Un gattino avvelenato due volte, salvato fortunatamente in entrambi i casi grazie alle volontarie dell’Enpa di Cagli. La denuncia è arrivata proprio dalle volontarie dell’associazione che opera in provincia di Pesaro, che hanno lanciato l’allarme e chiesto la massima attenzione a chi abita in zona Acquaviva, luogo in cui sono state ritrovate esche killer.
La prima segnalazione è arrivata il 6 gennaio, giorno dell’Epifania: «Un nostro gattino è stato avvelenato con anti lumaca nei pressi di Acquaviva – spiegano le volontarie – Aveva tremore, vomito e diarrea, mancanza di appetito ed era apatico. Prontamente lo abbiamo portato in clinica e forse si salverà. Volevamo avvisare tutti in modo che facciate attenzione in attesa che Asur e Vigili facciano il loro dovere». Era quindi scattata la denuncia, e qualche giorno dopo era arrivata la buona notizia: il gattino era salvo. Un mese dopo, però, l’episodio si è ripetuto: il gatto, affidato a una volontaria, ha nuovamente ingerito esche abbandonate nel giardino della donna, un gesto ancora più grave tenuto conto che si tratta di una proprietà privata.
Anche in questo caso l’animale è stato portato d’urgenza dal veterinario, che è nuovamente riuscito a salvarlo e che ha trovato, ancora una volta, tracce di lumachicida nel suo stomaco. Il lumachicida, o formaldeide, è una delle sostanze velenose che si riscontrano con più frequenza nei casi di avvelenamento di animali. Non sempre si tratta di bocconi avvelenati, a volte l’avvelenamento è causato dalle persone senza dolo (ma non è evidentemente il caso di Acquaviva), semplicemente mettendo il lumachicida nelle aiuole o nell’orto e non ponendosi il problema che cani o gatti potrebbero ingerirlo. È un molluschicida che in commercio si trova come polvere o granuli, e ha un'azione neurotossica: la sua assunzione provoca sintomi neurologici gravi, e tra i sintomi ci sono tutti quelli elencati dalle volontarie. Proprio la conoscenza dei sintomi si è rivelata fondamentale per salvare la vita al gatto.
«Nei giorni scorsi, il personale preposto dell’Usl ha prelevato dei campioni di veleno nella proprietà privata della volontaria per nuovi accertamenti – hanno sottolineato dall’Enpa di Cagli – Il gattino, avvelenato due volte, vive insieme ad altri due mici, usciti entrambi incolumi dai due attacchi perché non hanno ingerito le esche».
I volontari hanno quindi invitato i cittadini a scaricare l'applicazione nata dall'idea del Ministero della Salute, che consente di segnalare in tempo reale il ritrovamento di materiale sospetto potenzialmente nocivo come le esche avvelenate e di visualizzarlo sulle mappe. La Polizia Locale sta intanto indagando sui due episodi: la persona che ha abbandonato le esche rischia la reclusione da tre mesi a diciotto mesi o la multa da 5.000 a 30.000 euro, così come previsto dall'articolo 544 ter del Codice Penale in materia di maltrattamento animale.