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10 Giugno 2021
8:27

Si può portare il gatto al guinzaglio?

Da qualche anno a questa parte e soprattutto nella grandi città, si assiste ad un esercito crescente di gatti di proprietà che camminano per le strade assicurati ad un guinzaglio. Eppure, a giudicare dalle testimonianze sui social, i gatti che mostrano resistenza ad adattarsi a questo strumento sono la maggior parte, così come sono innumerevoli quelli che, in preda a paure improvvise, se ne liberano, mostrando una certa incompatibilità fra questa pratica e le aspettative feline. Come mai? Non è che han ragione loro?

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Da qualche anno a questa parte e soprattutto nella grandi città, si assiste ad un esercito crescente di gatti che camminano per le strade assicurati ad un guinzaglio. Eppure, a giudicare dalle testimonianze sui social, i gatti che mostrano resistenza ad adattarsi a questo strumento sono la maggior parte, così come sono innumerevoli quelli che, in preda a paure improvvise, se ne liberano, mostrando una certa incompatibilità fra questa pratica e le aspettative feline.

E' già capitato che il telefono abbia squillato e una voce trafelata dall'altra parte mi abbia chiesto indicazioni su come recuperare il gatto che, sfuggito dalla pettorina durante una passeggiata al parco, non si riesce più a rintracciare. Richieste come questa stanno diventando sempre più frequenti nelle chiamate e nei messaggi che ricevo.

Come si è diffuso il guinzaglio per il gatto

I negozi di animali e il condizionamento martellante dei social sembrano aver definitivamente sdoganato l'idea che portare un gatto al guinzaglio sia normale e che, tutto sommato, se allenati a dovere, i gatti possano essere portati in giro come fossero dei cani, persino condividendo con loro gli spazi pubblici, dal parco al supermercato.

Il guinzaglio sembra anche una soluzione praticabile per tenere il gatto in esercizio, considerando il dilagare di obesità tra i gatti domestici e la necessità spesso inconsapevole di placare i sensi di colpa per la vita poco attiva e interessante che conducono perché trattenuti tra le mura domestiche.

Così, da qualche anno a questa parte e soprattutto nelle grandi città, capita sempre più spesso di incontrare questi animali portati in giro al guinzaglio dai loro pet mate. Eppure, i gatti che mostrano resistenza ad adattarsi allo strumento sono la maggior parte, così come sono innumerevoli quelli che, in preda a paure improvvise, se ne liberano, mostrando una certa incompatibilità fra questa pratica e i felini. Come mai? Non è che han ragione loro?

L'etologia del gatto

Il gatto è un animale stanziale, cioè si lega stabilmente ad un territorio, lo monitora quotidianamente disseminandolo di riferimenti fisici e temporali che permettano in ogni momento di sentirsi al sicuro e in controllo delle situazioni. Se qualcosa di allarmante lo sorprende durante una delle sue perlustrazioni, il gatto fugge verso il primo rifugio disponibile, che sa individuare con sicurezza proprio perché conosce ogni centimetro del suo territorio. La garanzia di poter fuggire istantaneamente da ciò che teme è alla base dell'equilibrio mentale ed emotivo di questa specie. Nello spostarsi il gatto sfrutta dei percorsi su tre dimensioni che coinvolgono fossati, marciapiedi, tetti, muretti, automobili, tettoie, canali: qualunque tipo di barriera fisica lo aiuti a muoversi senza dare troppo nell'occhio.

Perché i gatti rifiutano la pettorina

Nell'indossare una pettorina, alcuni gatti si paralizzano, altri si gettano su un fianco e si rifiutano di muoversi, altri hanno vere e proprie crisi nervose per cui cercano di divincolarsi come possono. Come mai? Per almeno due motivi: il mantello dei gatti è un sistema sensoriale sensibilissimo a qualunque pressione esterna per cui la pettorina è fisicamente disturbante, soprattutto per i gatti che non hanno avuto uno sviluppo somestesico buono. Inoltre l'imbragatura trasferisce loro una sensazione di contenimento che li rende ansiosi e insicuri, ricorda loro che la fuga potrebbe essere preclusa perché qualcosa potenzialmente li blocca, li contiene, impedisce di scappare. Ma, come già scritto, la garanzia di avere accesso alla fuga è alla base della sua serenità.

Perché i gatti rifiutano il guinzaglio

Inoltre, trattenuto dal guinzaglio, il gatto vaga senza obiettivi specifici (contrariamente al gatto che monitora il territorio e lo abita attivamente) lungo un percorso che non conosce – o che conosce ma senza gestirlo – condizionato a seguire le linee rette tracciate dall'andatura e dalle direzioni umane, che nulla hanno a che fare con il reticolo di passaggi che disegnerebbe se fosse libero di scegliere. Non avere il controllo dei propri spostamenti è insopportabilmente frustrante per un gatto.

Se qualcosa lo spaventa, tende a divincolarsi dalla pettorina – dimostrando quanto la consideri un ostacolo al ripristino del suo senso di sicurezza – e a dileguarsi. Nello sforzo di liberarsi dalla contenzione, un gatto può arrivare ad aggredire chiunque trattenga il guinzaglio e gli impedisca la fuga. Ma se il gatto si trova in un luogo che non conosce o con cui non ha familiarità, non avrà informazioni tramite cui orientarsi, l'esperienza sarà più traumatica e sarà più difficile ritrovarlo.

Eppure alcuni gatti si adattano

I gatti che, malgrado tutto, sembrano tollerare questa pratica sono una esigua minoranza che mostra un particolare insieme di caratteristiche: hanno un temperamento particolarmente docile, vengono abituati sin da piccoli a indossare la pettorina, hanno pochi spazi di autonomia nel quotidiano ma un bisogno insopprimibile di avere un contatto con gli spazi aperti. Ciò non toglie, tuttavia, che anche per loro l'esperienza possa avere dei margini di frustrazione e che ad eventi imprevisti possano reagire ricercando la fuga.

E' opportuno condurre il gatto al guinzaglio?

La domanda che allora dovremmo porci è: il fatto che esista una minoranza di gatti in grado di adattarsi a questa pratica, la rende automaticamente opportuna? Da amante dei gatti, ritengo che il nostro sforzo dovrebbe essere sempre rivolto a costruire attorno a loro le condizioni ambientali adatte ad ospitare la loro animalità senza eccezioni sulla loro integrità, senza surrogazioni e senza compromessi da far sostenere a loro mentre il guinzaglio rappresenta un enorme condizionamento, sia fisico che mentale, oltre ad aprire culturalmente ad un'idea di relazione con il gatto non inclusiva e lontana dal rispetto del suo ruolo ecologico e della sua etologia.

In attesa che una rivoluzione culturale, etica ed ecologica in questo senso si compia, se siete decisi a tentare, allora ricordate sempre che:

  • Non tutti i gatti si adattano a questa pratica ed è sano e normale che sia così; assicuratevi che il vostro rientri tra le eccezioni e tolleri ogni passaggio.
  • Durante l'uscita siete voi a seguire il gatto, non viceversa (l'uscita è per il gatto, non per voi); rinunciate dunque a teorie bislacche sui capobranco che comandano e altre amenità e ritagliatevi il tempo che il micio esige, non certo 10 minuti frettolosi.
  • Siate consapevoli che potreste trovarlo mortalmente noioso e molto diverso dalla passeggiata col cane: i gatti amano interrompere il passo con frequenti soste in cui si sdraiano, annusano o osservano e deviano continuamente le direzioni quindi non forzateli a noiosi (e ansiogeni) percorsi dritti, come fossero bici sulle ciclabili.
  • Evitate di visitare luoghi sempre diversi, quelli affollati e quelli frequentati dai cani perché metterebbero in difficoltà sia i cani che il gatto.
  • Preferite sempre gli stessi luoghi (è più rassicurante), arricchiti di vegetazione, isolati, meglio ancora se nei dintorni di casa e raggiungibili a piedi in modo che, se dovesse fuggire, il gatto avrebbe dei riferimenti noti attorno cui orbitare, facilitandovi il ritrovamento.
  • Rispettate una routine: l'uscita al guinzaglio dovrà diventare un appuntamento quotidiano e irrinunciabile, non meno di quanto fareste con un cane, onde evitare di confondere il gatto e indurlo a chiedere di poter uscire a qualunque ora del giorno.

E una volta aver predisposto tutto, chiedetevi una volta di più: è davvero opportuno? Lo faccio per lui o per me?

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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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