Nelle scorse ore aveva fatto molto discutere l'ennesima iniziativa che prevedeva l'esposizione in strada di un'aquila reale da falconeria. È successo a Civita di Bagnoregio, in provincia di Viareggio, uno dei borghi più belli e visitati d'Italia. Il rapace era destinato a restare legato per ore su un trespolo sotto al sole, solamente per permettere ai turisti di passaggio di scattare una foto ricordo. A denunciare l'iniziativa è stata la LAV, che ha immediatamente lanciato un appello al sindaco Luca Profili.
La risposta del Sindaco non si è fatta attendere e attraverso un commento su Facebook ha assicurato che avrebbe immediatamente fermato l'attività: «Premesso che non era intenzione del comune dare continuità all'iniziativa, abbiamo provveduto a comunicare agli organizzatori l'interruzione di questa attività. Credo sia superfluo sottolineare la volontà del comune di Bagnoregio di tutelare l'ambiente ed il bene di tutti gli esseri viventi anche a garanzia dello sviluppo ecosostenibile di questo territorio» – si legge nel commento.
La LAV, dal canto suo, ha ringraziato la pronta e positiva risposta di Luca Profili ma ha dichiarato che inoltrerà una richiesta formale ai Carabinieri Forestali per chiedere il loro intervento a verifica delle condizioni di detenzione dell'aquila. Esporre aquile, falchi, gufi e altri rapaci da falconeria in strada o in piazza è una pratica comune soprattutto nei borghi e nelle rievocazioni medievali, eventi sempre più diffusi in moltissime città italiane.
Si tratta di uno dei tanti tentativi da parte di chi ancora pratica la falconeria di rievocare i vecchi fasti e, soprattutto, di trovare una nuova collocazione a un'antica arte, ormai andata in disuso, criticata duramente dalla maggior parte delle associazioni ambientaliste e ornitologiche.
Nata come antica pratica venatoria particolarmente diffusa tra i nobili del Medioevo, la falconeria oggi viene considerata un'attività anacronistica e ormai eticamente inaccettabile, che oltre ad incentivare la detenzione e il commercio di animali selvatici, continua ancora ad alimentare indirettamente il bracconaggio e la cattura dei pulli al nido per il mercato nero, com'è successo appena il mese scorso in Sicilia con due pulli della rara aquila del Bonelli.
Tenere legato a un trespolo un rapace "progettato" per volare su distanze sconfinate, per giunta sotto al sole ed esposto esclusivamente per compiacere curiosi e turisti, dovrebbe essere oggi un'attività non più permessa. Anche in virtù del recente inserimento nella nostra Costituzione della tutela degli animali. Per quanto la falconeria rappresenti una pratica antica, di nobili origini e dall'innegabile valore culturale, ha ormai fatto il suo tempo e crediamo sia avvero arrivato il momento di metterla da parte.