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30 Giugno 2023
15:51

Esercitazioni a fuoco all’interno dell’area protetta: lo strano caso ai Pantani d’Inferno di Sabaudia

L'area si trova all’interno del Parco nazionale del Circeo ed è un’area di protezione speciale in cui vivono le specie più diverse anche protette ma nonostante questo da ottobre a dicembre prossimi diventerà teatro di alcune esercitazioni a fuoco pianificate dal Comando militare della Capitale.

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È una zona umida di valore internazionale, un’area di protezione speciale, riserva della Biosfera, sito d’importanza comunitaria popolato da una densa popolazione di avifauna delle più diverse specie anche protette, ma nonostante questo da ottobre a dicembre prossimi, l'area Pantani dell’Inferno all’interno del Parco nazionale del Circeo, a Sabaudia, diventerà teatro di alcune esercitazioni a fuoco pianificate dal Comando militare della Capitale.

«Tali esercitazioni  in una zona protetta mettono a rischio fauna, avifauna, anche protetta, e biodiversità», dice molto preoccupata l’Oipa che chiede un immediato intervento del ministro della Difesa, Guido Crosetto, affinché disponga una delocalizzazione del poligono creato lì dentro parecchio tempo fa.

Inizialmente l’ordinanza prevedeva che le esercitazioni si tenessero anche a settembre, ma il sindaco di Sabaudia Alberto Mosca è riuscito a impedirlo attraverso un intervento che però non ha fermato l’assurda iniziativa, ma ha solo chiesto che venisse modificata la programmazione della stessa per non dare fastidio non tanto all’avifauna, quanto alla stagione balneare che si concluderà il 30 settembre. Di qui lo spostamento a ottobre.

«Sembra che non si voglia prendere in considerazione l’opportunità di non sparare proprio nell’area dei “Pantani dell’Inferno” laddove è presente uno scrigno di biodiversità protetta a vari livelli», insiste Massimo Comparotto presidente dell’Organizzazione internazionale protezione animali che auspica un richiamo «del Ministero della Difesa affinché il poligono militare si allestisca in un luogo più idoneo e sicuro».

L’ordinanza n. 10/2023 firmata dal generale Rosario Castellano prevede che le attività addestrative a fuoco si tengano tutti i giorni, sabati, domeniche e festività escluse, dalle 8 alle 16 e, in conseguenza, si ordina nella zona lo sgombero di persone e animali, il divieto d’accesso ai non autorizzati, la limitazione della circolazione.

«Non si comprendono i motivi di una decisione così paradossale come scegliere di svolgere esercitazioni con armi da fuoco in un Parco protetto arrecando possibili danni alla fauna e sicuramente un grave disturbo», sottolinea ancora Oipa che evidenzia anche «come sia presente altresì il rischio d’inquinamento ambientale da piombo, letale per l’avifauna e per i suoi predatori, laddove non si proceda giorno per giorno a un’approfondita bonifica».

Effettivamente resta un mistero per tutti come sia possibile creare un’area protetta per poi non proteggerla. Ma il discorso sarebbe molto lungo, perché il poligono di tiro a disposizione del Ministero della Difesa è in quell'area da molto tempo, tanto che anche per il sindaco si tratta di un’annosa questione che, come ha spesso ripetuto lui stesso, dovrà essere valutata e risolta a livello Centrale tra Dicasteri.

Ma al di là delle faccende politiche, sparare all'interno di una riserva naturale è davvero un’azione che rende vano l’obiettivo di aver realizzato l’area proprio per conservare e proteggere gli ecosistemi naturali, la flora e la fauna selvatica, nonché per consentire alle persone di godere della natura in modo sostenibile.

Il danneggiamento dell'ambiente è piuttosto certo a partire dal rumore degli spari che causa stress e spavento negli animali, interrompendo i loro normali schemi di movimento e di alimentazione.  Non solo, perché le esplosioni possono disturbare anche il periodo di riproduzione degli animali, possono interrompere le attività di corteggiamento, nidificazione e cura dei piccoli, influenzando negativamente il tasso di successo riproduttivo.

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Simona Sirianni
Giornalista
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