Lione, che con i suoi 21 ristoranti stellati, viene definita la “capitale gastronomica francese”, deve fare i conti con un’ordinanza del sindaco della città, Grégory Doucet, che ha confermato ufficialmente la decisione, già presa a inizio mandato nel luglio del 2020, di bandire il foie gras dai ricevimenti della città per «tutelare il benessere animale».
Un provvedimento che ha scatenato le proteste dei produttori, ovviamente, ma anche dei ristoratori, scandalizzati all'idea di dover cancellare dai loro menu questo cibo tradizionale che, come conferma l'ultima indagine del Csa Research, è amato e consumato da nove francesi su dieci.
La città di Paul Bocuse non è la prima a proibire la tipica specialità d'Oltralpe. La stessa misura è stata disposta anche dall’agguerrito sindaco di Grenoble nel 2014, Éric Piolle, che allora definì la produzione di foie gras come «una vera e propria vergogna francese» e un prodotto «nato dalle peggiori pratiche possibili».
La seconda è stata Strasburgo che ha adottato il provvedimento nel 2020, grazie al sindaco Jeanne Barseghian che subito dopo la decisione spiegò che per raggiungere gli obiettivi ambientali della città, la sua politica prevedeva come priorità il rispetto del benessere animale. Una presa di posizione importante, visto che l’Alsazia, insieme al Sud-Ovest, sono due delle principali zone di produzione del foie gras.
Oggi ci prova Lione con il suo sindaco ecologista il quale, fin dalla campagna elettorale, ha sempre manifestato l'intenzione di voler condurre la città «verso un modo di essere più vegetale e di qualità accessibile a tutti», orientandosi sempre più «verso i prodotti locali e biologici che producano meno impatto ambientale» evidenziando, in questo contesto, «anche l'estrema importanza del benessere animale».
I provvedimenti contro la produzione di foie gras sempre più diffusi, hanno messo, come detto, in allarme i produttori e fatto irritare anche alcuni grandi cuochi, tra i quali l'executive chef Christophe Marguin del ristorante Le Président. Il cuoco, sottolineando l’importanza per un Paese di valorizzare i proprio speciali prodotti del territorio, ha accusato il sindaco di Lione di non essere interessato al cibo o a dialogare con chef e agricoltori, ma solo di fare annunci demagogici.
Il foie gras e l'atroce pratica dell'ingozzamento
Il foie gras è entrato da tempo nel mirino delle associazioni animaliste a livello globale per la crudeltà del metodo di produzione che prevede per oche e anatre vere e proprie torture. Le telecamere di Animal Equality hanno ripreso di nascosto le atrocità a cui questi animali vengono sottoposti ogni giorno, da quando nascono fino a quando vengono spennati.
Le anatre chiuse in allevamenti sovraffollati iniziano a essere alimentate forzatamente con la tecnica dell’ingozzamento a partire dai quattro mesi. Con un tubo metallico infilato nella gola per due settimane viene fatto loro ingerire circa un chilo di cibo alla volta per due o tre volte al giorno. Tanto per capirci, sarebbe come dar da mangiare a un umano 12 chili di cibo a ogni pasto per 15 giorni. Un abuso estremo incompatibile con la vita.
Gli attivisti hanno poi svolto anche alcune autopsie sulle oche prima che gli venisse esportato il fegato grasso, riportando risultati da brividi. Infatti, l’ingozzamento, detto anche “savage”, porta gli animali ad ammalarsi di steatosi epatica, una patologia in cui il grasso si mangia completamente il fegato che in tal modo arriva a raggiungere un peso anche dieci volte maggiore rispetto a quello di un organo sano, con conseguenze tragiche per i palmipedi.
L’alimentazione forzata è stata definita altamente nociva per il benessere degli animali in un Rapporto del Comitato Scientifico Veterinario dell’Unione Europea. Per questo è stata vietata, con la Direttiva 98/58/CE riguardante la protezione degli animali negli allevamenti, in tutta l’Unione europea, Italia compresa. Una deroga, però, è stata concessa a Francia, Bulgaria, Spagna, Ungheria e Belgio, con la motivazione che in queste nazioni il gavage è una tradizione.