350mila euro per la copertura dei costi di custodia e recupero di animali, in particolare cani, vittime di tali circuiti criminali. È questa la previsione di spesa contemplata nell'emendamento alla Legge di Bilancio 2023 presentato dalla deputata del Gruppo Misto, Michela Vittoria Brambilla, a nome dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali.
Nello specifico, l’emendamento prevede lo stanziamento di fondi per la gestione e il recupero dei cani finiti nelle mani della criminalità e interessati da alterazioni comportamentali. In aggiunta a queste risorse, è previsto lo stanziamento di altri 150mila euro per la promozione di percorsi di formazione specialistica del personale del Comando unità forestali, ambientali e agroalimentari dell'Arma dei Carabinieri.
A beneficiare di questa iniziativa daranno soprattutto i cani finiti nella rete dei combattimenti clandestini, un fenomeno criminale ancora sommerso in Italia ma ancora presente da Nord a Sud. Per reprime questa pratica crudele la Fondazione Cave Canem, in collaborazione con Humane Society International Europe (Hsi), nel 2021 ha lanciato il progetto "Io non combatto".
«L’eventuale approvazione dell’emendamento permetterebbe di supportare tutti coloro i quali sono impegnati nella tutela e nel recupero di animali vittime di maltrattamento e per questo sottoposti a sequestro giudiziario – ha affermato Federica Faiella, vicepresidente della Fondazione – Non solo, rappresenterebbe l’affermazione della reale esigenza di offrire ai medesimi animali servizi qualitativamente elevati: il trasferimento in centri specializzati nel recupero comportamentale, percorsi di formazione specialistica promossi dal Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari dell’Arma dei Carabinieri».
Non solo bonus animali domestici, quindi, nella nuova Manovra Finanziaria potrebbe rientrare un progetto concreto per tutelare gli animali e contrastare la criminalità. Tutto adesso passa nelle mani del Parlamento dato che il testo sarà ora oggetto di discussione prima alla Camera dei Deputati e poi al Senato.
L'approvazione è caldeggiata dalle associazioni di protezione che si occupano di fenomeni per loro natura transnazionali, come ha sottolineato Martina Pluda, direttrice per l’Italia di HSI Europe: «La formazione delle Forze di polizia è l’arma migliore per fermare i criminali che ancora si divertono e arricchiscono scommettendo sulla pelle di poveri cani, la cui vita può migliorare se al sequestro da una situazione di abuso segue un percorso di recupero comportamentale. I fondi proposti dall’emendamento ispirato dal progetto "Io non combatto" sono essenziali per dare a questi cani una seconda chance e una vita degna, lontana dai combattimenti e fuori dal canile».
Nonostante la soddisfazione per la proposta dell'emendamento di Brambilla, anche Hsi si è detta «delusa» dalla mancata previsione di una normativa maggiormente incisiva sul commercio dei trofei di caccia. Un tema caso all'associazione che dal 2020 porta avanti la campagna #NotInMyWorld. «Avrebbe rappresentato un atto di responsabilità da parte dell’Italia nei confronti della fauna selvatica e un allineamento rispetto alla richiesta del Parlamento Europeo alla Commissione di intraprendere azioni urgenti per proibire l’importazione di trofei di caccia derivati da specie elencate dalla Cites. L'Italia avrebbe potuto unirsi ad altri Paesi europei nella regolamentazione del commercio di trofei di specie a rischio, attesa da tempo», ha sottolineato Pluda. L'emendamento sulla “formazione e addestramento delle forze di polizia finalizzati al contrasto del commercio illegale e al controllo del commercio internazionale e della detenzione di specie di fauna e flora minacciati di estinzione e divieto di importazione, esportazione, e ri-esportazione dei trofei di caccia” è stato già dichiarato inammissibile dalla Commissione Bilancio della Camera dei Deputati.
Un rammarico che ha accompagnato anche la mancata previsione di risorse per la transizione ad allevamenti senza gabbie. «Tra galline ovaiole, scrofe, conigli, quaglie e vitelli, sono ben 40 milioni gli animali allevati in gabbia ogni anno in Italia. L’Iniziativa dei Cittadini Europei “End the Cage Age” ha raccolto il consenso di oltre 1,4 milioni di cittadini UE, che hanno chiesto di vedere la fine dell’era delle gabbie in Europa. Si tratta di una transizione fattibile, oltre che doverosa e non più rinviabile. Il Governo italiano può e deve fare la differenza, puntando a un cambio di passo a livello nazionale, che faccia primeggiare l’Italia con politiche economiche mirate al sostegno di tale necessaria evoluzione», ha concluso Hsi.