Procida è un passo più vicina a diventare la prima isola del Mediterraneo libera dalla zanzara tigre, e senza l'uso di pesticidi o metodi invasivi. Un traguardo ambizioso ma il primo miglio è stato già percorso grazie al progetto del dipartimento di Biologia dell'Università di Napoli Federico II, Stop Tigre.
Gli esperti hanno utilizzato la tecnica dell'insetto sterile, che prevede il rilascio di maschi incapaci di procreare, poiché sono le femmine della specie a nutrirsi di sangue. L'iniziativa ha preso il via a Procida nel 2022 con una fase di studio e monitoraggio ed è entrata nel vivo a maggio di quest'anno quando hanno iniziato ad essere rilasciati nell'area della Chiaiolella 100mila maschi sterili alla settimana di zanzara tigre (Aedes albopictus). I rilasci proseguiranno ancora sino alle prime due settimane di ottobre, per un totale di quasi due milioni di insetti, ma i ricercatori hanno già i primi dati, e sono molto incoraggianti come conferma a Kodami Marco Salvemini, professore di genetica alla Federico II e coordinatore del progetto.
«Abbiamo riscontrato un dimezzamento della densità delle zanzare nelle aree di rilascio – spiega – ciò significa una percezione molto positiva da parte dei residenti che hanno riscontrato una sensibile riduzione delle punture. Speravamo di arrivare a una soppressione ancora maggiore in base al disegno sperimentale, ma questi primi dati ci permettono di evidenziare che il sistema ha funzionato».
I ricercatori hanno rilasciato una grande quantità di maschi di zanzara tigre sterili che in ragione del numero elevato sono andati a vincere la competizione con quelli feritili. In questo modo la popolazione si è ridotta notevolmente.
Salvemini annuncia a Kodami che i risultati del progetto verranno presentati ufficialmente a Procida il 5 ottobre, in occasione di un grande evento conclusivo a beneficio soprattutto della comunità che in questi anni ha adottato sia i ricercatori che le zanzare.
Il progetto Stop Tigre infatti ha sfruttato tecniche di citizen science, cioè di partecipazione attiva dei residenti nella ricerca scientifica: «Una parte dei rilasci è stata fatta dai cittadini: una volta al mese abbiamo organizzato degli incontri informativi per poi consegnare box con 300 maschi sterili a coloro che si offrivano volontari. Inseguito, seguendo le istruzioni attuavano il rilascio per poi mandarci foto e video. In questo modo sono stati rilasciate circa 120mila zanzare. La novità di Stop Tigre sta proprio nel fare fare ai cittadini quello che facevamo noi», ricorda Salvemini.
Anche negli anni precedenti la comunità locale è regolarmente entrata in contatto con il progetto attraverso il contributo del laboratorio di Nuove Tecnologie dell’Arte (NTA) dell’Accademia di Belle Arti di Napoli.
«Anche quest'anno l'Accademia belle arti ha curato la comunicazione attraverso attività di arte partecipata, convincendo anche i più scettici – ricorda Salvemini – abbiamo avuto tanti casi di persone inizialmente scettiche, ma che poi venendo coinvolte attivamente e avendo compreso le finalità hanno scelto di fare la loro parte».
La finalità è liberare di un insetto invasivo come la zanzara tigre il fragile ecosistema delle isole mediterranee, in un'ottica pienamente One Health. La zanzara tigre è una specie aliena originaria dell'Asia introdotta accidentalmente dall'essere umano in Italia e nelle sue isole. Eradicarle significa ricostruire l'equilibrio ecologico preesistente, ma realizzare un simile proposito non è semplice. Quella del rilascio di maschi sterili è la tecnica ecosostenibile più efficace perché non uccide gli insetti e non utilizza pesticidi, ma conduce gradualmente all'eliminazione della popolazione.
Il beneficio non appartiene solo all'ecosistema ma anche alla salute umana: la zanzara tigre è un insetto vettore di diverse infezioni virali, tra le quali i virus Dengue che in Sudamerica ha dato il via ad una vera epidemia.
Non è un caso che quest'anno i fondi utilizzati siano stati messe a disposizione dal PNRR gestito da Inf-Act, la fondazione che ha come obiettivo proprio lo studio dell'impatto delle malattie infettive emergenti nell’uomo. «In questi anni abbiamo imparato moltissimo, e speriamo di trovare le risorse per continuare ed estendere l'area di rilascio su metà dell'isola l'anno prossimo», è l'augurio di Salvemini per il prosieguo di Stop Tigre.
Il progetto ha perfezionato anche una catena di montaggio che permette di portare i maschi sterili dai laboratori del Centro Agricoltura Ambiente di Bologna all'isola di Procida, un viaggio su ruote e nave che porta le box con gli insetti attraverso lo stivale. «Ci siamo messi alla prova e col tempo siamo riusciti a passare da una mortalità delle zanzare trasportate del 13% fino all'attuale 4%. Per riuscirci abbiamo mandato feedback ogni settimana in tempo reale, abbiamo ottimizzato il sistema rendendolo esportabile, e questo fa presagire la possibilità di esportarlo fuori da Procida».
Ma Procida può essere realmente libera dalla zanzara tigre? La risposta preliminare a chi si è dedicato al progetto è sì, e non solo: «Ora che esiste un sistema e sappiamo che funziona dobbiamo avere la possibilità di proseguire il monitoraggio e i rilasci ampliando ulteriormente la portata del progetto», conclude il docente federiciano.