Mentre la guerra tra Russia e Ucraina prosegue a Kharkiv, una delle città più colpite dai bombardamenti, si continua a soccorrere e ad evacuare persone e animali. Dopo settimane di emergenza e difficoltà logistiche, lo staff del delfinario Nemo ha annunciato che la maggior parte degli animali detenuti nel parco marino sono stati finalmente evacuati. Delfini, foche e leoni marini sono stati trasferiti al delfinario di Odessa dove, si spera, potranno trovare maggiore tranquillità.
A differenza del Feldman Ecopark di Kharkiv, che fin da subito nonostante le difficoltà è riuscito a portare avanti diverse operazioni di salvataggio, evacuare delfini e altri animali così legati all'acqua non è affatto semplice. Ma lo staff del parco, assistito da veterinari, addestratori e tecnici specializzati, è riuscito a mettere in sicurezza e a caricare sui camion diversi animali. Ciononostante, non è stato possibile evacuare tutti.
A Kharkiv, infatti, sono rimaste le due beluga Plambir e Neve, e un piccolo di delfino nato da poco assieme ai suoi genitori. Troppo rischioso spostarli, almeno per il momento. Gli animali del delfinario Nemo, dopo le atrocità e le sofferenze dovute alla cattività, dovranno ancora affrontare lo stress e il terrore della guerra e delle bombe.
Delfini e altri cetacei in particolare, come le orche, sono purtroppo ancora largamente diffusi nei delfinari e nei parchi marini di tutto il mondo. Animali sociali e dalle eccezionali capacità cognitive, sono tra quelli che soffrono maggiormente la cattività, dove fin troppo spesso accadono morti precoci e incidenti, sia tra gli animali che con gli addestratori.
Forzatamente allevati e costretti a riprodursi in vasche minuscole o ancora oggi addirittura catturati in natura come accade a Taiji, sono tra 2mila e 3mila i cetacei in cattività in tutto il mondo. Sebbene Taiji sia il più grande centro mondiale per il commercio di delfini vivi, le catture nelle baia stanno calando anno dopo anno, ma è necessario abbandonare del tutto queste pratiche crudeli il prima possibile e c'è ancora molto lavoro da fare.
Nel frattempo, per gli animali ancora rimasti a Kharkiv, la speranza è quella di poterli trasferire il prima possibile. Non bastavano le atrocità della cattività e degli spettacoli, ci si è messa ora anche la guerra.