Milano è una città sorprendente: non solo per il fermento che la anima nonostante la pandemia, ma perché esistono degli angoli che ti appaiono all’improvviso che mai ti aspetteresti in una metropoli. E invece, nella zona di Porta Venezia, basta passare vicino ai giardini di Villa Invernizzi (sì quello dello stracchino) precisamente al numero 9 di via dei Cappuccini per immergersi con lo sguardo in un mondo alternativo, fatto di flora e fauna incredibili. Molti lo sanno, chi non è milanese meno, ma proprio qui – i giardini sono chiusi al pubblico – vive una colonia di fenicotteri rosa. Passando frettolosamente potrebbero non colpire l’attenzione, ma soffermandosi con un po’ più di calma, invece, eccoli che appaiono, completamente incuranti del loro pubblico, uno dopo l’altro in tutta la loro eleganza.
Perché i fenicotteri di Villa Invernizzi non volano più
La colonia è molto bella da vedere e i fenicotteri sembrano essersi adattati a quell'habitat. Ma, il motivo per cui sono sempre lì, nonostante il passare del tempo, non è perché necessariamente ci stanno bene. I fenicotteri, più che altro, non possono andarsene perché non possono più volare. La lunghezza delle loro penne alari, infatti, è costantemente tenuta sotto controllo attraverso il clipping, una pratica che prevede l'accorciamento delle ali remiganti per impedire agli uccelli nati e allevati artificialmente dall’uomo di volare via.
Taglio delle ali remiganti, pratica controversa
Il taglio delle remiganti, ovvero le grandi penne delle ali destinate al volo, distinte in primarie e secondarie, consiste nel recidere con le forbici le penne non vascolarizzate. Alcuni ritengono che se il taglio è fatto correttamente, l’animale non prova dolore. Altri che, in ogni caso, il taglio può causare dei problemi di irritazione nel momento in cui ricominciano a crescere. Su tale pratica, il tema è molto controverso. Da una parte c’è chi sostiene che proteggerebbe gli animali che non essendo nel loro habitat naturale, volando via, rischierebbero di morire. Dall’altra, chi pensa invece che si tratti di una vera e propria mutilazione: infatti, per gli uccelli il volo è anche un modo per difendersi dai pericoli e il non riuscire a farlo provoca loro un grande stress nonché forte frustrazione. Sicuramente è ancora largamente diffusa come pratica: non è illegale, ma può rientrare decisamente nel maltrattamento animale.
La storia dei fenicotteri rosa di Villa Invernizzi
La loro storia risale agli inizi degli anni 70, quando Romeo Invernizzi acquistò la villa. La presenza dei fenicotteri fu la conditio sine qua non: il conte sarebbe andato a vivere in città lasciando la sua campagna e facendo così contenta la moglie. Si trattava di esemplari catturati e portati in Italia dal Cile e dall’Africa quando ancora l’Italia non aveva aderito al CITES, l’accordo internazionale tra Stati che nacque al fine di proteggere flora e fauna a rischio di estinzione, regolando e monitorando il loro commercio. Il nostro paese lo fece poi nel 1980. Invernizzi prima di morire, essendo senza eredi, aggiunse nel suo testamento una nota che obbligava la Fondazione Invernizzi, che ha sede a Villa Invernizzi, a occuparsi dei suoi amati animali, oggi nutriti da un custode sempre presente.