Aveva appena finito il pranzo e aveva scelto di uscire di casa e fare due passi in giardino. Lì ha trovato i due cani del figlio, un Pittbull e un Rottweiler, che l’hanno morsa. I familiari della donna di 83 anni sono usciti perché richiamati dalle sue urla e una volta lì l’hanno vista a terra, ferita. È quanto accaduto a Portella, frazione del Comune di Sant’Elia Fiumerapido, in Provincia di Frosinone.
Il 118, intervenuto sul posto, l’ha portata all’ospedale Santa Scolastica di Cassino. Sottoposta a un intervento chirurgico per la ricostruzione del braccio, secondo quanto apprende Kodami ora si trova ancora nel nosocomio ma non è in pericolo di vita. E non le sarà amputato l'rto, contrariamente a quanto alcuni media hanno riportato.
I due cani sono ora stati affidati a un canile da parte del dipartimento veterinario della Asl di Frosinone. Del caso se ne sono occupati i Carabinieri e gli agenti della Polizia locale del piccolo borgo ciociaro. Sono i vigili ad aver aperto un’indagine per cercare di capire quali siano state le cause dell’incidente.
Al di là dell’accertamento delle reali responsabilità e della ricostruzione dei fatti, questo è l’ennesimo episodio in cui la cronaca accende i riflettori sui cani, spesso però traendo conclusioni affrettate, soprattutto perché si tende a generalizzare sui comportamenti degli animali. Come già avevamo ribadito nel caso dell’aggressione a morte di una giovane ragazza, Simona Cavallaro, a Satriano, notizie del genere impattano sull’opinione pubblica e possono spingere ad alimentare pessimi stereotipi sul rapporto tra uomo e cane. Sono fatti che andrebbero trattati con la giusta sensibilità.
Ci sono due verbi che incutono paura e che vengono spesso usati dai media per i titoli che, a prima vista, possono sembrare efficaci per attrarre il lettore. Ma, alla fine, alimentano paure e timori. Sono azzannare e sbranare: verbi che fanno emergere una volontà omicida, riprendendo l’immagine quasi fiabesca del lupo e dell’agnello, cercando di dare un’immagine semplice da comprendere e che ritorna a noi dai racconti dell’infanzia. Siamo quindi sempre sicuri che il verbo più giusto non sia “mordere”?
Da questo punto di vista, dunque, questo episodio come altri del resto dovrebbe servire anche a interrogarci sul perché quei cani hanno avuto questo comportamento, su cosa possa aver indotto una loro reazione e con tutta la solidarietà assolutamente necessaria nei confronti della povera signora avere sempre grande delicatezza e cura nel dare questo tipo di informazioni.