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7 Ottobre 2022
17:48

Formula 1 sponsor della gara di cani da slitta Iditarod. L’Oipa protesta: «Causa di dolore e morte»

Sponsorizzare l’Iditarod Race per l'Oipa e la Peta significa promuovere la crudeltà e l’abuso sugli animali. Per questo negli ultimi anni numerose aziende, alla luce delle evidenze e per preservare la propria reputazione, hanno ritirato le sponsorizzazioni.

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cani slitta

La Formula 1 sarà sponsor della corsa Iditarod che si tiene ogni anno in Alaska e che vede competere tra loro mute di cani guidati dal loro conduttore. Una competizione denunciata dalle associazioni internazionali di protezione animale come «causa di dolore e morte per tanti cani da slitta».

L'Iditarod è una gara annuale di cani da slitta su lunga distanza che si svolge da Anchorage a Nome, in Alaska. Anche se i cani da slitta non vengono più impiegati per il trasporto di merci come in passato, l'Iditarod è considerata un prosieguo di questa pratica molto diffusa nello Stato prima dell'avvento della tecnologia, ed è collegata a molte tradizioni che commemorano l'eredità della corsa dei cani. Basti pensare che la città d'arrivo della corsa, Nome, è la stessa che ricevette i vaccini trasportati da Balto, forse il più noto cane da slitta della tradizione statunitense.

Ma oggi è davvero la commemorazione il senso della gara? Secondo i più accreditati osservatori internazionali, come l'Oipa International e la Peta, decisamente no. Per chiedere alla Formula 1 il ritiro del suo sostegno, l’Oipa International (Organizzazione internazionale protezione animali) ha inviato un’istanza al presidente Stefano Domenicali. «Sponsorizzare l’Iditarod Race (*) significa promuovere la crudeltà e l’abuso sugli animali – spiegato Valentina Bagnato, responsabile Relazioni internazionali dell’Oipa International – Per questo negli ultimi anni numerose aziende, alla luce delle evidenze e per preservare la propria reputazione, hanno annullato le sponsorizzazioni, tagliando i ponti con questa feroce competizione. Tra queste, ExxonMobil, uno dei più grandi sostenitori, seguita da Alaska Airlines, Chrysler, Coca-Cola, Jack Daniel’s, Wells Fargo, Millennium Hotels and Resorts e decine di altre aziende».

Nell’istanza, il presidente dell’Oipa InternationalMassimo Pradella, ha ricordato come già nel novembre e nell’aprile scorsi la Peta aveva chiesto senza esito al presidente e amministratore delegato di Formula 1 Domenicali di prendere in considerazione e discutere con i vertici della società madre Liberty Media il ritiro definitivo della sponsorizzazione all’Iditarod.

Nell'istanza inviata da Pradella all'ad di Formula 1 si legge: «Chiediamo, anche per preservare l’immagine della vostra azienda e per portare un messaggio di positività e rispetto verso tutti gli esseri viventi, di rivedere i vostri piani di sponsorizzazione, senza dimenticare che sempre più persone oggi sono molto sensibili e attente alle tematiche animaliste».

La Peta da anni porta la questione all'attenzione della comunità internazionale, segnalando che «nella prima gara di Iditarod sono morti almeno 15 cani. Da allora, il numero di vittime ha continuato ad aumentare e altri cani riescono a malapena ad uscirne vivi. Si consideri la gara del 2022: quando si è conclusa, il 19 marzo, quasi 250 cani sono stati ritirati dal percorso per esaurimento, malattia, lesioni e altre cause, costringendo gli altri a lavorare ancora più duramente».

Secondo le informazioni raccolte dalla Pena, prima ancora dell'inizio della gara, diversi cani sarebbero stati attaccati e uno è stato ucciso durante l'allenamento. Dopo la fine della gara, Jessie Holmes, conduttore dell'Iditarod, avrebbe lasciato liberi diversi cani nel parcheggio di un hotel, che hanno attaccato e ucciso il cane di compagnia di una donna.

«Da indagini comprovate è emerso che l’Iditarod è la responsabile di gravi episodi di abuso e maltrattamento degli animali. Alcuni di loro sono stati persino abbattuti o picchiati a morte perché non abbastanza performanti – ha aggiunto Valentina Bagnato – I cani impiegati nella competizione soffrono spesso di gravi danni polmonari, stiramenti muscolari, fratture da stress, sviluppano polmoniti e artriti e si ammalano di virus intestinali e ulcere gastriche. Tre studi indipendenti hanno dimostrato che l’81% dei cani che sopravvive all’Iditarod riporterà comunque danni polmonari, il 61% mostrerà una maggiore frequenza allo sviluppo di ulcere e gastriti erosive e molti altri avranno disfunzioni delle vie aeree simili all’asma da sci nell’essere umano, che persistono per mesi. Per non parlare della causa principale di morte di questi cani: la polmonite da aspirazione, ovvero i cani muoiono soffocati dal proprio vomito per lo sforzo e chi di loro sopravvivrà porterà comunque con sé danni fisici permanenti o duraturi».

Di recente, i volontari dell’Oipa insieme alla Peta UK si sono recati all’autodromo di Monza per protestare e per far conoscere alle persone giunte da tutta Europa a vedere il Gran Premio la realtà che si cela dietro l’Iditarod.

Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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