Flash, la regina dei salvataggi in mare

Flash fa fatto circa 20 operazioni di salvataggio ed è tra i cani che hanno salvato più vite al mondo. Insieme al suo umano Biagio D'Aniello, professore universitario di Zoologia al  Dipartimento di Biologia dell'Università degli Studi di Napoli Federico II, forma quella che è definita un’unità cinofila di salvataggio: una coppia formata dal cane e dal suo conduttore, che si addestrano insieme per pattugliare le spiagge e garantire la sicurezza in acqua. Questa è la loro storia.

23 Agosto 2022
10:50
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«Flash fa fatto circa 20 operazioni di salvataggio, credo che sia il cane che ha salvato più vite, se non è la prima al mondo è sicuramente tra le primissime». Biagio D'Aniello indossa la sua muta, ha lasciato a casa gli abiti da professore universitario di Zoologia al Dipartimento di Biologia e fondatore del Laboratorio di Etologia Canina dell'Università degli Studi di Napoli Federico II. Ora è tempo di dare spazio a quella che da anni è l'attività che compie insieme alla Labrador che gli siede accanto sul pattino, mentre racconta la loro storia d'amicizia che li ha portati a aiutare decine di persone. Flash insieme a Biagio forma quella che è definita un’unità cinofila di salvataggio: una coppia formata dal cane e dal suo conduttore che si addestrano insieme per pattugliare le spiagge e garantire la sicurezza in acqua.

Biagio e Flash, una relazione unica nel segno di una vita insieme

E' di pochi giorni fa la notizia di un intervento di salvataggio a Palinuro, una coppia di cani che con i loro umani hanno recuperato una ragazza tra le onde alte e proprio Biagio D'Aniello era il caposquadra sul posto. Ma la storia di Biagio e di Flash, nello specifico, parte appunto da molto lontano e con i suoi 15 anni, anche se ormai è in pensione, è proprio lei a rappresentare un simbolo di quanto il rapporto tra uomini e cani sia alla base di quell'unione che rende indissolubile l'aspetto della collaborazione tra due specie che camminano nel mondo, insieme, in realtà dalla notte dei tempi.

«Penso che il salvataggio più significativo è quello che Flash ha compiuto due anni fa. Si trattava di un ragazzo di 15 anni che era stato trascinato al largo dalla corrente. Se non fossimo arrivati nel giro di venti secondi sarebbe annegato». Il legame tra Flash e Biagio è così forte che ormai non hanno più bisogno di parole per capirsi e lo si vede mentre lui racconta la loro storia e lei paziente lo osserva e poi rivolge lo sguardo sempre verso il mare, dove non può fare a meno di voler sempre tornare. «Tra me e lei si è creata una sincronia tale che quando andavamo a fare salvataggi non c'era bisogno nemmeno di guardarla perché lei sapeva esattamente dove doveva essere nei momenti in cui io recuperavo una persona. Non le dovevo nemmeno più dare il comando a riva. Io non ho più bisogno di parlare con Flash e lei non ha più bisogno di parlare con me: fra di noi basta uno sguardo e entrambi abbiamo capito ciò che ci vogliamo comunicare».

Nonostante Flash non sia più così giovane, ha ancora energia da vendere e nelle situazioni di pericolo sa bene come agire dopo tanti anni in acqua e al fianco di Biagio. Per questo è diventata un modello da emulare per tutte le unità cinofile della Scuola italiana Cani da Salvataggio che opera da anni per la sicurezza balneare in Italia. «E' la beniamina di tutti per l'età che ha e le altre coppie cercano di ripetere le sue gesta. Oltre al brevetto di salvataggio nautico dalla riva ne ha conseguito anche diversi altri: ha il brevetto per l'elisoccorso, quindi è in grado di lanciarsi dall'elicottero e anche quello per la motovedetta della Guardia Costiera, quindi sa tuffarsi in velocità». E il lavoro di Flash è stato riconosciuto a livello nazionale, ricevendo diverse onorificenze: ha la medaglia d'oro al valor cinofilo, l'Oscar per la sicurezza in mare e un'onorificenza delle Guardie ambientali di Brindisi per aver salvato un'intera famiglia. «L'onorificenza più importante l'hanno data a me – commenta D'Aniello – ma avrebbero dovuto darla a lei: ho ricevuto la cittadinanza benemerita nel Comune di Centola Palinuro. Ma mi piace pensare che l'abbiano data a lei per i salvataggi compiuti. Flash ha cambiato totalmente la mia vita:  da quando abbiamo iniziato questa attività mi ha fatto capire quanto si può essere utili per la società facendo delle piccole cose. E ci tengo a dire che tutti i cani che fanno un'attività sociale sono importanti, anche se concludono la carriera senza aver fatto nessuna operazione però se solo salvano una vita umana ne è valsa la pena».

Quella prima volta in mare insieme e quel momento in cui tutto sembrava perso

Flash e Biagio si sono incontrati la prima volta quando lei era una cucciola: «L'abbiamo portata al mare la prima volta che aveva tre mesi. Era piccola piccola e appena ha visto l'acqua si è buttata e ha cominciato a nuotare verso il largo. Sono andato a prenderla e ho dovuto fare questo per l'intera giornata, così ho pensato che avesse l'indole del salvataggio». Da quel primo giorno al suo primo intervento il tempo per Biagio sembra non essere mai passato: «E' avvenuto subito dopo il brevetto: eravamo su una scogliera e una signora era stata trascinata dalla corrente e non riusciva più a rientrare. Io ero in acqua, la stavo osservando e ad un certo punto la signora ha alzato il braccio chiedendo aiuto. Flash e io non abbiamo esitato: siamo andati entrambi subito a prenderla. L'ho attaccata ai maniglioni che sono sul dorso del cane e Flash l'ha trascinata a riva contro corrente. Quella prima volta ha dimostrato a me e lei che anche se durante le simulazioni creiamo tutte le condizioni difficili necessarie, quando poi ti trovi nella realtà delle cose in cui c'è davvero una persona che in quel momento potrebbe morire allora il tuo stato emotivo cambia notevolmente. Però noi due siamo riusciti da subito a non farci sopraffare dalle emozioni in tutti i salvataggi che abbiamo svolto perché siamo abituati ad operare in qualsiasi circostanza».

«Una volta però ho temuto per la sua incolumità – continua l'umano della coppia, mentre ancora Flash paziente aspetta di poter riconquistare le onde a così poca distanza da quel pattino su cui viene cullata sì ma dalle parole del suo umano – Eravamo andati a prendere delle persone. Di solito quando c'è qualcuno in pericolo ce n'è un'altra anche che cerca di aiutarlo e va anch'essa in difficoltà. Io avevo preso una persona che però era svenuta. Ad un certo punto toccavo, ho lasciato Flash e sono arrivato a riva. Mi accingevo a fare il massaggio cardiaco ma per fortuna l'individuo che avevo recuperato si era ripreso, era anche un medico e stava bene. A quel punto, però, non vedevo più Flash. Ho cominciato a strillare, la chiamavo dappertutto, circondato dalla gente che in queste occasioni esulta, applaude ma io ero preoccupatissimo e lei non tornava al richiamo. Ecco che all'improvviso l'ho vista arrivare dal mare con una persona attaccata dietro: era un bagnino che si era tuffato anche lui e che era andato in difficoltà e lei mi aveva lasciato perché non era più utile per me era andata da sola a fare la sua operazione di salvataggio».

Come si diventa un cane da salvataggio?

Flash è stata addestrata e ha fatto carriera nella Scuola Italiana Cani Salvataggio. «E' la più grossa organizzazione cinofila del mondo – sottolinea Biagio D'Aniello – Ci sono migliaia di allievi, circa 400-500 unità cinofile che sono operative su tutto il territorio costiero nazionale e ci sono sedi in tutte le Regioni. Noi facciamo parte della scuola del Tirreno meridionale. In questi 30 anni d'attività la SICS ha tratto in salvo almeno 400 vite». Il lavoro che umani e cani svolgono per l' attività di salvataggio è in simbiosi quindi ci dev'essere un'intesa perfetta tra le due specie. «Le prime fasi non sono un addestramento vero e proprio ma una cura dell'aspetto relazionale: impariamo a capirci, interagiamo con tutta una serie di esercizi che sono stati strutturati proprio dalla Scuola e poi solo quando questo legame si è consolidato parte l'addestramento tecnico vero e proprio a terra e in acqua».

I cani come Flash hanno una predilezione per l'aspetto collaborativo e si lavora su quello, sulla gioia e il benessere che provano nel relazionarsi al loro umano di riferimento e insieme a lui fare attività che sono così gratificanti. L’addestramento tecnico consiste nella simulazione di situazioni di emergenza in cui il cane impara diverse tecniche di salvataggio e a riconoscere  i segnali di pericolo.

Ci sono delle razze che sono più predisposte per questo tipo di attività nautica sia dal punto di vista fisico che dal punto di vista psicologico, ad esempio i Labrador, i Golden Retriever e i Terranova: sono sicuramente meglio "attrezzati" a livello di motivazioni e morfologicamente per questo tipo di lavoro. «Hanno uno strato di grasso più spesso nella pelle che li protegge dall'ipotermia – spiega il professore – Hanno una coda da lontra, a timone, che possono utilizzare per cambiare direzione. Hanno un'estesa palmatura delle zampe e hanno la possibilità di poter chiudere le narici e tutta una serie di caratteristiche fisiche che li rendono idonei per questa attività. Naturalmente ci sono anche delle caratteristiche psicologiche come per esempio l'amore per il mare e per l'acqua... insomma a loro piace nuotare».

Ad imparare però non è solo il cane ma anche il conduttore e quasi Flash sembra suggerire a Biagio di ricordare quest'aspetto fondamentale con uno sguardo eloquente perché concluda il suo discorso mentre dal suo punto di vista probabilmente sarebbe meglio andare a tuffarsi: «Durante le attività addestrative che svolgiamo facciamo tutta una serie di esercizi per stringere il legame fra noi e loro. E così sicuramente cambia proprio il nostro modo di muoverci, di agire e di comunicare col cane e si salda per sempre un rapporto unico che ti modifica proprio l'approccio alla vita. Una volta, durante un salvataggio, sono riuscito a raggiungere la persona in difficoltà. Poi è arrivato un bagnino con il baywatch e io ho preferito attaccare la persona al baywatch con la cima, per cui entrambi sono stati tratti a riva rapidamente e io sono rimasto in acqua ma non riuscivo più a rientrare con il mio cane. La gente in spiaggia se ne è accorta e ha cominciato a dire: "Il bagnino è in pericolo!". C'erano anche le mie figlie e mia moglie le teneva per mano: erano ovviamente preoccupate ma alla fine sono rientrato. Quando sono arrivato sul bagnasciuga, mi sono rivolto alla mia bimba più piccola che piangeva e le ho detto: "Perché piangi? Eri preoccupata per papà?". E lei mi ha risposto: no per Flash!". Questo solo per far capire che cosa vuol dire quando un cane fa davvero parte della tua famiglia».

«Il cane da salvataggio – conclude Biagio D'Aniello, ritornando sull'importanza del lavoro che questi animali fanno per noi umani  – offre numerosissimi vantaggi: il traino, arriva a riva più veloce e riesci a prendere più persone contemporaneamente perché una la tieni tu, l'altra la attacchi al cane. Loro sono addestrati ad andare al segnale di aiuto e agli spruzzi d'acqua e operano con una imbracatura che offre una serie di maniglioni che servono per fare agganciare le persone. Il soggetto in difficoltà viene agganciato con una mano e bloccato con la tecnica del bagnino e successivamente la mano del conduttore aggancerà il maniglione del giubbotto di salvataggio del cane che capirà così che quello è il momento in cui dovrà cominciare a trainare e arrivare a riva. Chiaramente il cane dovrà trainare due persone e di solito l'operatore di salvataggio nuota anche con le sue gambe e così ha un vantaggio rispetto al bagnino perché… sei zampe sono meglio di due».

Credits Video

Direzione creativa: Aniello Ferrone

Riprese: Simone Iavazzo, Francesca Iandorio

Montaggio: Francesca Iandorio

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Diana Letizia
Direttrice editoriale
Giornalista professionista e scrittrice. Laureata in Giurisprudenza, specializzata in Etologia canina al dipartimento di Biologia dell’Università Federico II di Napoli e riabilitatrice e istruttrice cinofila con approccio Cognitivo-Zooantropologico (master conseguito al dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università di Parma). Sono nata a Napoli nel 1974 e ho incontrato Frisk nel 2015. Grazie a lui, un meticcio siciliano, cresciuto a Genova e napoletano d’adozione ho iniziato a guardare il mondo anche attraverso l’osservazione delle altre specie. Kodami è il luogo in cui ho trovato il mio ecosistema: giornalismo e etologia nel segno di un’informazione ad alta qualità di contenuti.
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