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30 Agosto 2024
18:13

Esistono razze di gatti che amano il contatto fisico con gli umani?

Secondo uno studio statunitense alcune razze sembrano essere più propense a ricercare il contatto con le persone rispetto ad altre. Tra queste ci sono Korat, Orientali e Abissini.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Non esistono razze di gatti per genetica più amanti rispetto ad altre del contatto fisico. E questo perché nel gatto domestico il piacere della carezza, della coccola, dell’intimità fisica con l’uomo, va appreso in età estremamente precoce, ovvero entro le prime 8 settimane di vita. Come conseguenza, a decretare questo piacere – mediato, a partire dall'adolescenza, anche dal carattere del singolo individuo – sarà la qualità delle esperienze di contatto che avrà fatto nelle primissime settimane di vita, a loro volta condizionate, in una cascata di eventi di sviluppo, dalla qualità delle cure materne e della relazione con fratelli e sorelle.

Secondo uno studio statunitense alcune razze sembrano più orientate a ricercare il contatto con le persone laddove, però, il contatto è inteso in senso lato: dallo stare vicini al cercare interazione sociale e non, nello specifico, nel ricercare la coccola o nel farsi manipolare indiscriminatamente.

I gatti che amano il contatto fisico con gli umani

Nel 2019 uno studio americano pubblicato su Nature ha cercato di mettere a confronto il comportamento di una serie di razze facendo rispondere i pet mate ad un questionario somministrato online. Lo studio cercava di indagare le differenze tra le varie razze sulla base di una serie di aspetti tra cui la tendenza a ricercare il contatto sociale che, è bene ribadirlo, non coincide con il contatto fisico ma si può esprimere anche come ricerca di prossimità, condivisione di luoghi di riposo e di risorse, tempo e spazio trascorso insieme.

Lo studio ha rivelato che, tra le 40 razze prese a campione, il British Shorthair sembrava quella meno incline a ricercare il contatto mentre Korat, Devon Rex, Orientali e Abissini (in questo ordine) erano quelli più inclini al contrario. I Ragdoll, così come i Siberiani e i Persiani si sono posizionati nell’estremo dello spettro più vicino ai British mentre i Maine Coon, i Bengal e i Burmesi si sono rivelati più simili agli Abissini.

Perché queste razze amano il contatto con gli umani

È bene ribadire che questo studio guardava alla ricerca di contatto in senso lato e non, nello specifico, al piacere verso il contatto fisico. Quest’ultimo, infatti, è il risultato di un apprendimento precoce che è possibile se il gattino, a partire dalle 2-3 settimane di vita e poi per il resto della sua vita, viene manipolato quotidianamente con gentilezza, accarezzato, tenuto in braccio e se fa esperienze positive di contatto con mani e corpo umani.

È inoltre importante che anche l’adulto continui a sperimentare piacere in questo genere di situazioni: per quanto abituato al contatto, infatti, un gatto che nel tempo venga abusato, maltrattato o non accolto nelle sue modalità di interazione finirà comunque per sviluppare risposte di rifiuto e intolleranza ad essere toccato.

Alla luce delle indicazioni fornite dallo studio (posto che un singolo studio non è mai esaustivo di una domanda di ricerca, in questo caso quella sulle differenze di temperamento tra razze), possiamo ipotizzare che le razze meno inclini a mantenere un contatto sociale (British o Siberiani, per esempio) hanno bisogno di un percorso di socializzazione più attento rispetto a Korat o Orientali.

Questa indicazione può essere utile soprattutto agli allevatori che nelle loro pratiche devono riuscire ad inserire delle routine che prevedano il contatto fisico con i cuccioli, in modo che possano imparare ad apprezzare questa particolare modalità con cui gli esseri umani trasmettono informazioni di natura sociale.

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Sonia Campa
Consulente per la relazione uomo-gatto
Sono diplomata al Master in Etologia degli Animali d'Affezione dell'Università di Pisa, educatrice ed istruttrice cinofila formata in SIUA. Lavoro come consulente della relazione uomo-gatto e uomo-cane con un approccio relazionale e sono autrice del libro "L'insostenibile tenerezza del gatto".
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