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15 Febbraio 2024
11:43

Esistono animali che muoiono dopo essersi accoppiati?

I salmoni, gli antechini, le afidi, ma anche le mantidi, i polpi e i maschi di ape sono tra le specie che muoiono subito dopo essersi accoppiati. Alcuni muoiono per permettere la sopravvivenza della prole, altri letteralmente per il troppo sesso.

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Diversi animali attendono tutta una vita per accoppiarsi e poi muoiono subito dopo essersi riprodotti. Per quanto per noi sia assurdo morire dopo un unico evento riproduttivo, in realtà questa strategie riproduttiva è molto diffusa sia fra gli invertebrati che fra i vertebrati, dimostrandosi tra l'altro particolarmente efficace nel far risparmiare le risorse.

Fra le specie che muoiono dopo la riproduzione – chiamate dai biologi semelpare – abbiamo i salmoni, gli antechini, gli afidi, ma anche le mantidi, i polpi, i maschi di ape, calabrone, formica, diversi ragni, le farfalle e tantissimi altre.

Le ragioni per cui questi animali concludono il proprio ciclo riproduttivo con la morte sono diverse. Per esempio, i maschi di mantide si sacrificano per il bene della propria progenie, mentre gli antechini muoiono letteralmente per il troppo sesso e per riuscire a fecondare il maggior numero di femmine possibili. Dal punto di vista ecologico, invece, le ragioni che hanno portato alcune specie a evitare l'incontro tra diverse generazioni, con la morte di tutti gli adulti dopo il periodo riproduttivo, sono legate anche alla stagionalità e alla competizione per le risorse.

Per permettere ad ogni generazione di avere le maggiori chance di sopravvivenza, così da riprodursi a loro volta, le vecchie generazioni scompaiono così da fornire indirettamente o direttamente più cibo, ma anche spazio e perciò maggiori possibilità di sopravvivere. La morte degli adulti, quindi, rappresenta un'ottimo compromesso fra le esigenze riproduttive di una specie e lo sviluppo delle nuove generazioni. In questo modo, inoltre, alcune specie limitano anche la riproduzione fra consanguinei, in particolare l'accoppiamento fra genitori e figli, un fenomeno biologico pericoloso che rischia di provocare seri problemi alle generazioni successive.

Mantide religiosa

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Il maschio della mantide religiosa è una delle vittime sacrificali più famose del mondo animale. Spesso, anche se non sempre, si sacrifica al momento della riproduzione, dando il proprio corpo in dono alla femmina, che comincerà a divorarlo voracemente. Alcuni si chiedono come mai la mantide non fugga dalla femmina dopo che ha fecondato le sue uova, come fanno alcuni ragni del Sudamerica, che rischiano come lui di finire fra i cheliceri della loro partner.

Sfortunatamente per le mantidi, questo spesso non succede. Diverse specie di mantidi, infatti, vengono aggredite già durante la riproduzione e, a dimostrare che il cannibalismo sessuale sia un adattamento utile alla specie, il rilascio degli spermi e la fecondazione avviene in alcuni casi solamente quando la femmina colpisce alcuni centri nervosi del cervello del partner. In poche parole, il maschio non può concludere l'accoppiamento se la femmina non gli mangia la testa.

Salmoni

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I salmoni sono famosi per compiere viaggi lunghissimi nel tentativo di raggiungere i fiumi in cui si sono riprodotti i loro genitori e dove sono quindi nati. Sono tuttavia anche famosi per subire una delle più pesanti trasformazioni corporee legate alla riproduzione.

Gli ormoni sessuali inducono infatti il loro corpo a perdere peso, ad assumere colorazioni sgargianti e a sopportare ferite dolorosissime inferte dall'ambiente circostante quando cercano di superare i guadi o di risalire i fiumi. Inoltre, gli stessi ormoni li spingono a non mangiare, a spendere tutte le loro energie per viaggiare e per accoppiarsi, una scelta che li porta inevitabilmente a subire danni interni e a far perdere di funzionalità i propri organi, tranne quelli riproduttivi.

Giunti alla fine del loro viaggio, liberano i propri gameti poco prima di morire, dando così modo non solo alle future generazioni di avere maggiori risorse o maggior spazio, ma anche di non essere attaccati durante le primissime fasi dello sviluppo delle uova. I predatori, infatti, trovandosi circondati dai cadaveri dei salmoni adulti, attaccheranno più agilmente loro che i piccoli, la maggioranza dei quali viene trascinata verso alcuni anfratti nascosti dei fiumi, prima di raggiungere il mare.

Antechini

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Anche alcuni mammiferi muoiono poco dopo essersi riprodotti, come gli antechini. I maschi di queste specie muoiono a causa del digiuno e dello stress provocato dalla ricerca di potenziali partner. Possono riprodursi anche per 12 ore di fila, prima di avere un collasso, e non dormono per giorni pur di fecondare il maggior numero di femmine possibile.

La loro morte, inoltre, è utile alle femmine come agli esemplari di altre specie, con cui sono strettamente imparentati, visto che la loro carne viene in un certo modo riciclata tramite il cannibalismo, per permettere alle future generazioni di crescere al meglio delle possibilità.

Imenotteri

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Diversi maschi di imenotteri nascono per svolgere un unico compito: riprodursi con le regine dei nuovi alveari. Essendo queste società costituite quasi esclusivamente da esemplari sterili di sesso femminile, essere un maschio non è infatti un ruolo molto richiesto, se non al momento del bisogno, e inoltre la loro sorte non sembra condurli a una fine particolarmente piacevole.

Sono difatti due i modi con cui queste società si "sbarazzano" dei maschi poco dopo che si sono riprodotti con le regine. Il primo metodo è molto cruento: dopo aver fecondato la partner, i maschi vengono assaliti e uccisi dalle femmine per limitare gli sprechi, visto che sopravvivendo i maschi continuerebbero ad alimentarsi a spese della colonia.

Il secondo metodo, più "gentile", conduce alla morte questi esemplari mentre sono all'apice del loro impegno sessuale. In pratica, la struttura anatomica dei loro genitali si è evoluta per aderire perfettamente a quella della femmina. Questo adattamento però risulta talmente efficiente che il maschio rimane "incastrato" all'interno della femmina… e per un buon motivo.

Il maschio per liberarsi dalla stretta della propria partner deve strapparsi i genitali, che rimangono agganciati alla femmina e fungono da tappo per evitare ulteriori accoppiamenti. Così facendo muore per lo shock, anche perché lo strappo non gli recide solo i genitali, ma anche parte dell'addome e degli organi interni in cui rimangono alcune piccole dosi di sperma, che possono essere utilizzati (anche anni più tardi) dalla femmina.

In tal modo l'evoluzione ha fatto sì che i maschi siano sicuri della paternità delle future generazioni, seppur con un costo altissimo. I maschi possono rimanere agonizzanti per ore dopo aver concluso l'atto riproduttivo, o venire smembrati dalle operaie subito dopo che hanno concluso il loro unico atto riproduttivo.

Le api, invece, si riproducono all'esterno dell'alveare ma le sorti dei maschi non sono tanto diverse. I fuchi – come vengono chiamati i maschi – muoiono subito dopo essersi riprodotti, mentre le giovani regine, di ritorno dal loro volo nuziale, tornano a casa, radunano un piccole esercito di compagne, sciamano e formano un nuovo alveare. Subito dopo cominciano a produrre le uova.

Sono laureato in Scienze Naturali e in Biologia e Biodiversità Ambientale, con due tesi su argomenti ornitologici. Sono un grande appassionato di escursionismo e di scienze e per questo ho deciso di frequentare un master in comunicazione scientifica. La scrittura è la mia più grande passione.
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