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13 Marzo 2024
16:13

“Finché morte non ci separi”: i resti di cani e cavalli insieme agli umani nella necropoli di Seminario Vescovile

La necropoli, risalente a un periodo tra il III e il I secolo avanti Cristo, ha restituito la fotografia di una comunità che era legata a quelli che per noi oggi sono definiti "animali domestici", in cui il rapporto si estendeva oltre la morte ma non ci sono prove che si trattasse di amicizia.

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Un bambino sepolto accanto a un cane, un ragazzo insieme a un cavallo, un uomo con un cagnolino e una donna con un altro cavallo. È quanto è emerso dagli scavi che sono stati effettuati nella necropoli di Seminario Vescovile, a Verona, e che sono oggetto di uno studio recentemente pubblicato su Plos One.

La necropoli, risalente a un periodo tra il III e il I secolo avanti Cristo, ha restituito la "fotografia" di una comunità che era legata a quelli che per noi oggi sono definiti "animali domestici", in cui il rapporto si estendeva oltre la morte, tanto che gli archeologi hanno valutato che tra le persone sepolte non vi era vincolo di parentela. Questo aspetto ha permesso di ipotizzare che la presenza di animali al fianco delle persone nella sepoltura non era dovuta a un precedente rapporto utilitaristico.

Ma la ragione per cui questi animali sono stati messi accanto ai corpi umani rimane un mistero e non si deve pensare che sia necessariamente dovuto ad un rapporto di familiarità o amicizia.

Spesso, infatti, quando emergono questi studi si tende a dare sui media una interpretazione che spinge sul lato affettivo, mentre nell'articolo scientifico gli esperti da subito sottolineano che non si conoscono le motivazioni e che quelle che vengono fatte sono delle ipotesi scaturite da altri studi avvenuti in merito a casi simili.

«Le cause culturali che portano a questo comportamento mortuario osservato sono oscurate dall’opacità della documentazione archeologica e dalla mancanza di fonti scritte – specificano gli autori dello studio – Abbiamo applicato un approccio interdisciplinare (zooarcheologici, antropologici, archeologici, paleogenetici e isotopici) per esplorare la deposizione funeraria di resti animali e la natura delle sepolture congiunte uomo-animale e siamo arrivati alla conclusione che i dati isotopici di due cani analizzati suggeriscono strategie di gestione diverse per questi animali, possibilmente legate a fattori economici e/o rituali».

Su 161 inumazioni analizzate, 16 includevano i resti di animali che potevano però essere parte della dieta alimentare degli esseri umani dell'epoca, mentre appunto le quattro tombe con dentro i cavalli e i cani hanno permesso agli esperti di arrivare a una conclusione diversa: «Erano animali che non svolgevano un "ruolo dietetico". I cani sembrano condividere una rilevanza rituale comparabile con i cavalli. Con l'unica differenza che questi ultimi, analogamente a quanto osservato in Gallia, sono rappresentati anche da arti isolati o elementi di arti».

La rappresentazione anatomica dei resti di cani (un cranio e due scheletri completi) e la mancanza di segni di macellazione, però  «non supportano il loro consumo rituale né il loro utilizzo come offerte di cibo. Piuttosto, e soprattutto nel caso dei due scheletri conservati, suggeriscono che l'animale sia stato sacrificato, forse a causa di un preciso simbolismo associato ai cani in questa cultura».

Dal punto di vista religioso, infatti, gli esperti ricordano che «il cane era associato agli inferi: un collegamento tra i cani e l’aldilà può essere trovato nel tempo e nello spazio con esempi provenienti dall’antico Egitto, dalla Scandinavia, dalle culture classica e gallo-romana. Questo collegamento tra cani, morte e aldilà è sopravvissuto anche in alcune regioni dell'Italia meridionale (Sicilia, Puglia, Basilicata e Campania)».

La deposizione di animali interi o di parti di animali è una componente importante dei rituali funerari tra le diverse società e culture nel corso dei secoli ed è spesso attestata archeologicamente da resti faunistici rinvenuti in contesti funerari. Un discorso a parte, però, nell'arco di secoli di storia prima e dopo Cristo, meritano appunto i cani e i cavalli e questo articolo scientifico riesce a darci una panoramica completa sulla presenza di questi due animali accanto agli esseri umani anche dopo la morte.

Ciò che lo studio mette in evidenza, infatti, è che: «Il cavallo domestico (Equus caballus) divenne rapidamente economicamente e militarmente centrale nelle società eurasiatiche. Si può collegare la comparsa dei cavalli in contesti funerari e rituali alla loro importanza in rapida crescita e al loro ruolo come status symbol a partire dall'età del bronzo eurasiatica».

Per quanto riguarda i cani, invece, così gli esperti riassumono il lungo "viaggio nell'oltretomba" con gli uomini:«La loro comparsa nelle sepolture umane è documentata archeologicamente almeno dal tardo Paleolitico, la prima testimonianza di questa usanza è quella di Born-Oberkassel (Germania, 12290–12050 cal. a.C.). La comparsa di questi animali in contesti funerari, associati o meno a tombe umane, presenta una distribuzione geografica notevole, con reperti identificati in Eurasia e nelle Americhe e un'estensione cronologica che va dal Paleolitico all'epoca contemporanea».

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