Lo scorso 19 novembre, nei pressi di Tesero, in Val di Fiemme, è stato fotografato un gruppo formato da quattro sciacalli dorati (Canis aureus). L'immagine, catturata in serata, dimostra ufficialmente la presenza, in territorio trentino, di un secondo nucleo riproduttivo di questa specie dopo che, lo scorso inverno, era stato avvistato il primo gruppo nella zona di Lomaso, nel Bleggio Superiore.
«La notizia rappresenta il primo dato ufficiale di un gruppo riproduttivo nel Trentino orientale, eppure non ci stupisce, perché è perfettamente in linea con ciò che già sapevamo. Lo scorso inverno, infatti, sempre in Val di Fiemme, era stato avvistato anche un individuo solitario – spiega a Kodami Luca Lapini, zoologo del Museo Friulano di Storia Naturale, esperto della specie ed autore del libro "Sciacallo sarà lei", nel quale ripercorre la storia della presenza di questo canide in Italia – Sulla base di ciò che sappiamo dei loro comportamenti, il fatto che i 4 individui siano stati avvistati proprio qui, ci fa intendere che questo sia il luogo prescelto per la riproduzione».
L'evolversi degli sciacalli dorati in Italia e l'accuratezza dei dati
Gli sciacalli dorati sono canidi di medie dimensioni che vivono in gruppi familiari composti, generalmente, dai 2 individui adulti e dai loro cuccioli, che vengono allevati da una helper, ovvero una femmina nata nell'annata precedente.
Le prime notizie riguardo l'arrivo della specie in Italia risalgono a circa 40 anni fa a San Vito di Cadore ma, in particolare negli ultimi anni, questi mammiferi dalla dieta opportunista, distinguibili per il loro inconfondibile canto, stanno ampliando il proprio areale fino a raggiungere la Pianura Padana, dove è stato avvistato un gruppo riproduttivo in Emilia Romagna. Hanno poi superato il Po, sono arrivati in Toscana e, a partire dal 2020 un individuo è stato avvistato addirittura in Lazio.
«Stiamo monitorando ogni dato che riceviamo con attenzione, validando però, solo le informazioni certe – spiega Lapini che, in collaborazione con Mauro Ferri e Marta Villa, ha condotto uno studio, pubblicato su Habitat Online, riguardo l'espansione dello sciacallo dorato nel nostro paese – Questa perizia porta probabilmente ad una stima per difetto del numero di soggetti, ma un approccio contrario sarebbe controproducente per la divulgazione e per la conservazione stessa della specie».
Secondo quanto reso noto fino ad oggi, in Italia settentrionale sono presenti circa 50 gruppi riproduttivi, mentre una prudente stima totale degli esemplari si aggira intorno ai 250/300, a cui vanno sommati anche i circa 50 giovani maschi in dispersione.
«Siamo inoltre a conoscenza di un nuovo gruppo riproduttivo a Domegge di Cadore, in Veneto settentrionale e un altro piccolo gruppo in Cansiglio, in provincia di Treviso – aggiunge l'esperto – Sempre restando in Veneto, è noto il nucleo che si muove nella zona del Bosco di Bandiziol, in Provincia di Venezia».
La vitalità della popolazione italiana: «Nei prossimi anni continuerà a sorprenderci»
Di tanto in tanto gli sciacalli dorati vengono rinvenuti senza vita ai bordi delle strade, dove rischiano di rimanere vittime delle auto mentre cercano di attraversare o di nutrirsi delle carcasse di altri piccoli animali. Questi eventi, però, non limitano la vitalità della specie che, nonostante la sua rapida espansione, in Italia rimane ancora poco conosciuta.
«Sappiamo che talvolta vengono confusi con le volpi o con i lupi e che non sempre i dati vengono comunicati tempestivamente. Va da sé che la fotografia delle conoscenze sui dettagli dei loro spostamenti è in continua evoluzione – spiega Lapini – Al momento la presenza che proviene dal luogo più a Sud è quella che risale al 2020, di un soggetto solitario nel Parco del Circeo, in Lazio. Però non mi stupirei se, nella loro progressione, avessero già superato il confine con la Campania».
Ciò a cui stiamo assistendo è a tutti gli effetti un fenomeno nuovo e di enorme importanza dal punto di vista scientifico e conservazionistico, perché in Italia non esiste alcun reperto fossile o sub fossile che riguardi lo sciacallo dorato e ciò significa che la diffusione nella Penisola non ha precedenti.
«Al giorno d'oggi in Europa ci sono molti più sciacalli che lupi e in futuro ne sentiremo parlare ancora – conclude Lapini – Anche se rimane poco conosciuto, sono certo che, nel suo processo di espansione, continuerà a sorprenderci».