Choc, disgusto, minacce di denuncia: sono state queste le reazioni dei residenti e dei turisti di Strasburgo dopo aver saputo, a una degustazione di fois gras allestita dalla PETA per le strade della città francese, che ciò che avevano assaggiato non era l'alimento da loro molto amato ma un alimento realizzato con il fegato di gatto anziché d'oca. Niente paura, si trattava ovviamente di un'azione dimostrativa priva di alcun cibo derivato da animali, organizzata dall'associazione animalista per mostrare come cambia la compassione provata dagli umani a seconda della specie e per lanciare una riflessione: «Che sia foie gras di anatre, oche, cani, gatti qual è la differenza?».
«Il senso alla base di questo test – ha spiegato Isabelle Goetz, portavoce di PETA Francia – era far capire alle persone l'assurdità di trovare indegno che i gatti vengano catturati e alimentati forzatamente per poi essere uccisi in modo da finire sul tavolo delle feste, e non provare la stessa cosa quando a subire lo stesso trattamento sono anatre e oche che sentono dolore e paura tanto quanto gli animali che condividono le nostre case».
L’obiettivo di questa inconsueta iniziativa era, infatti, invitare i consumatori a estendere la loro compassione a tutti gli esseri viventi durante le festività natalizie e a lasciare il foie gras, indipendentemente dalla specie animale da cui proviene, fuori dai loro piatti. Del resto il PETA-pensiero è proprio questo e cioè che «gli animali non ci appartengono e che non dobbiamo usarli per la nostra alimentazione», soprattutto quando ciò che mangiamo proviene da animali che vivono una vita di sofferenza come le oche e le anatre che trascorrono le ultime settimane costrette a subire la crudele pratica dell’alimentazione forzata per ingozzamento.
Negli ultimi 12-15 giorni di vita, infatti, questi animali entrano nella cosiddetta fase di “ingrasso” o “gavage”, in francese, durante la quale vengono prelevati più volte al giorno da operatori che infilano loro un lungo tubo nelle gole costringendoli a ingoiare enormi quantità di cibo in modo che in pochi giorni il loro fegato possa arrivare a pesare da 7 a 10 volte quello di un animale sano.
Davanti a questa realtà l'associazione animalista si domanda come sia impossibile che le persone riescano accettare che questa orribile pratica possa essere subita da qualsiasi specie animale, a patto che non sia quella dei cani o dei gatti, ma soprattutto si domanda come sia possibile che il Parlamento europeo abbia approvato una relazione in cui dichiara che la produzione di questo alimento sia basata su procedure di allevamento rispettose dei criteri di benessere animale.
Parere che diventa pratica nel momento in cui permette a Francia, Spagna, Bulgaria, Ungheria e Belgio di avere una deroga speciale per la produzione di questo alimento, potendo continuare a utilizzare l’ingozzamento nonostante anche la Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, abbia sollevato su tale pratica «seri problemi sul benessere degli animali». In Italia la produzione fortunatamente è vietata, peccato però che il fois gras possiamo comunque ancora importarlo pronto, rendendo molto meno efficace anche una buona norma.