Mammiferi, uccelli e rettili, senza dimenticare gli invertebrati: sono più di 20 milioni gli animali morti bruciati vivi negli incendi che hanno devastato ettari di terreno in Sardegna principalmente, ma anche in Calabria e Sicilia. E seppur solerte non è purtroppo servito l’intervento dei Vigili del Fuoco, i quali non sono riusciti a evitare che le fiamme raggiungessero la fauna selvatica, quella allevata e gli animali domestici, soffocandoli e carbonizzandoli.
Un numero impressionante che spaventa e allarma anche l’Associazione Gaia Animali & Ambiente che, con una lettera diretta personalmente al Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, chiede di fermare l’inizio della stagione della caccia almeno in quelle Regioni in cui incendi e siccità hanno devastato ettari di terreno e popolazioni intere di animali.
«La gravissima situazione idrica che sta colpendo molte Regioni, soprattutto dell’Italia centrale e meridionale, in molti casi aggravata da estesi incendi, ha creato non solo gravi danni alle colture e al patrimonio naturale, ma ha messo in ginocchio la fauna selvatica» spiega il presidente di Gaia Edgar Meyer.
«Molti animali si stanno spostando e concentrando nelle poche aree dove ancora ci sono raccolte d’acqua oppure, quelli sopravvissuti agli incendi, in aree inusuali e poco favorevoli. Ma in questo contesto di emergenza ambientale drammatica, l’apertura dell’attività venatoria creerebbe ulteriori elementi di difficoltà per una fauna sottoposta già troppo ad una situazione particolarmente critica».
E poiché molte Regioni non hanno tenuto in considerazione questo stato di emergenza prevedendo addirittura nei loro calendari venatori delle preaperture della stagione già a settembre per alcune specie, l’Associazione è davvero in allarme: «Chiediamo che in osservanza del comma 1 dell’art. 18 della Legge 11 febbraio 1992 n. 157 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio) si valuti l’opportunità almeno di un posticipo dell’apertura dell’attività venatoria in quelle Regioni coinvolte da queste situazioni di poca pioggia e di estrema siccità».
Tra queste le più a rischio sono senz’altro Calabria, Sardegna, Sicilia, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Umbria, parte di Abruzzo e Puglia.