatto preso a calci da una ragazzina e morto annegato in una fontana: «Il gatto ucciso ucciso nello stesso modo nel centro di Barletta e gli altri casi non ci bastavano, oggi ancora una volta dobbiamo vedere un gatto torturato con i petardi, un orrore che si ripete e che conferma la spirale di violenza che sta colpendo gli animali in questo momento e che davvero ci preoccupa enormemente – dice Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa – Purtroppo avevamo già lanciato un allarme sull’aumento dei crimini nei confronti degli animali soprattutto da parte dei minori, sempre più spesso coinvolti in questi reati. Lo ripeto, servono pene più severe, ma anche il riconoscimento della pericolosità sociale degli individui che compiono queste atrocità. Non ci stancheremo di chiederlo fino a che non otterremo questi strumenti per contrastare questa escalation di cattiveria».

E, ad allarmare, è proprio la giovane età di chi compie questi gesti mostrandosi spesso divertito: «Non possiamo né dobbiamo chiamarle "bravate”, questi episodi brutali sono il sintomo di un grave disagio sociale, che può sfociare anche in altre forme di violenza – conclude Rocchi – Il maltrattamento e l’uccisione di animali sono scientificamente ritenuti specifici indicatori di pericolosità sociale, ossia fenomeni che possono predire altre contemporanee o successive condotte devianti, antisociali o criminali e il legame tra le due cose è stata ampiamente dimostrata dalla letteratura nazionale e internazionale».

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Simona Sirianni
Giornalista
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