Con i loro inconfondibili colori i panda giganti sono tra gli animali più riconoscibili al mondo. Le loro macchie bianche e nere hanno certamente contribuito a restituire un immagine ancora più buffa e simpatica dell'orso che ama il bambù, tuttavia sono sempre state un mistero da un punto di vista biologico. Ma in natura si sa, nulla è lasciato al caso e finalmente l'enigma è stato risolto: i colori e i disegni dei panda li rendono animali inaspettatamente mimetici: potrà infatti anche sembrare controintuitivo ma ciò che rende tanto evidente e riconoscibile il panda lo aiuta proprio a camuffarsi e a nascondersi nell'ambiente. Sono questi i risultati di un nuovo studio appena pubblicato su Scientific Reports.
In natura la maggior parte dei mammiferi sono grigi o marroni, colori che anche a uno sguardo non esperto vengono immediatamente associati al criptismo, ossia la capacità di mimetizzarsi e confondersi con l'ambiente circostante, come rocce e sottobosco. Esistono però alcune eccezioni che hanno fatto completamente saltare questo schema, come le zebre, le orche oppure i panda, appunto.
E per poter dare un senso alla colorazione a quest'orso che ama rotolarsi nella cacca di cavallo, un team internazionale che include ricercatori dell'Università di Bristol, dell'Accademia cinese delle scienze e dell'Università di Jyväskylä, ha utilizzato delle tecniche di analisi delle immagini incredibilmente moderne e sofisticate.
Gli scienziati sono partiti dalle rare foto di panda scattate nel loro habitat naturale. Analizzandole hanno scoperto che le macchie nere si fondono sorprendentemente bene con i colori scuri dei tronchi degli alberi, mentre la parte bianca della pelliccia li aiuta confondersi con le foglie più chiare, le rocce e, ovviamente, con la neve tanto amata da questi ursidi.
Inoltre le poche parti marrone chiaro, spesso presenti tra il bianco della pelliccia, si abbinano perfettamente al colore di fondo della foresta, fornendo un colore intermedio che attenua il contrasto netto tra il bianco e il nero. Questa ipotesi è stata testata sia utilizzando modelli visivi umani, sia quelli di dicromatici di cani e gatti, più vicini ai potenziali predatori naturali dei panda, come tigri, leopardi e cuon. La loro vista è molto diversa dalla nostra e percepisce prevalentemente due colori dominanti invece che tre, come accade per l'uomo. Quella dei cani sui colori blu-violetto e il giallo, così come quella dei gatti. Entrambi non sono in grado di vedere invece il rosso.
I colori visti dal tuo cane
Successivamente, i ricercatori hanno esaminato anche una seconda forma di mimetismo, quella che i biologi chiamano disruptive coloration. Si tratta di un tipo di mimetismo criptico – usato anche per l'abbigliamento e i veicoli militari – che "rompe" con colori molto contrastati la forma di un animale, rendendola meno riconoscibile nel suo insieme. Nel caso dei panda, che hanno un aspetto da orso chiaramente riconoscibile, il contrasto tra bianco e il nero li rende meno identificabili come tali, soprattutto dalla lunga distanza. Da vicino, quindi, i colori li aiutano a confondersi meglio con l'ambiente, mentre da lontano spezzano i contorni rendendolo meno evidente la sua sagoma.
Infine gli scienziati hanno utilizzato una nuova tecnica di analisi e mappatura dei colori per confrontarli con quelli di altri animali già noti per le loro capacità di camuffamento. I risultati delle analisi hanno confermato che i colori criptici del panda erano del tutto paragonabili con gli schemi di altre specie tradizionalmente considerate mimetiche.
Questo studio sfata finalmente il mito dei panda giganti come animali palesemente evidenti nel loro habitat naturale. Un nuovo punto a favore per un animale ironicamente etichettato come pigro, indolente e quasi non adatto a sopravvivere in natura. Adesso lo sappiamo: agli occhi di una tigre il panda è in realtà un animale sorprendentemente ben mimetizzato.