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12 Gennaio 2022
9:00

Epilessia nel gatto: cos’è, come riconoscere una crisi e cure

L'epilessia nel gatto è una sindrome neurologica spesso sottodiagnosticata. Vediamo come riconoscerla.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
epilessia gatto

Vedere il proprio gatto in preda alle convulsioni è un evento che getterebbe nel panico anche il più preparato pet mate, ma quello che molti non sanno è che in molti felini l’epilessia è spesso sottodiagnosticata perché si presenta in forma diversa.

Nel gatto infatti spesso gli attacchi epilettici si presentano come focali o parziali: ammiccamenti, contrazione del labbro, scatti del padiglione auricolare. Solo in casi gravi si ha una crisi generalizzata. Può succedere quindi che le persone non si rendano conto degli attacchi.

Come si manifesta l’epilessia nel gatto?

L’epilessia è una sindrome neurologica caratterizzata da crisi convulsive ricorrenti ed improvvise. Le crisi epilettiche nel gatto sono provocate da una attività elettrica anomala della corteccia cerebrale e si possono manifestare con molti sintomi: comportamenti anomali, spasmi della muscolatura della faccia o degli arti (se appunto le crisi sono focali) fino a convulsioni, perdita dello stato di coscienza, bava e perdita di urine e feci se la crisi è generalizzata.

La diversa tipologia di crisi non fornisce alcuna indicazione sulla possibile causa sottostante o sulla gravità del quadro clinico. Crisi focali o crisi generalizzate hanno la stessa valenza clinica e devono quindi essere ugualmente affrontate ed indagate.

Alla base delle crisi convulsive ci possono essere diverse cause:

  • metaboliche (ipoglicemia, diabete, insufficienza epatica o renale);
  • infettive;
  • neoplastiche;
  • strutturale (malformazioni, traumi, lesioni vascolari).

Oppure possono essere delle crisi primarie o idiopatiche la cui eziologia è sconosciuta.

Come riconoscere una crisi focale

La crisi parziale è una delle forme più frequenti nel gatto. La manifestazione è legata all’area cerebrale coinvolta. Si possono avere la contrazione involontaria di alcune parti del corpo come di un arto o di alcune parti del muso: contrazioni del labbro superiore, ammiccamenti, movimenti a scatti del padiglione auricolare. In alcuni casi si può notare la dilatazione delle pupille (midriasi) e scialorrea con bava, di solito senza perdita di coscienza. Le crisi parziali possono però diventare complesse se oltre ai sintomi descritti si accompagnano anche delle alterazioni del comportamento come uno stato allucinatorio o di confusione o anche di aggressività.

Come riconoscere una crisi generalizzata nel gatto

Le crisi epilettiche generalizzate sono quelle maggiormente riconosciute dai pet mate, coinvolgono tutto il corpo con contrazioni muscolari, alternanza di contrazione e rilassamento muscolare. Spesso sono associate ad alterazione dello stato mentale fino alla perdita di coscienza, scialorrea e a perdita di urina o feci. Sono conosciute in medicina umana con il nome di “grande male”.

Tutte le tipologie di crisi possono, ma non avviene sempre, essere precedute da una fase prodromica (aura) caratterizzata da stato ansioso (i gatti possono cercare il contatto stretto con noi o tendere a nascondersi) e da una fase successiva, denominata fase post-ictale, in cui l’animale può manifestare transitoriamente (da minuti ad ore) differenti deficit sia motori che comportamentali come disorientamento, andatura scoordinata, debolezza o tendenza a camminare incessantemente senza una meta precisa (andatura compulsiva).

Cosa fare se il gatto ha una crisi epilettica

Una crisi epilettica, indipendentemente dalla manifestazione clinica, classicamente si risolve spontaneamente entro pochi minuti (solitamente 1-2) e quindi non necessita di trattamenti d’emergenza. Si raccomanda di limitare gli stimoli esterni (eliminare rumori e luci forti) e di lasciare tranquillo il paziente. Non tentare mai di aprire la bocca del gatto con le mani: non è assolutamente necessario ed è estremamente rischioso! Chiudete eventuali finestre o accessi all’esterno per evitare che il gatto nella fase post-ictale possa uscire rischiando di ferirsi e spostate mobili o altri oggetti che possano provocare delle lesioni.

Diversamente, la crisi che perdura per più di 4-5 minuti (stato epilettico) o più crisi ravvicinate (epilessia a grappolo), costituiscono un emergenza neurologica che richiede un trattamento farmacologico immediato dal veterinario.

Diagnosi

Per effettuare un corretto iter diagnostico occorre una prima visita generale con esami del sangue completi, esami ormonali, come ad esempio quelli per la tiroide, e lo screening per le malattie infettive tra cui Fiv e Felv ed anche una ecografia addominale ed una radiografia del torace in modo da poter escludere patologie che possono aver provocato l’attacco epilettico sia esso parziale che generale.

Sarà poi possibile continuare l’iter con una visita neurologica in modo da evidenziare eventuali deficit, anche minimi. Si potranno poi eseguire test aggiuntivi come l’esame ecocardiografico, la risonanza magnetica ed il prelievo del liquor per arrivare ad una concreta diagnosi.

Come si cura l’epilessia del gatto?

La terapia anticonvulsivante dovrà essere iniziata quando si verifichi più di una crisi ogni 3 mesi o quando, indipendentemente dalla frequenza, si verifichino crisi a grappolo o status.

Attualmente in medicina veterinaria vengono utilizzati diversi farmaci anticonvulsivanti (fenobarbitale, bromuro di potassio, levetiracetam, imepitoina, gabapentin, zonisamide). Ognuno di questi ha differenti e specifici meccanismi di azione, caratteristiche metaboliche, dosaggi e range terapeutici. Esistono poi delle sostanziali differenze nel trattamento farmacologico del cane e del gatto, sia in termini di dosaggi che in termini di molecole utilizzabili.

Infine esiste una risposta ai farmaci, sia in termini di efficacia che di eventuali effetti collaterali, assolutamente soggettiva e quindi differente da un paziente all’altro.

Non esiste quindi una terapia unica applicabile indistintamente a tutti i singoli casi, né farmaci più o meno efficaci, ma per ogni singolo paziente dovrà essere stabilito un trattamento farmacologico personalizzato.

Infine studi recenti hanno segnalato come l’utilizzo dei cannabinoidi e di una dieta specifica possano essere utili a moderare le crisi epilettiche.

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Eva Fonti
Medico Veterinario
Ho conseguito la laurea specialistica in Medicina Veterinaria nel 2009 presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II con una tesi sperimentale in chirurgia oftalmica, nel 2010 ho conseguito il perfezionamento in Radiologia Veterinaria. Nel 2013 ho inaugurato il mio ambulatorio in Minturno sul lungomare di Scauri.
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