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17 Febbraio 2022
11:04

Gatti scomparsi a Livorno. La testimonianza: «I miei gatti spariti, ma la verità è più complessa di quanto si pensi»

Da mesi a Livorno si parla di gatti scomparsi, arrivando a ipotizzare anche la presenza di un serial killer. Ma la verità dietro le sparizioni potrebbe essere molto più complessa, come ci spiega la Dottoressa Sandra Benini, coinvolta in prima persona nella vicenda.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
Intervista a Dott.ssa Sandra Benini
Medico Veterinario esperta in comportamento
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È una vicenda dai toni foschi quella di cui Kodami ha parlato già mesi fa e che riguarda la sparizione, a Livorno, di una cinquantina di gatti – di cui non sono mai stati recuperati i cadaveri – nel giro di pochi mesi. Si è arrivati addirittura a ipotizzare la presenza di un serial killer di gatti e l’aspetto più inquietante è che non sembra interessare solo la città di Livorno, ma potrebbe essere l’anticamera di pratiche sotterranee che ora un gruppo di persone ha deciso di denunciare. Fra queste, il medico veterinario comportamentalista Sandra Benini,  testimone in prima persona della sparizione di due suoi gatti e che abbiamo sentito per chiederle di raccontarci cosa sta succedendo.

Dottoressa Benini, ci racconta che cosa è accaduto ai suoi gatti e quando?

Sceriffa é scomparsa a fine marzo 2021. Bandito il 9 aprile 2021. Sono gatti abituati ad uscire nel nostro giardino e andare nei giardini vicini e nel quartiere. Abito qui da quasi 20 anni e non è mai successo niente del genere, nessun gatto è mai sparito. Quando è scomparsa Sceriffa abbiamo pensato che avesse avuto un incidente, abituata a girellare nel quartiere era possibile che fosse stata investita o fosse rimasta chiusa da qualche parte.  Abbiamo quindi cercato nel circondario, abbiamo chiesto ai vicini, abbiamo chiamato l’AAMPS per sapere se i netturbini avessero rinvenuto cadaveri. Nulla. Scomparsa nel nulla. Poi è sparito Bandito. E da lì abbiamo capito che qualcosa non tornava. Ho inviato all’ordine dei medici veterinari foto e numero di microchip dei 2 gatti, perché venissero girate ai colleghi nei vari ambulatori. Mi sono anche iscritta sui social a vari gruppi di animali persi e trovati a Livorno. E col passare del tempo mi sono accorta che le scomparse erano numerose, troppo perché fosse una casualità. E ho iniziato ad approfondire e indagare.

Quali ipotesi sono state paventate fino a questo momento? 

Ho scoperto piano piano un mondo che non conoscevo: esistono delle pseudo animaliste che spinte da una spinta salvifica si sentono autorizzate a prendere ogni gatto che vedono per strada “per metterlo in sicurezza”, cosa che per loro è sinonimo di chiuderlo in gattile o darlo in adozione a qualcuno “che lo tenga meglio, perché se tu lo fai uscire non lo ami dal momento che lo metti in pericolo”. È a questo punto che ho capito che la situazione era degenerata e che forse i miei gatti erano finiti in questo giro. Dico "forse" perché ovviamente nessuno esclude che possano essere spariti per tanti altri motivi: abbiamo pensato anche che in un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo, qualcuno se li fosse mangiati. Attraverso i gruppi Facebook sono stata contattata da Patrizia Vitturini, di Torre del Lago, che mi ha messo a conoscenza del fatto che fenomeni analoghi si erano verificati in molte parti di Italia. Numerose le scomparse a Torre del lago, a Perugia, a Genova, Roma.

In molti casi le modalità sono analoghe: i gatti nei giorni precedenti la scomparsa mangiavano meno, avevano meno appetito, cosa che fa ipotizzare che siano stati adescati con del cibo. In diverse città hanno visto persone prelevare gatti di notte con gabbia trappola. Ci sono testimonianze di gente che ha perso il gatto e ha visto tempo dopo la foto del suo gatto in un annuncio in cui si cercava adozione per quel gatto “abbandonato dai proprietari”.

È dimostrato in molti casi lo scopo di lucro: le “adozioni del cuore” che ad oggi piacciono tanto, spesso nascondono da un giro di denaro impressionante. Rimborso spese veterinarie inesistenti (i gatti rubati sono sempre belli, in salute e docili) e rimborso spese di staffetta: si arriva a chiedere anche 200-250€ per un gatto.

Ci sono anche le accumulatrici: salvano il gatto dalla strada e lo chiudono in appartamento insieme ad altre decine di gatti. A Livorno c’è chi ha candidamente ammesso di avere 38 gatti in casa, in alcuni post sui social si vedono foto con decine di gatti stipati in stanze piccolissime.

E poi sono state fatte ritrovare 3 teste di gatto, in posizioni strategiche, su vialetti percorsi da molte persone ogni giorno. Quindi alle ipotesi dette prima si aggiunge, o si affianca, quella di uno psicopatico che prende i gatti per ucciderli e che fa poi ritrovare i resti per avere visibilità. Ma resta plausibile anche che queste teste siano state un avvertimento perché con le nostre indagini stavamo andando troppo vicini alla verità.

Quali azioni ha intrapreso fino ad ora?

Dopo aver contattato l’Ordine ho messo volantini in tutta la città. Sono andata in giro ovunque a cercare Bandito e Sceriffa, ho risposto a decine di segnalazioni da parte di gente che mi diceva di aver avvistato gatti simili ai miei. Ho messo post su Facebook e ho spesso discusso con persone che rispondevano che se erano spariti era colpa mia perché li facevo uscire da casa. Stesse parole erano usate sotto altri post di scomparsa, tanto che molte persone mi hanno nel tempo contattato privatamente, in quanto veterinaria, per chiedermi aiuto per la scomparsa dei loro gatti e dicendomi: “Non scrivo sui gruppi perché tanto verrei trattata male perché facevo uscire il mio gatto”. Cosa che oltre ad essere estremamente sgradevole e non empatica, rende totalmente inutile l’esistenza stessa di questi gruppi di aiuto. Non si mettono post di smarrimento per paura dei commenti cattivi di "leoni da tastiera" che credono di essere detentori della verità e salvatori dei gatti liberi di girellare.

È stata incaricata una criminologa, la Dottoressa Bellini, di seguire il caso delle scomparse su Livorno. Nel frattempo ho iniziato a collaborare con gruppi di altre città in cui le sparizioni erano state numerose, al fine di raccogliere prove di questa rete di furti e adozioni non autorizzate.

Ha voglia di raccontarci a livello emotivo cosa è significato tutto questo per lei e per la sua famiglia? 

È una esperienza distruttiva. Una alternanza di emozioni che va dallo scoramento alla disperazione, dalla speranza alla rabbia. All’inizio c’è la paura che il tuo gatto sia ferito e tu non sappia come trovarlo per aiutarlo. Questa angoscia dura più o meno una settimana, il tempo di capire che se era ferito o chiuso da qualche parte, dopo 7 giorni non può essere vivo. È c’è contemporaneamente la speranza di vederlo tornare, perché magari ha fatto un giro più lungo del solito. Poi c’è il dolore dell’assenza: quello è il suo posto sul divano, ed è vuoto. Quella la sua ciotola, il suo cuscino. È il gatto non c’è. Poi c’è la rabbia nel momento in cui realizzi che probabilmente qualcuno lo ha preso volontariamente per portarlo altrove, nonostante avesse il collare (e il microchip). A distanza di 10 mesi io continuo ad avere incubi e le mie figlie non sono serene.

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Sceriffa e Bandito

Quanto crede sia diffuso il fenomeno dei gatti di famiglia che spariscono nel nulla?

Molto diffuso purtroppo. Finché si lascerà che alcune associazioni gestiscano le adozioni in modo non cristallino e non si interverrà sul serio per regolamentare questo ambito, si corre il rischio di assistere sempre più spesso a questo fenomeno. Chi commenta su Facebook con frasi come quelle dette sopra si sente intoccabile. Qualche settimana fa in un gruppo di Livorno c’è stato addirittura chi ha postato un articolo di una legge inesistente per avvalorare il fatto che i gatti devono essere tenuti in sicurezza e non si devono far uscire.

E sempre a Livorno l’apoteosi della follia si è raggiunta quando in un post è stata messa la foto di una gatta con collare e GPS e si dice che è stata vista in centro città, messa in sicurezza e portata in una clinica veterinaria. I proprietari sono dovuti andare a riprenderla il mattino dopo. Dopo pochi giorni, la stessa gatta è comparsa in un altro post, in cui si diceva che era stata vista in centro città, portata in clinica, è nuovamente i proprietari sono dovuti andare a riprenderla. Neanche col GPS al collo vengono lasciati in pace.

Un'altra persona al suo posto avrebbe reagito barricando i gatti in casa e non facendoli più uscire. Lei abbraccerà quest'ottica o ha ragione di ritenere che i gatti debbano poter accedere all'esterno?

Impossibile per me chiuderli in casa. Quando mi sono trasferita in questa casa, 20 anni fa, ho trasferito una piccola colonia che avevo nel cortile e ho scoperto che uno dei gatti era gravemente claustrofobico: si tranquillizzò e accettò di stare in casa solo dopo che mettemmo una gattaiola che gli permetteva di entrare e uscire da casa a suo piacimento. E la gattaiola è sempre rimasta. Abito in zona abbastanza tranquilla, vicino alla stazione centrale, in fondo alla mia strada ci sono campi da tennis e terreni incolti. Dopo le scomparse ho cambiato gattaiola, ne ho messa una che legge i microchip e che posso gestire tramite un'applicazione: ho messo il coprifuoco che fa sì che i gatti non possano uscire dopo una certa ora e fino alla mattina resta chiusa. Se la sera non sono tutti in casa nessuno è tranquillo, io non riesco neanche ad andare al piano di sopra finché non ho la certezza che siano rientrati.

Non siamo più sereni come prima nel saperli fuori, e i gatti non sono felici di non poter uscire la sera. Sto valutando il GPS, ma purtroppo per adesso sono davvero voluminosi. L’unico che potrebbe avere dimensioni ragionevoli, circa la dimensione di una moneta da 1€, non è un vero e proprio GPS, ma penso di provarlo.

Cosa spera che rimanga o che emerga da tutta questa vicenda?

Spero che venga allo scoperto questo sistema, che sta ammorbando l’intera Penisola. In alcune città le prove sono schiaccianti, e abbiamo notato che certe volontarie sono in contatto fra di loro, in tutte le città in cui ci sono state scomparse. Confidiamo che come cominciano a cadere teste, queste si portino dietro altre teste e si arrivi a porre fine a questa vergogna. Spero che venga revisionato il potere dato ad alcune volontarie e che ci sia una regola più ferrea nella gestione delle adozioni. Porto avanti la battaglia perché il microchip nel gatto diventi obbligatorio e perché i veterinari controllino i microchip ai nuovi pazienti. Ovviamente spero di ritrovare Bandito e Sceriffa, non c’è giorno che non pensi a loro e non smetterò di cercarli.

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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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