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7 Settembre 2024
19:00

Gatti in condominio: cosa dice la legge

I gatti possono vivere in condominio. Non è vietato dalla legge detenere animali nei singoli appartamenti privati, tuttavia esistono alcuni regolamenti condominiali che potrebbero creare ostacoli in tal senso. Vediamo in quali casi.

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In Italia la legge non impone restrizioni per quanto riguarda la presenza di gatti di famiglia all'interno degli appartamenti condominiali, purché il regolamento condominiale non lo vieti esplicitamente. In ogni caso però i gatti non possono essere lasciati senza controllo né liberi di vagare nelle aree comuni dell'edificio.

La questione degli animali domestici in condominio è spesso fonte di discussioni, ma non esiste una normativa nazionale che impedisca di tenere animali come i gatti negli appartamenti. Ciò che può influire, tuttavia, è il regolamento condominiale, che in alcuni casi può vietare o limitare la presenza di cani e gatti. Le normative locali, le disposizioni condominiali e il buon senso giocano un ruolo cruciale nella convivenza pacifica tra gli inquilini e gli animali domestici. Esaminiamo nel dettaglio cosa prevede la legge e quali sono i diritti e doveri degli umani di riferimento.

Gatti di proprietà in condominio

La detenzione di animali domestici come i gatti in condominio è stata chiarita dalla Riforma del Condominio (Legge n. 220/2012), la quale stabilisce che è vietato proibire la presenza di animali domestici negli appartamenti. Questa riforma, introdotta per armonizzare le regole di convivenza tra inquilini, ha inserito all'articolo 1138 una clausola importante: «Le norme del regolamento non possono vietare di possedere o detenere animali domestici». Questo significa che, almeno in teoria, ogni individuo ha il diritto di convivere con il proprio gatto all'interno della propria abitazione.

Tuttavia, la realtà giurisprudenziale può presentare alcune sfumature. Il regolamento condominiale di tipo contrattuale, ossia quello approvato all'unanimità da tutti i condomini, può ancora imporre limiti alla detenzione di animali domestici, inclusi i gatti. Questo tipo di regolamento ha valore vincolante anche per i nuovi proprietari di appartamenti. Al contrario, un regolamento assembleare, approvato a maggioranza, non può vietare la presenza di animali domestici negli appartamenti.

Gli affittuari, inoltre, sono soggetti a un'ulteriore regolamentazione: il contratto di affitto. Se nel contratto firmato con il locatore dell'appartamento è previsto il divieto di detenere animali, l'affittuario dovrà rispettare tale clausola. Questo vincolo non può essere modificato dal regolamento condominiale.

Un'altra questione riguarda il numero di animali domestici che è possibile tenere in casa. A livello nazionale, non esiste una legge che imponga un limite al numero di gatti per abitazione. Alcune normative regionali e comunali stabiliscono però dei limiti, spesso basati sulla metratura dell'appartamento o su altre considerazioni igienico-sanitarie.

È frequente imbattersi in regolamenti locali che permettono la detenzione di un massimo di dieci animali, inclusi i gatti, per appartamento, proprio per evitare situazioni di sovraffollamento che potrebbero creare problemi sia per il benessere degli animali che per la convivenza con gli altri condomini. Oltre al numero, va considerato che l'umano di riferimento è sempre responsabile del comportamento del proprio gatto. Se l'animale arreca danni alle parti comuni del condominio o disturba gli altri inquilini, il responsabile è tenuto al risarcimento, a meno che non riesca a dimostrare che si sia trattato di un evento imprevedibile.

Gatti nelle parti comuni del condominio

Le parti comuni del condominio, come i giardini, i cortili o le scale, non sono aree dove i gatti possono vagare liberamente. È compito dell'umano di riferimento assicurarsi che non creino disturbo o danno agli altri inquilini. Questo divieto non è solo una questione di regolamenti interni, ma anche di rispetto per i diritti degli altri condomini.

Le parti comuni sono destinate all'uso collettivo e l'eventuale presenza non controllata di animali potrebbe causare disagi. Per esempio, se un gatto sporca nelle aree comuni, l'umano di riferimento è tenuto a pulire immediatamente e, se necessario, a risarcire eventuali danni. Un gatto che gira senza controllo può anche rappresentare un pericolo per se stesso, per esempio in situazioni in cui incontra altri animali o veicoli.

L'uso delle parti comuni è regolato dal buon senso e da un principio di equilibrio tra i diritti degli animali e quelli degli altri condomini. In alcuni casi, il regolamento condominiale può prevedere norme specifiche per l'accesso degli animali nelle aree condivise, ma in generale non è consentito lasciare che il gatto giri liberamente. Anche le norme igienico-sanitarie vanno rispettate: l’accumulo di sporcizia o la presenza di cattivi odori dovuti alla presenza di animali potrebbe rappresentare una violazione delle regole di condominio, per la quale si potrebbe essere chiamati a rispondere.

Gatti liberi e colonie feline in condominio

Un'altra situazione che può verificarsi in ambito condominiale è quella delle colonie feline, ossia un gruppo di gatti non di proprietà di nessun inquilino, ma che scelgono il condominio come luogo di rifugio. La gestione delle colonie feline è regolata da una legge specifica, la Legge n. 281/1991, che tutela questi animali e ne sancisce il diritto di restare nel luogo che hanno scelto come habitat. Secondo il comma 7 dell'articolo 2 di questa legge, infatti, è vietato spostare i gatti di una colonia dal luogo che essi hanno eletto come dimora, salvo casi eccezionali legati a motivi sanitari o di sicurezza.

Le colonie feline sono, quindi, tutelate e possono essere accudite, anche all'interno di un condominio, purché venga rispettato il decoro e l'igiene del luogo. L'accudimento dei gatti delle colonie è legittimo, ma deve essere organizzato in modo tale da non arrecare disturbo agli altri inquilini e da garantire che l'area in cui gli animali vivono rimanga pulita. Gli enti locali, in collaborazione con il servizio veterinario pubblico, hanno il compito di monitorare e gestire le colonie feline, valutando le condizioni di sicurezza e igiene.

La presenza di una colonia felina in condominio, dunque, non può essere motivo di allontanamento forzato degli animali, a meno che non vi siano condizioni specifiche che mettono a rischio la loro salute o quella degli inquilini. In ogni caso, il rispetto delle norme igieniche è essenziale per evitare problemi tra gli inquilini e garantire una convivenza pacifica tra gatti e umani.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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