Oggi, domenica 12 maggio 2024, si celebra la Festa della Mamma, una ricorrenza pensata per celebrare l'amore delle mamme nei confronti dei loro figli. Una relazione che assume particolare importanza nel regno animale quando si parla a specie la cui sopravvivenza è appesa a un filo, come per l'orso bruno marsicano, la sottospecie più rara al mondo di cui restano appena 60 individui.
Le madri di orso bruno marsicano hanno un compito cruciale per la loro specie. Questi orsi sono una sottospecie endemica dell'Appennino centrale italiano ed è geneticamente differenziata dall'orso bruno europeo che è possibile trovare sulle nostre Alpi. L'isolamento e la minaccia dell'essere umano però hanno ridotto moltissimo questa popolazione portandola quasi sull'orlo dell'estinzione. Oggi questo orso è monitorato e protetto da enti e associazioni, come il Parco d'Abruzzo e il WWF.
Proprio il WWF quest'anno ha deciso di dedicare la Festa della Mamma all'orsa marsicana. Una scelta che cade a quasi un anno dalla morte della mamma orsa più famosa della specie, quella di Amarena, uccisa a colpi di fucile il 31 agosto 2023 mentre si trovava in un pollaio di San Benedetto dei Marsi. Amarena ha lasciato due cuccioli che dopo essere sopravvissuti da soli all'ibernazione invernale sono tornati a farsi vedere sulle montagne abruzzesi.
Una mamma premurosa
I piccoli dell’orso marsicano, generalmente due, raramente tre, nascono durante l’ibernazione, tra dicembre e gennaio, in tana. È lì che verranno allattati e passeranno i primi mesi di vita. Mamma orsa se ne prenderà cura fino alla primavera del secondo anno quando i cuccioli, conosciuto ormai il territorio, le risorse e i pericoli cominceranno a rendersi autonomi e ad allontanarsi dalla madre, disperdendosi e colonizzando nuovi territori. Ecco perché dopo la morte drammatica di Amarena, la preoccupazione da parte degli addetti ai lavori e dei cittadini era tanta per la sorte dei cuccioli, che avevano appena 7-8 mesi quando la mamma fu uccisa da una fucilata.
Monitorati dal personale del Parco, sono riusciti comunque a cavarsela. Nell’anno e mezzo di cure parentali della madre, questa non solo protegge i cuccioli dai pericoli, ma insegna loro a muoversi, a capire dove sono le risorse stagionali: mentre infatti gli orsi in primavera si nutrono prevalentemente di piante erbacee, in estate la loro dieta si arricchisce delle proteine derivanti dagli insetti, soprattutto formiche, e di frutta fresca (mele, pere, ciliege, fichi e altri frutti) e in autunno la loro dieta è composta soprattutto da frutta secca come faggiole e ghiande, utili per accumulare grasso per l’inverno. La conoscenza del territorio è quindi fondamentale per gli orsetti per superare la fase di svezzamento e garantire loro “lunga vita”.
La sottospecie più rara del mondo
Gli orsi bruni marsicani vivono nelle aree montuose comprese tra Abruzzo, Lazio e Molise. In media ogni anno muoiono due orsi in Appennino: un numero terribilmente elevato per una popolazione così piccola, endemica di un territorio che potenzialmente potrebbe ospitarne più di 200.
Per dare all’orso bruno marsicano concrete possibilità di sopravvivere in futuro è necessario innanzitutto diminuire drasticamente la mortalità di origine umana e migliorare la connettività ambientale, lavorando anche per favorire l’accettazione sociale da parte delle comunità locali. La convivenza pacifica con la ‘nostra’ specie è uno degli obiettivi primari e per raggiungerlo occorre lavorare su più fronti, compreso quello della prevenzione dell’insorgenza di comportamenti confidenti, che mettono a rischio in primis la sopravvivenza di questi individui.
Il progetto Orso
Il progetto WWF Orso 2×50 si pone l’ambizioso obiettivo di raggiungere il numero minimo vitale di 100 orsi marsicani entro il 2050, intervenendo sulle principali minacce. La sopravvivenza di questa sottospecie unica dipenderà da quanto saranno efficaci le azioni messe in campo nei prossimi anni. Tutelare l’orso bruno marsicano è cruciale per mantenere l’ecosistema dell’Appennino integro e funzionale e per preservare la sua storia evolutiva, unica anche perché legata alla secolare coesistenza con l’uomo.
Il WWF lavora soprattutto nelle aree di recente espansione dell’orso, con l’obiettivo di diminuire i rischi di mortalità per investimento stradale e per bracconaggio, migliorare l’accettazione sociale delle comunità locali e mitigare il conflitto tra l’orso e allevatori e/o apicoltori. Per diminuire il rischio di mortalità per investimento stradale il WWF interviene sulle strade a maggiore rischio con l’installazione di dissuasori anti-attraversamento, dispositivi che costituiscono vere e proprie “barriere virtuali”. Minimizzare i conflitti con le comunità locali e incrementare la tolleranza sono passi fondamentali per garantire la sopravvivenza dell’orso in Appennino.
Per questo il WWF supporta allevatori e apicoltori donando recinzioni elettrificate in grado di mitigare il rischio di incursioni di orso e di danni a bestiame e arnie. Infine, il WWF lavora per sensibilizzare le popolazioni locali e i turisti, promuovendo buone pratiche di comportamento da adottare in aree di presenza di orso.