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28 Aprile 2021
8:30

Gatto leopardo (Prionailurus bengalensis)

Il gatto leopardo è un felino diffuso in gran parte dell'Asia orientale dalla Corea all'isola del Borneo. Generalmente si sposta di notte in modo da evitare l'uomo da cui mantiene volentieri le distanze. Le sottospecie sono molte e alcune rischiano di scomparire per sempre anche a causa dell'uomo.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il gatto leopardo (Prionailurus bengalensis) è un felino selvatico originario del Sud-Est Asiatico. Il suo nome è dato dal fatto che il mantello è ricoperto di macchie che ricordano quelle del leopardo nonostante la taglia sia molto simile a quella del gatto domestico. Esistono molte sottospecie di questo animale, le quali si differenziano per colore, dimensione e comportamento stagionale sulla base dell'area di diffusione. Il peso va dai 3 ai 7 kg, mentre la lunghezza va dai 45 agli 80 centimetri, a cui vanno aggiunti i circa 25-35 centimetri di coda. La testa è piccola e il muso è corto con le orecchie tonde. Il mantello varia in lunghezza e in colore in base alle condizioni climatiche in cui vive. Nelle latitudini settentrionali può mostrare una pelliccia molto lunga e chiara, oltre ad aumentare leggermente di peso per resistere alle temperature più basse, mentre negli ambienti boschivi del Sud-Est Asiatico si tinge di colore fulvo o marrone e risulta di dimensioni leggermente inferiori.

La durata della vita di un gatto leopardo in natura è mediamente intorno ai 4 anni, mentre in cattività questo animale può vivere anche molto più a lungo e raggiungere  i 16-18 anni, come i gatti domestici. Va però sottolineato che si tratta di un animale selvatico e, dunque, il trasporto e la vita in ambiente domestico possono stressarlo al punto da causarne la  morte prematura.

Distribuzione e habitat

Questa specie è presente in un'area che va dall'Afghanistan orientale fino alla Thailandia, dal Pakistan alle Filippine, passando per la Cambogia, il Taiwan, le isole giapponesi, la Cina e l'India. In ognuno di questi Paesi, come anche in altre zone dell'Asia orientale, vengono avvistate le sottospecie più o meno diffuse del gatto leopardo.

La dimensione dell'areale di un individuo di gatto leopardo può raggiungere i 10 km quadrati, ma generalmente va dai 2.5 ai 5 km. Il range di movimento dipende dalle risorse alimentari disponibili sul territorio, dalla competizione con i conspecifici e la densità demografica all'interno dell'ambiente. L'ambiente ideale per questa specie è rappresentato dalle foreste tropicali del Sud-Est Asiatico e dai boschi temperati di conifere, ma anche dalle steppe e dalle zone aride dell'Asia orientale. Nelle aree di maggiore diffusione, il gatto leopardo raggiunge le zone limitrofe agli ambienti agricoli, avvicinandosi così agli esseri umani, nonostante generalmente preferisca ambienti a minor disturbo antropico. Tutte le sottospecie, ma in particolare Prionailurus bengalensis alleni, mostrano abilità decisamente superiori alla media per i felini, anche nel movimento in ambienti acquatici e lagunari. Il gatto leopardo non ama le temperature superiori ai 35 °C, oltre le quali non viene avvistato, mentre può raggiungere i 3000 m di altitudine, laddove il clima non causi un eccessivo innevamento.

Le sottospecie del gatto leopardo

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La grande dimensione dell'areale di diffusione di questo felino ha portato alla suddivisione in numerose sottospecie, le quali si differenziano soprattutto per il luogo di provenienza, al quale si adattano dal punto di vista del mantello e del comportamento alimentare e stagionale. Secondo quanto riportato in uno studio svolto dall'Università di Rio de Janeiro e pubblicato nel 2015, le sottospecie riconosciute sono 11 mentre altre 3 necessitano di alcune precisazioni:

Sottospecie riconosciute

  • Prionailurus bengalensis alleni – Isola di Hainan in Cina
  • Prionailurus bengalensis borneoensis – Isola del Borneo
  • Prionailurus bengalensis chinensis – Cina, Taiwan e Filippine
  • Prionailurus bengalensis euptilurus – Siberia orientale, Mongolia, Manciuria
  • Prionailurus bengalensis rabori – Filippine
  • Prionailurus bengalensis heaneyi – Isola di Palawan, Filippine
  • Prionailurus bengalensis bengalensis – India e Bangladesh
  • Prionailurus bengalensis trevelyani – Pakistan orientale
  • Prionailurus bengalensis sumatranus – Sumatra
  • Prionailurus bengalensis javanensis – Giava
  • Prionailurus bengalensis horsfieldi – Himalaya

Varietà particolarmente a rischio

Il gatto di Iriomote, conosciuto dagli abitanti dell'Isola di Iriomote come Yamamayaa (gatto di montagna), Yamapikaryaa (occhi scintillanti di montagna) o Pingiimayaa (gatto fuggito) è ormai quasi estinto e gli esemplari viventi non superano le 70 unità. Vive unicamente sulla minuscola isola di Iriomote in Giappone e, un tempo, veniva considerato come una specie separata, dato che si differenzia molto dal gatto leopardo continentale.

Il gatto di Tsushima (un'isola dello stretto di Corea) è molto raro e anche questa sottospecie non raggiunge i 100 individui viventi e viene classificata come una varietà della sottospecie della Manciuria: Prionailurus bengalensis euptailurus.

Bisogna inoltre sottolineare che sono in atto alcuni studi per determinare se la popolazione settentrionale di Prionailurus bengalensis euptailurus presenti sufficienti differenze genetiche che giustifichino la sua considerazione come una specie a sé stante.

Riproduzione e sviluppo

Il comportamento del gatto leopardo è prevalentemente notturno ma talvolta viene avvistato anche di giorno. La dimensione e l'elusività rendono particolarmente complesso lo studio del comportamento di questo animale, che rimane ancora, per la maggior parte, misterioso. La comunicazione tra gatti leopardo avviene in maniera simile a quella del gatto domestico: viene utilizzata l'urina per determinare il territorio ma anche per comunicare la propria disponibilità all'accoppiamento. Rispetto ad altri gatti selvatici, inoltre, questa specie presenta particolari similitudini con il gatto domestico, anche per quanto riguarda il miagolio.

A complicare gli studi riguardanti il comportamento del gatto leopardo, secondo una ricerca pubblicata sul Journal of Mammalogy nel 2013, è anche la quasi mancanza di dimorfismo sessuale, che rende difficile distinguere le femmine dai maschi.

Il periodo dell'accoppiamento dipende fortemente dall'areale: nelle zone meridionali non esiste un periodo preciso, mentre in quelle settentrionali va da marzo a fine aprile, quando finisce l'inverno e i piccoli possono sopravvivere. Il gatto leopardo, animale piuttosto solitario, alleva i piccoli in coppia per i primi 7- 10 mesi. La piena maturità di questo animale avviene intorno ai 18 mesi, ma in cattività viene anticipato intorno ai 7 mesi.

Alimentazione del gatto leopardo

Il gatto leopardo è principalmente carnivoro e predilige piccoli vertebrati come i roditori o le lucertole. Essendo un ottimo arrampicatore, può nutrirsi anche di piccoli volatili e pipistrelli. In alcune zone in cui è diffuso, predilige insetti o serpenti, ma può arrivare anche a cacciare piccoli ungulati. Le sottospecie diffuse nelle isole tendono ad avere un'alimentazione a base di topi, di cui sono gli unici predatori. Cacciare durante la notte è molto importante per questo animale soprattutto nei luoghi in cui il predatore principale è l'essere umano, il quale, in alcune zone, lo caccia per la sua carne e per la sua pelliccia.

Conservazione

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Il gatto leopardo viene considerato dall'IUCN a basso rischio di estinzione, sebbene, come abbiamo visto, alcune sottospecie siano quasi scomparse. I maggiori rischi per questa specie, secondo uno studio dell'Università di Ryukyus, ad Okinawa in Giappone, sono rappresentati dalla presenza dell'uomo, che va via via aumentando in ampie zone dell'Asia. A causa dell'urbanizzazione e della sovrapopolazione di alcuni ambienti, l'habitat di questo animale si sta segmentando e ciò sta portando alla diminuzione della varietà genetica, che è indispensabile per la sopravvivenza delle specie.

Come detto, la caccia da parte dell'uomo per la pelliccia e per la carne, soprattutto nell'Asia meridionale, rappresenta anch'essa un rischio. In alcune zone, il gatto leopardo viene considerato un animale pericoloso per via della possibile trasmissione di zoonosi (quali? Lo indicherei a titolo d'esempio), e viene quindi ucciso anche per questo motivo. Un ulteriore grande problema per la sopravvivenza di questa specie è dato dal commercio dell'animale vivo, che comporta il suo trasferimento in occidente e l'acquistato da parte di appassionati di animali selvatici.

Il gatto leopardo come gatto domestico

Sebbene si tratti di una specie selvatica, essa viene purtroppo molto spesso commercializzata nei paesi occidentali, soprattutto per destinarla ad accoppiamenti con individui domestici che danno vita al gatto del Bengala, una razza ibrida particolarmente in voga in questi anni. Secondo la Cat Fancier's Association, questi animali possono essere riconosciuti come gatti del Bengala solo a partire dalla 5° generazione, questo per fare in modo che gli allevamenti facciano  riprodurre individui già appartenenti alla razza ibrida, evitando così che ulteriori gatti leopardo vengano trasportati dall'Oriente all'Occidente.

Fermo restando che per allevare razze ibride è necessaria una particolare autorizzazione, che si differenzia in base al territorio, la commercializzazione, il trasferimento e l'acquisto di specie selvatiche vengono sempre più spesso sconsigliati dagli enti preposti e la normativa è in rapido aggiornamento. L'Unione Europea sta infatti iniziando a prendere provvedimenti volti a limitare il commercio, la detenzione e l'importazione degli animali esotici e selvatici anche, e forse soprattutto, a seguito della diffusione del virus SarsCoV2,  propagato molto probabilmente a partire da una colonia di pipistrelli nel mercato di Wuhan, nella Cina meridionale.

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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