Da diversi giorni numerosi incendi stanno mettendo in ginocchio la provincia argentina di Corrientes, nel nord-est del Paese. Le fiamme incontrollate hanno già mandato in fumo oltre 800mila ettari, colpendo terreni agricoli, pascoli e parte del Parco Nazionale di Iberá, una delle più importanti zona umide dell'America meridionale. Secondo le autorità locali si è già perso circa il 9% della superficie dell'intera regione e nonostante l'enorme dispiegamento di uomini tra Vigili del Fuoco, volontari e Polizia sono almeno 15 i focolai che stanno ancora bruciando senza sosta.
Nel Parco Nazionale Iberá, una delle zone umide più grandi al mondo, gli incendi stanno uccidendo, intossicando e mettendo in fuga numerose specie selvatiche, tra cui il minacciato cervo delle paludi (Blastocerus dichotomus), il caimano jacarè (Caiman yacare) e centinaia di specie di uccelli acquatici. Anche molti animali d'allevamento, come cavalli e bovini, sono stati uccisi o messi in fuga, finendo spesso vittime di incidenti stradali.
A causa della pesante siccità, inoltre, persino gli animali al sicuro sono a corto d'acqua per cui i volontari, quando non sono impegnati a spegnere le fiamme, stanno provando a rifornirli con almeno due o tremila litri al giorno. Secondo fonti locali l'intera zona umida sarebbe ormai quasi completamente a secco.
Le cause di questo disastro vanno ricercate nella terribile combinazione di numerosi fattori, tra cui una siccità senza precedenti che dura da oltre un anno, gli effetti dei cambiamenti climatici, le temperature elevatissime e i cattivi modelli di sviluppo locale incentrati su specie vegetali esotiche, risaie e allevamenti di bestiame incontrollati. Le previsioni meteorologiche, inoltre, non sono di certo incoraggianti: secondo il servizio meteorologico nazionale nei prossimi giorni sono previste temperature ancora al si sopra della media, anche se le piogge leggere iniziate nel fine settimana hanno dato qualche piccola speranza.
Il governo argentino ha già stimato in almeno 20 miliardi di pesos (165,4 milioni di euro) i danni economici causati dagli incendi, costringendo il governatore della provincia Gustavo Valdés a chiedere aiuto al governo degli Stati Uniti. Il vicino Brasile e la Bolivia hanno già inviato uomini e mezzi di soccorso durante il fine settimana, ma il fuoco continua ad avanzare con una media di circa 300 chilometri quadrati al giorno.
L'emergenza che sta mettendo in ginocchio popolazioni locali, animali domestici e fauna selvatica è stata considerata una delle più gravi crisi ambientali della storia del Paese ed è purtroppo ancora lontana dall'essere sotto controllo.