Un incredibile fossile ha conservato intatta l'immagine della lotta tra un dinosauro e un antico mammifero avvenuta nel periodo Cretaceo, 125 milioni di anni fa: i due animali sono stati “cristallizzati” avvinghiati l'uno all'altro da un'eruzione vulcanica. La scoperta, descritta e pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature, dimostrerebbe che i mammiferi potevano rappresentare una minaccia anche per alcuni dinosauri adulti, ma la cosa più straordinaria è la completezza del fossile, che sembra essere praticamente perfetto. Forse troppo. Infatti, l'esperto paleontologo Andrea Cau, dopo un iniziale momento di euforia generale che ha travolto un po' tutti, ha cominciato a dubitare sulla veridicità della scoperta.
I due animali immortalati sono uno Psittacosaurus, dinosauro erbivoro appartenente allo stesso gruppo del più celebre Triceratops, delle dimensioni di un grosso cane, e Repenomamus robustus, uno tra i mammiferi più grandi vissuti durante il cretaceo, sebbene comunque di taglia piuttosto modesta. Il fossile è stato trovato nella provincia cinese del Liaoning nel 2012, un'area conosciuta come le fosse fossilifere di Liujitun e soprannominata la “Pompei dei dinosauri della Cina” per via dei numerosi fossili in ottime condizioni di dinosauri, piccoli mammiferi, lucertole e anfibi presenti nell'area, sepolti improvvisamente in massa da frane di fango e detriti a seguito di eruzioni vulcaniche.
I ricercatori escludono la possibilità che il mammifero stesse semplicemente approfittando della carcassa di un dinosauro morto, dato che le sue ossa non presentano segni di denti, suggerendo un attacco da vivo; inoltre, è improbabile che i due animali si fossero avvinghiati in questo modo se Psittacosaurus fosse stato già morto al momento dell'incontro tra i due.
Ma è proprio la posizione a non convincere Andrea Cau, paleontologo italiano che attraverso il suo blog Theropoda scrive: «La postura dei due scheletri è "fotografica", e ci riporta fedelmente l'ultimo istante dell'interazione tra i due animali. In particolare, il mammifero è preservato nell'atto di azzannare le coste toraciche dello psittacosauro, mentre con ambo le mani afferra parti del corpo del dinosauro. Con una mano, esso trattiene un ramo mandibolare del dinosauro, mentre una gamba è infilata tra coscia e torace del dinosauro e col piede afferra tibia e fibula dello psittacosauro. Come è possibile che una simile istantanea sia stata preservata nel fossile? Il contesto deposizionale è quello tipico di questi giacimenti fossiliferi: si tratta di sedimenti in gran parte formati da ceneri vulcaniche, che avvalorano l'idea che gli animali siano stati uccisi da una nube ardente eruttata da un vulcano che li ha sepolti vivi ed ha dissolto le parti molli dei due corpi».
L'esperto paleontologo, poi continua: «Ammettiamo che la postura sia la documentazione dell'ultimo istante ancora in vita dei due animali, nell'istante in cui la rovente nube vulcanica li ha avvolti. Se davvero stiamo osservando la posizione dei corpi appena prima di morire, allora si tratta di un paradosso: come è possibile che il mammifero riesca ad afferrare la mandibola del dinosauro senza essere azzannato a sua volta? Significa che lo psittacosauro era già morto nel momento del seppellimento? Ma in tal caso, ha senso che il mammifero abbia sentito il bisogno di infilare un piede sotto la gamba della preda, tra la coscia e l'addome del dinosauro morto, sia penetrato con le dita fino al polpaccio del dinosauro ed abbia afferrato questo ultimo, risultando con la zampa letteralmente serrata sulle ossa dello psittacosauro?».
Secondo Cau, un ritrovamento del genere sarebbe pressoché impossibile, e ipotizza quindi la realizzazione di un vero e proprio artefatto. «Una simile compenetrazione dei due animali può forse funzionare in uno scheletro montato drammaticamente in un museo, ma è alquanto assurda e fisicamente impossibile se i due animali sono vivi, in carne, pelle, tendini, pelliccia e squame! Come ha fatto il piede del mammifero ad afferrare l'osso tibiale del dinosauro vivo? Può il dissolvimento dovuto alla fossilizzazione spostare una zampa che afferra un polpaccio per fargli afferrare post-mortem l'osso sottostante, ed al tempo stesso mantenere tutte le ossa della mano in perfetta articolazione? Il sospetto che ciò che osserviamo sia un assemblaggio artificiale è fortissimo».
Dopo un paragone con il celebre fossile "dinosauri combattenti" scoperti nell'Agosto 1971 in Mongolia, che ritrae uno scontro tra un Velociraptor e un Protoceratops, Cau scrive che per quanto i fossili eccezionali provochino un grande entusiasmo è sempre bene essere rigorosi portare delle prove di veridicità prima di pubblicare uno studio, come lui e il suo team fecero per la descrizione di Halszkaraptor, pubblicato sempre su Nature.
«Se vi trovate di fronte un fossile perfettamente preservato e articolato, la prima domanda da porvi è se sia stato restaurato, ricostruito e quindi, in sostanza, alterato artificialmente. Persino Halszkaraptor, per quanto incompleto, risulta in alcune parti essere stato restaurato: alcune ossa furono restaurate prima che il fossile fosse da noi studiato e le nostre analisi hanno mostrato dove e cosa fu alterato. […] Dopo i vari casi di "fossili falsi" che hanno creato scandali e controversie nel nostro campo, l'utilizzo di metodi non-invasivi di scansione è divenuto uno standard imprescindibile della paleontologia. Per questo motivo, e dopo anni di esperienza a lavorare su fossili eccezionali, sono naturalmente scettico di fronte a fossili in uno stato eccezionale di completezza, preservazione e, soprattutto, in posture o configurazioni straordinarie. Il fossile pubblicato ieri da Han et al. (2023) ricade in questa categoria», continua.
Il paleontologo ci tiene a precisare però che, non avendo visionato personalmente il fossile, non vuole di certo sostituire la valutazione degli studiosi che lo hanno scoperto, né ha opinioni personali contro di loro, ma semplicemente vuole sollevare una discussione di fronte a un fossile decisamente fuori dal comune, basata sulla sua lunga esperienza in campo di dinosauri.
«Ogni singola costa e falange dei due scheletri pare essere preservata, senza alcuna deformazione, senza alcuna disarticolazione, senza erosione o frattura – continua Cau sul suo blog – Questo livello di preservazione è, letteralmente, incredibile. Io ho visionato alcuni fossili provenienti dalla medesima unità geologica cinese da cui proviene questa coppia di animali, ed i fossili, per quanto eccezionali come conservazione e articolazione delle ossa, sono comunque sempre in qualche modo solo parzialmente conservati, appaiono parzialmente deformati, risultano parzialmente erosi e variabilmente danneggiati dai processi di fossilizzazione. Nessuno è mai perfetto al 100%. Possiamo credere che nessuna costa caudale, nessuna falange dei piedi, nessuna vertebra caudale nei due scheletri si sia danneggiata, spostata, o abbia subito qualche erosione? Il sospetto è che ciò che stiamo osservando sia il prodotto di qualche sapiente opera di restauro, ovvero che ci sia stato un qualche grado di riparazione e alterazione del fossile originale. In tal caso, gli autori devono dimostrare se ciò sia avvenuto, perché a quel punto ogni elemento bizzarro o inusuale potrebbe essere frutto di manipolazione artificiale».
Un fossile così eccezionale richiede perciò un'analisi eccezionale: secondo Cau, il fossile potrebbe essere un’associazione di due scheletri autentici, ovviamente, ma la cui posizione potrebbe essere stata alterata durante un restauro non contemplato nello studio. «Delle scansioni tomografiche possono risolvere questi dubbi. Se gli autori vogliono che questo materiale riceva la consacrazione come uno dei reperti più straordinari della documentazione fossile, essi dovrebbero produrre prove più solide e oggettive sull'associazione, preservazione e articolazione dei resti. Occorre una spiegazione plausibile del perché i due scheletri siano preservati in tal modo, occorre una rigorosa analisi tafonomica che giustifichi l'incredibile interconnessione dei due scheletri», conclude il paleontologo.
In attesa di nuove analisi restiamo entusiasti ma attenti e particolarmente scettici sulla natura di questo fossile “troppo perfetto”.