Oltre 6 milioni di repost in poche ore, migliaia di foto di cani e gatti a riempire il feed di Instagram, la promessa di piantare, in cambio di ogni singolo scatto, un albero. E un mistero da risolvere: chi ha lanciato questa campagna e per quale motivo?
Il primo aspetto da chiarire è da dove questo trend è partito, e la risposta risiede in una nuova funzionalità che Instagram ha messo a disposizione dei suoi iscritti, e cioè lo sticker “Tocca a te”, che consente di lanciare una sorta di call to action a postare contenuti specifici nelle storie. Negli ultimi giorni milioni di persone lo hanno usato dando vita a una serie di “catene di Sant’Antonio” incentrate su argomenti specifici: foto del cibo preferito, del migliore amico, del proprio quartiere o della propria città, del tramonto o dell’accessorio fashion.
In questo guazzabuglio di immagini a un certo punto hanno iniziato ad affacciarsi con sempre più frequenza foto di animali domestici, con l’appello a «postare la foto dei vostri: per ognuna pianteremo un albero». L’appello è stato raccolto e nel giro di pochissimo la campagna ha iniziato a circolare, sprovvista però di credit: impossibile capire chi l’avesse lanciata e se effettivamente la promessa di piantare gli alberi sarebbe stata mantenuta. E gli interrogativi sono saliti, sino a quando si è risaliti al profilo Plant a Tree Co., quello da cui è partita la catena.
Cosa c’è dietro Plant a Tree
Dopo la valanga di post e di interrogativi suscitati, sul profilo di Plant a Tree Co. (I cui follower sono saliti a oltre un milione in pochi giorni e dove vengono postati principalmente scatti di animali con il credit ad altri utenti Instagram) è comparso un post di spiegazione: «Abbiamo pubblicato la storia "Aggiungi il tuo" come una campagna divertente per piantare alberi in cui possiamo mostrare i nostri fantastici animali domestici – si legge – Ci siamo subito resi conto che la portata del post sarebbe diventata troppo grande e che non avevamo le risorse per piantare così tanti alberi, quindi lo abbiamo eliminato 10 minuti dopo. Anche se l'abbiamo cancellato, una settimana dopo all'improvviso le storie hanno continuato a diffondersi fuori dal nostro controllo, raggiungendo milioni di repost. Anche il nostro credito per il post è stato rimosso, a causa di quello che sembra un bug di Instagram. Vogliamo utilizzare questa consapevolezza per un impatto duraturo, quindi abbiamo creato questa raccolta fondi. Stiamo raccogliendo fondi per @treesforthefuture, un'organizzazione che amiamo, e che si dedica a piantare alberi».
Peccato che Trees for Future, un’associazione che si occupa di agricoltura rigenerativa e sostenibile attraverso un programma certificato che si basa su agricoltori locali, abbia immediatamente preso le distanze da una campagna con cui non ha niente a che fare, e che nel frattempo ha totalizzato oltre 26.000 euro su 866.000 fissati: «Non siamo affiliati all’account Plant a Tree Co, per donare a noi visitate il nostro sito».
E così è arrivato il nuovo aggiornamento: «Non siamo affiliati con Trees for the future – hanno spiegato da Plant a Tree Co – Stiamo semplicemente raccogliendo fondi attraverso questa raccolta su Instagram, che andranno direttamente a loro, in modo che possano usarli per piantare alberi. Non tocchiamo il denaro». E poi l’appello, ancora: «Condividi questo post e la raccolta fondi sulla tua storia e tagga tutti i tuoi amici, celebrità e @instagram in modo che possano vederlo e possiamo così realmente piantare 4 milioni di alberi». Eppure.
Sul sito in vendita collane (e nessun contatto)
La spiegazione non ha convinto. Soprattutto perché un freelance australiano, Patrick Marlborough, ha puntato i fari su Twitter su cosa si sa dell’organizzazione Plant a Tree Co., in una parola: nulla. Marlborough ha fatto notare che la compagnia non ha praticamente informazioni sul sito, creato nel 2021, due anni dopo la creazione della pagina Instagram in cui vengono postati solo animali (un modo parecchio facile per generare engagement). Non c’è però alcuna prova concreta delle donazioni agli enti o alle cause che loro stessi citano nelle storie e sul sito (per la Palestina, per esempio, o per gli incendi australiani, o per gli elefanti), e soprattutto sul sito in realtà si vendono collane.
Collane che vengono vendute a 29,95 dollari, ridotti a zero per il primo acquisto a patto di pagare costi di spedizione. Che in realtà costano tanto quanto la collana. E molto spesso, in caso di truffe di questo tipo, la collana o l’oggetto in questione non arriva. Plant a Tree promette quindi di piantare un albero per ogni collana venduta, sostenendo di averne già piantati 6.500. Anche qui, di questi alberi non c’è traccia e non si sa chi li abbia piantati né dove. Nessun contatto è inoltre fornito sul sito, solo un modulo da compilare per inviare messaggi e chiedere eventualmente informazioni o chiarimenti.
L’impressione, insomma, è che Plant a Tree sfrutti tematiche particolarmente sensibili per raccogliere fondi che poi non si sa bene dove vadano a finire: non è un caso che la campagna “pianta un albero in cambio di una foto di animali” sia spuntata fuori nei giorni della Cop26 e della promessa del G20 di piantare mille miliardi di alberi entro il 2030. Giorni in cui di clima e riscaldamento globale si parla moltissimo, e in cui l’attenzione delle persone è catturata sia dalla tematica sia – e questo è in effetti un efficace colpo di marketing – da bellissime immagini di animali domestici, che vanno a toccare la sfera dell’attaccamento affettivo. Di truffa conclamata ancora non si è parlato, ma il consiglio valido resta quello delle associazioni note e riconosciute per il loro concreto impegno: donare a loro, e non a marchi sconosciuti.