Convivere con gabbiani, cornacchie e piccioni in città può non essere semplice, lo sa bene chi vive a Roma, dove soprattutto a causa dell'emergenza rifiuti gli uccelli urbani aumentano sempre più. Nel tentativo di dissuaderli e tenerli lontani qualcuno ha pensato quindi di legare una coppia di poiane di Harris sulla terrazza del sesto piano di Palazzo Senatorio, al Campidoglio.
La decisione di tenere incatenati i due rapaci sul tetto ha fatto ovviamente discutere e l'OIPA ha inviato un esposto alla Polizia Municipale e all'Asl Roma 1 contro l'utilizzo della falconeria. Le immagini delle due poiane legate sul tetto sono state inoltre diffuse in un video anche dal consigliere leghista Fabrizio Santori.
I due rapaci, annunciati da stampa e media come "falchi imperiali", in realtà non sono falchi ma appunto poiane di Harris (Parabuteo unicinctus), specie americana tra le più utilizzate nella falconeria. A dire il vero in italiano non esiste alcun uccello con quel nome, ma pignolerie a parte la scelta dell'uso dei rapaci come "servizio di sicurezza" per allontanare gli "uccelli fastidiosi", già in voga nella Capitale da qualche anno, viola palesemente le più basilari norme di tutela animale, oltre a essere un sistema di dissuasione completamente inutile.
L'Organizzazione Internazionale Protezione Animali ha perciò lanciato un ultimatum al Comune per spingerlo a fare un passo indietro, sia perché la decisione violerebbe il Regolamento comunale sulla tutela degli animali, sia per verificare documenti e autorizzazioni necessarie che consentirebbero al proprietario/detentore di esporre gli animali in quel luogo.
Tra l'altro, in quanto predatori, le poiane potrebbero tranquillamente cacciare altri piccoli uccelli protetti, trasformandosi così in uno strumento venatorio vietato.
Come abbiamo più volte affrontato sulle pagine di Kodami, l'idea di sfruttare i rapaci per spaventare gli uccelli in città, rappresenta un tentativo della falconeria di trovare una nuova e più accettabile immagine pubblica che sia al passo coi tempi.
Nata come antica pratica venatoria particolarmente diffusa tra i nobili del Medioevo, la falconeria oggi viene considerata dalla maggior parte delle principali associazioni ornitologiche un'attività anacronistica ormai eticamente inaccettabile, che oltre ad incentivare la detenzione e il commercio di animali selvatici, continua ancora ad alimentare indirettamente il bracconaggio e la cattura dei pulli al nido per il mercato nero.
Anche per quanto riguarda il controllo sugli "uccelli problematici", sebbene falchi e altri rapaci, in quanto predatori, potrebbero sembrare "utili", sono in realtà uno strumento poco efficace e scarsamente produttivo. Occorrerebbe considerare l'incisività del metodo in maniera più ampia e a lungo termine, non in modo episodico. I falchi pellegrini (Falco peregrinus), per esempio, hanno ormai colonizzato quasi tutte le città del mondo, comprese grandi metropoli come Napoli, Milano e appunto Roma.
Vivono quasi esclusivamente di piccioni, storni e altri uccelli di urbani, ma questo crescente inurbamento dei predatori sembra però non avere alcun effetto sul controllo numerico o sull'allontanamento degli altri uccelli in città che, al contrario, continuano a prosperare e ad affollare piazze, parchi e giardini. Anche laddove venissero allontanati con efficacia dai falconieri, gli uccelli ritornerebbero non appena i rapaci cessano di volare, come accade in qualsiasi contesto in cui convivono prede e predatori.
Tenere legate due poiane su un tetto non sembra quindi essere la più brillante delle idee, sia per le condizioni in cui sono detenute sia per tenere lontani i gabbiani, che tra l'altro sono ben più grossi e aggressivi dei due rapaci. Ci auspichiamo quindi che il Comune decida di ricorrere a metodi dissuasivi più etici e rispettosi della vita animale. E per quanto la falconeria rappresenti una pratica antica, di nobili origini e dal forte valore culturale, ha ormai fatto il suo tempo e crediamo sia avvero arrivato il momento di metterla da parte.