Cani e gatti, ma anche conigli, pappagalli, pesci e criceti, insomma qualunque specie abbia colmato con la sua presenza e il suo affetto la distanza, la solitudine, la mancanza di contatti di questo lungo periodo di pandemia, può diventare parte di una community di persone che condividono l’amore per gli animali. «La pet therapy in questo vuoto sospeso è diventato un sostegno ineguagliabile», spiega Mario Colombo, presidente di Frida’s Friends, Fondazione che opera nelle strutture sanitarie, in scuole e aeroporti e che ha dato vita a un nuovo social network dedicato interamente alla pet therapy, ovvero quel modo speciale di curare le persone da specifici disturbi con l’aiuto degli animali da compagnia.
«In tantissime situazioni, il sostegno di un cane o un gatto terapista può donare un aiuto a livello psico-fisico», conferma Colombo. «È provato scientificamente che il contatto con gli animali riconosciuti dalle linee guida della pet therapy (cane, cavallo, asino, gatto e coniglio, ndr) sia fonte di energie positive e grande miglioramento per quanto riguarda la sopportazione del dolore, la riduzione di ansia, stress e sindromi depressive».
Il social, che prende il nome della Fondazione e si scarica con un'App, permetterà a tutti di condividere foto, storie dubbi e domande, in modo da fare stare più vicine persone che già vivono con un animale e ne conoscono gli effetti benefici e persone che magari desidererebbero farlo, ma ancora non si sono convinte del tutto. Una App che aiuterà a trasmettere l'energia positiva che gli animali sanno dare all’essere umano, anche se solo in forma virtuale. «Fare rete, in modo che la pet therapy venga conosciuta dalla maggior parte di persone possibili. È questo l'obiettivo dell'iniziativa che attraverso la piattaforma farà anche conoscere i professionisti abilitati della propria zona e tutti i principali progetti attivi».
Pet therapy da sempre e per sempre
La Fondazione Frida's Friends , si occupa di pet therapy, fin dalla sua nascita quando era solo una Onlus: «Siamo cresciuti molto da allora e, al momento, abbiamo progetti stabili nel reparto pediatria del Fatebenefratelli a Milano, all'ospedale Ca Granda di Niguarda, negli Spedali civili di Brescia e altri ancora negli aeroporti di Linate e Malpensa. Uno dei progetti più importanti è quello legato al mondo del bullismo che si chiama “Vite e bulloni”. Anche questo è in collaborazione con gli psicologi del Fatebenefratelli e ha visto l’equipe Frida’s Friends, iniziare un percorso di riabilitazione con alcuni adolescenti che sono stati coinvolti da questa nuova piaga sociale. Le sedute in questi casi sono one to one e variano a seconda che si tratti di un bullo o una vittima. Abbiamo avuto risultati eccellenti, soprattutto per quanto riguarda l'aiuto alla vittima. Vedere come l'amore di un cane possa lentamente far crescere maggiore fiducia nell'adolescente, è emozionante. Più difficile è stato con il giovane che si comporta da "bullo". Con la Covid ci siamo ovviamente dovuti fermare, ma nel momento in cui si riaprirà, siamo pronti a ripartire con l'entusiasmo di sempre».
Pet therapy o “interventi assistiti con gli animali” (IAA)
Il termine pet-therapy, lo ha coniato nel 1964 lo psichiatra infantile Boris M. Levinson e si riferisce all’impiego degli animali da compagnia per curare specifiche malattie e disturbi. La sua definizione corretta, però, è “interventi assistiti con gli animali” (IAA). Di questi interventi si possono distinguere tre approcci, a seconda che venga evidenziata la componente ludico-ricreativa (attività assistita con gli animali, AAA), quella educativa (educazione assistita con gli animali, EAA) o quella terapeutica (terapia assistite con gli animali, TAA).
Per quanto riguarda l’operatività, esistono le “Linee Guida Nazionali per gli Interventi Assistiti con gli Animali”, approvate in conferenza stato-regioni nel marzo 2015, che definiscono gli standard operativi per la corretta e uniforme applicazione degli interventi assistiti con gli animali sul territorio nazionale. Forniscono indicazioni sui compiti e le responsabilità delle diverse figure professionali e degli operatori (veterinari, medici, psicologi, educatori, educatori cinofili, etologi) che compongono l’équipe multidisciplinare coinvolta in questo tipo di iniziative. Le linee guida, inoltre, individuano, specificandoli, i percorsi formativi da seguire per acquisire le competenze necessarie per lavorare nell’ambito degli IAA.
Perché fa bene la pet therapy
Le potenzialità dell’impiego degli animali come strumento di cura, soprattutto per persone lontane dai propri cari, sono state confermate da numerose evidenze scientifiche. La presenza di un animale stimola la comunicazione e le relazioni sociali. L’introduzione di cani nelle sedute terapeutiche con persone affette da disturbo dello spettro autistico, per esempio, che presentano difficoltà a comunicare e interagire con gli altri, ha dato risultati molto positivi. I meccanismi alla base degli effetti descritti, però, sono ancora in fase di studio.