Siamo abituati solitamente a considerare cozze, vongole e altri molluschi bivalvi come animali pressoché inoffensivi e pacifici, eppure la storia che arriva dal fiume Tanagro a Sala Consilina, in Campania, ci farà cambiare completamente idea. Mentre era a caccia, infatti, una garzetta – un airone molto comune in Italia – è rimasta intrappolata con la zampa nella morsa di un grosso mollusco simile a un cozza, una trappola inattesa che si sarebbe potuta rivelare mortale se non fosse stato per l'intervento dell'ATAPS Tutela Ambiente, che ha liberato l'uccello.
L'ardeide, infatti, non era più in grado di volare ed ormai ricoperto dal fango. Molto probabilmente sarebbe morto senza l'intervento dei volontari, che lo hanno liberato dalla presa salda del mollusco. Quanto accaduto, non capita di certo tutti i giorni e proprio per la sua rarità e scarsità di casi documentati è stato descritto anche in una nota scientifica pubblicata sulla rivista Frontiers in Ecology and Environment. Sebbene eventi simili tra uccelli costieri e bivalvi marini siano molto rari ma già documentati in passato in altre parti del mondo, questo è il primo caso mai registrato tra un uccello acquatico e un bivalve d'acqua dolce.
«Gli uccelli sono gli organismi più vagili del nostro pianeta e riescono a spostarsi rapidamente fra un ambiente e l’altro, interagendo così con una vasta gamma di altri organismi. La garzetta, poi, ha numerose tecniche di pesca con cui compone uno spettro alimentare molto vasto. Stupisce sempre e fa pensare come talvolta un predatore complesso come un uccello possa restare vittima di un organismo che spesso consideriamo di gran lunga più semplice e primitivo», ha dichiarato l'ornitologo della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli Rosario Balestrieri, autore insieme al biologo Fabio Crocetta della pubblicazione.
Per catturare il cibo, infatti, gli aironi come la garzetta (Egretta garzetta) si affidano a numerose e sofisticate tecniche di caccia, tra cui una nota "foot stirring" o "foot paddling". Con questa strategia, l'uccello distende una zampa nel substrato e poi vibra rapidamente il piede sommerso disturbando le specie che vi vivono al suo interno – come piccoli pesci e crostacei – costringendole a spostarsi e a uscire dal loro nascondiglio. È perciò probabile che, mentre l'airone stava utilizzando questa tecnica di caccia, sia rimasto intrappolato nella presa del bivalve.
Qualcuno potrebbe però chiedersi come mai si è intervenuti interferendo con una di dinamica apparentemente naturale, cosa che nella maggior parte dei casi non si dovrebbe mai fare. Innanzitutto, il bivalve d'acqua dolce non era caccia e non avrebbe consumato la garzetta, ma soprattutto quella grossa cozza d'acqua dolce, appartenente alla famiglia unionidae, è una specie aliena, che quindi non dovrebbe trovarsi qui in Europa. Quasi certamente si tratta infatti di Sinanodonta woodiana, una specie invasiva nota anche come cozza o vongola cinese che può raggiungere anche i 250mm di lunghezza.
«L’arrivo di specie aliene nei nostri mari o acque interne è un fenomeno sempre più diffuso, e il loro reale impatto sul biota nativo è perlopiù sconosciuto per la maggior parte delle specie. Tuttavia, è importante sottolineare come spesso anche singoli avvenimenti casuali riportati in maniera aneddotica e testimoniati con l’aiuto di uno smartphone possano aprire nuovi ed interessanti scenari. Questo è uno dei casi, dove assistiamo a un fenomeno sconosciuto fino a oggi persino alla scienza e venuto alla luce solo grazie all’intervento di un cittadino comune. È anche questo il bello della citizen science», ha commentato infatti il malacologo e biologo marino della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli Fabio Crocetta.
Questa singolare storia a lieto fine, infatti, oltre a raccontarci qualcosa in più sia sulla garzetta che sui bivalvi, allarga il quadro sui possibili impatti delle specie aliene sulla biodiversità. Anche se ancora non è chiaro con quale frequenza si possano verificare tali eventi e quante e quali specie vengono coinvolte, questa potenziale nuova causa di mortalità per le specie autoctone come la garzetta potrebbe essere inclusa tra gli effetti e gli impatti negativi delle specie aliene di bivalvi unionidi, ormai ampiamente diffuse anche qui in Europa.