Oltre tremila visoni sono stati abbattuti in un allevamento di Padova in seguito alla scoperta di un focolaio di Covid-19. È successo a Villa del Conte dove la Lav ha documentato le fasi di spostamento degli animali.
«Etica e salute pubblica impongono scelte produttive rigorose e necessarie per evitare queste gravissime sofferenze. Ne sono sempre più consapevoli i tanti consumatori che mai acquisterebbero una pelliccia animale», afferma Simone Pavesi, responsabile LAV Moda animal free.
Questi mammiferi nascono per essere abbattuti: vengono allevati in condizioni irrispettose della vita allo scopo di diventare capi d'abbigliamento. In un singolo allevamento possono esserci decine di migliaia di esemplari. Il più grande sul territorio italiano nelle fasi più dure dell'epidemia ne contava 28mila, tutti soppressi dopo l'emersione di un focolaio nel dicembre dello scorso anno.
A seguito di quello e di altri casi simili, questi animali sono stati messi in un limbo da un'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che ne aveva sospeso l'allevamento su tutto il territorio italiano fino al 31 dicembre 2021. Una decisione arrivata in seguito a studi che hanno messo in evidenza una notevole capacità del SARS-CoV- 2 di trasmettersi tra i visoni, in tempi rapidi e su ampia scala.
Inoltre, quando ancora non si parlava di "varianti" era stata osservata nei visoni una "mutazione" del Sars-Cov-2. Ciò aveva portato il dicastero della Salute a dare il via all'abbattimento e alla «distruzione dei visoni negli allevamenti dove l'infezione da SARS-CoV-2 è stata confermata». Non serve che un singolo visone sia positivo, basta che lo sia un altro all'interno del medesimo allevamento perché sia decisa per tutti la medesima sorte.
La Lav lancia un appello per salvare la vita di questi animali e interromperne il commercio. «Il Ministro della Salute Roberto Speranza intervenga subito con divieto definitivo all’allevamento di animali per la produzione di pellicce – prosegue Simone Pavesi- e il Parlamento sostenga l’emendamento (n.157.0.4 Sen. De Petris) alla Legge di Bilancio proposto dalla LAV per la dismissione e riconversione degli ultimi 5 allevamenti italiani di visoni». Quella di una moda davvero cruelty-free è una scelta che è stata già abbracciata da personalità come Armani che ha annunciato di aver abbandonato la lana d’angora, e lo stop alle pellicce è arrivato anche da parte di Valentino. Ora però tocca anche dire addio anche alle pellicce di visone.
Ma se gli italiani non brillano per la gestione dell'emergenza visoni, non sono certo i soli nel panorama internazionale: per una volta anche i nord europeo non si sono dimostrati i primi della classe. La Danimarca, leader nel commercio delle pellicce di questi esemplari, dall'emergere della prima mutazione all'interno di un allevamento ha dato il via all'eccidio di 17 milioni di individui di questa specie. Da novembre la premier danese Mette Frederiksen è sotto indagine per aver decretato la morte dell'intera popolazione di visoni del Paese senza pietà e senza averne neanche l'autorità.
Dire basta all'allevamento di visoni non è solo una questione etica, ma di salute pubblica. La possibilità di zoonosi tra visoni e umani della Covid è una realtà riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale. Le soluzioni individuate non si sono dimostrate efficaci: vietarne l'allevamento non ha impedito alla malattia di svilupparsi dove questi animali continuano ad essere detenuti in pessime condizioni. C'è bisogno di un cambio di mentalità per smettere di sfruttare e uccidere.