Sid, giovane capovaccaio nato in cattività e liberato in natura nel maggio 2022, è stato gravemente menomato da una turbina eolica in Basilicata e non potrà più volare.
A comunicare la triste notizia – ancora più drammatica alla luce dell’altissimo rischio estinzione di questi rapaci – è il Cerm (Centro Rapaci Minacciati), che sta portando avanti ormai da diversi anni un programma di ripopolamento per il capovaccaio, il Progetto LIFE Egyptian vulture, basato su esemplari nati in cattività e poi reintrodotti in natura. Sid faceva parte proprio di questo programma, ma il 18 luglio scorso una turbina eolica del mega impianto che sorge nel Comune di Lavello (PZ) ha amputato di netto la parte terminale della sua ala sinistra. Il piccolo avvoltoio non potrà quindi più volare, è anzi «un miracolo che sia ancora vivo – fanno notare dal Cerm – infatti, se l’impatto con la pala eolica fosse avvenuto pochi centimetri più in là non avrebbe avuto scampo».
Gli esperti hanno scoperto quanto accaduto grazie al GPS di cui Sid, come tutti i capovaccai che fanno parte del programma, era dotato, e che ha permesso di documentare anche la dinamica del grave incidente. La sua localizzazione permanente sotto una pala eolica ha fatto scattare l’allerta, e il piccolo avvoltoio è stato individuato e recuperato dal locale referente di Italia Nostra Vitantonio Iacoviello e dal titolare della limitrofa azienda agricola. Il capovaccaio gravemente ferito è stato poi consegnato ai responsabili del CRAS di Matera, Matteo Visceglia e Mariangela Francione. Attualmente è curato dai veterinari Olimpia Lai e Flavio Pesce, ma pur ristabilito il suo destino è quello di trascorrere la vita in una voliera.
La storia di Sid, capovaccaio nato in cattività
Sid è nato nel 2021 al CERM Centro Rapaci Minacciati, in Toscana, una struttura nella quale l’omonima associazione si occupa da anni di riprodurre in cattività questa specie per liberare in natura i giovani nati e rafforzare così una popolazione che corre un grave rischio di estinzione (in Italia sono censite una decina di coppie nidificanti). Il pulcino era stato assistito dagli esperti del Cerm durante la schiusa dell’uovo, e il suo allevamento era stato completamente effettuato dagli stessi operatori per circa un mese e mezzo a causa della mancanza di capovaccai che fungessero da genitori adottivi. Erano stati messi in atto una serie di accorgimenti per garantire il corretto “imprinting” di Sid, e renderlo consapevole di essere un capovaccaio, così da consentirgli in futuro di adottare i comportamenti tipici della sua specie.
«La riproduzione in cattività del capovaccaio è un’attività molto specialistica, complessa e delicata, alla quale il Cerm si dedica da molti anni – spiegano dal centro – dal 2003 i soci dell’Associazione hanno iniziato ad effettuare i rilasci in natura dei giovani nati e dal 2017 queste attività vengono svolte con il coordinamento di Ispra nell’ambito del progetto LIFE Egyptian vulture, un progetto cofinanziato dall’Unione Europea che punta a migliorare lo stato di conservazione del capovaccaio attraverso la realizzazione di vari interventi in quattro regioni italiane (Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia). Dal 2017 al 2022 nell’ambito di questo progetto europeo sono stati liberati 23 capovaccai, tutti nati e allevati al Cerm».
Il futuro cancellato di Sid e le speranze infrante per la specie
Sid era stato liberato in Basilicata, nel Parco Regionale della Murgia Materana, il 16 maggio 2022, e si era adattato perfettamente alla vita selvatica. Aveva volato tra Basilicata e Puglia ed era riuscito ad alimentarsi autonomamente, tanto che non aveva neanche frequentato i punti di alimentazione che sono attivi nell’ambito del progetto LIFE Egyptian vulture nel Parco della Murgia Materana e nel Parco Terra delle Gravine.
L’incidente con la turbina eolica ha vanificato tutti gli sforzi fatti per farlo nascere e consentirgli di tornare in libertà, incontrare una compagna e dare alla luce nuovi capovaccai (come accaduto invece a Sara, capovaccaio nata al Cerm che una volta reintrodotta in natura si è riprodotta): «Per i capovaccai e per molte altre specie di uccelli gli impianti eolici rappresentano una trappola micidiale, un pericolo del quale non sono minimamente in grado di rendersi conto – sottolineano dal Cerm – Queste strutture vengono spesso costruite in aree frequentate dai rapaci ma, purtroppo, non è raro che i documenti che portano al rilascio delle autorizzazioni per la loro costruzione non siano affatto accurati per quanto riguarda le specie avifaunistiche presenti ed il pericolo che corrono. Le punte delle pale superano facilmente la velocità di 250 km/h non dando scampo agli uccelli che si avvicinano a questi giganteschi impianti eolici».