video suggerito
video suggerito
18 Ottobre 2022
11:37

Emergenza canili lager, 7mila firme raccolte da Cave Canem. La Fondazione: «Grazie, ma sosteneteci ancora»

Sono oltre 7 mila le firme raccolte per la petizione della Fondazione Cave Canem contro i canili lager e contro il criterio del massimo ribasso nelle gare di aggiudicazione del servizio di custodia degli animali abbandonati.

2 condivisioni
Immagine

Sono oltre 7 mila le firme raccolte in poche settimane per la petizione lanciata dalla Fondazione Cave Canem contro i canili lager. O meglio contro il criterio del massimo ribasso nelle gare di aggiudicazione del servizio di custodia degli animali abbandonati.

Per comprendere cosa significa bisogna fare un passo indietro. La legge italiana affida ai Comuni il compito di occuparsi del fenomeno del randagismo sul proprio territorio e dunque spetta alle amministrazioni locali mantenere i randagi. Non essendo tutte dotate di un canile comunale, questo fa sì che l’incarico venga affidato a strutture private o gestite da associazioni. E qui nasce il punto dolente. Infatti, secondo CAVE CANEM, l’aggiudicazione del servizio avviene, troppo spesso, secondo il criterio del miglior ribasso d’asta, che comporta la nascita di luoghi in cui gli animali sono gestiti in maniera del tutto inadeguata.

«È necessario definire un modello di bando per l’aggiudicazione dei servizi di custodia, gestione, accudimento e recupero psico-fisico di animali abbandonati che abbia basi più solide – spiega Federica Faiella, Vicepresidente di Fondazione CAVE CANEM – Un modello che tenga conto delle caratteristiche etologiche della specie seppur in un contesto detentivo e che consideri prioritari il recupero psicofisico, l’adozione di ogni individuo e il corretto utilizzo dei fondi pubblici».

«Negli ultimi anni – continua Faiella  – abbiamo visto Amministrazioni comunali bandire, e in alcuni casi aggiudicare gare, prevedendo l'affidamento secondo il criterio del massimo ribasso, prevedendo quotazioni che oscillano tra 1,73 e 2,70 euro al giorno a cane».

Importi, come evidente, totalmente insufficienti a garantire servizi qualitativamente corretti per animali già costretti a patire la condizione di essere confinati in un contesto detentivo quali sono i canili rifugio.

«Basti pensare – prosegue la Vicepresidente della Fondazione  – che l’ANAC, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, riprendendo una nota del Ministero della Salute, già nel 2016 aveva dichiarato di ritenere appropriato che il Comune prevedesse un importo oscillante, approssimativamente, tra 3,50 e 4,50 euro giornalieri per cane. Si capisce quindi in caso di aggiudicazione a un prezzo inferiore ai 4 euro, anche considerando l’inflazione, quanto risulti alto il rischio che le cure e la gestione fornite agli stessi cani risultino non ottimali e, anzi, espongano a rischi di maltrattamento o detenzione incompatibile con la natura degli animali».

Per questo la Fondazione ha scritto al Presidente ANCI offrendo l’aiuto dei suoi professionisti che già sono in azione per migliorare i canili rifugio con le Amministrazioni virtuose, le associazioni e i gestori lungimiranti. Che esistono, per fortuna: da Nord a Sud Italia si registrano, infatti, diversi risultati incoraggianti. «A Milano il nuovo gestore del Parco Rifugio ha coinvolto la Fondazione per favorire il circolo virtuoso delle adozioni, accompagnare gli operatori, gli educatori cinofili e i volontari in un percorso di crescita professionale e fare da ponte con il territorio – sottolinea Faiella – Il programma, iniziato lo scorso mese di agosto, prevede di aiutare i singoli cani a superare le proprie paure, ponendo fine ai disagi manifestati: la gestione in concreto di casi critici consente al tempo stesso di trasmettere alle risorse coinvolte competenze, conoscenze e un metodo di lavoro efficace».

A Spoleto, anche, si possono vedere i risultati di un percorso cominciato due anni fa: «Grazie al progetto "Fuori dalle Gabbie", che coinvolge canile, Comune e casa di reclusione, alcune persone detenute sono state formate da un team di educatori cinofili e assunti formalmente dalla nuova gestione del canile comunale, insediata proprio in questi giorni – prosegue la Vicepresidente – Inoltre la struttura subirà dei cambiamenti per migliorare le condizioni di permanenza dei cani e Fondazione CAVE CANEM sta lavorando per realizzare un sistema di accoglienza al pubblico finalizzato alle adozioni».

E, ancora, l'esempio di Trani, il cui Comune ha sostenuto le spese per il recupero di un cane interessato da alterazioni comportamentali grazie al trasferimento in un centro specializzato. «La storia è quella di Tyson, un Pitbull di tre anni che aveva aggredito varie volte volontari e operai del canile sanitario, tant’è che la Asl aveva già attivato la procedura di valutazione per il recupero o la soppressione. Per mesi il cane è rimasto chiuso nel suo box, manifestando la propria esasperazione prima  scagliandosi contro le grate del box e ferendosi sul volto. Quindi rifiutando il cibo e lasciandosi deperire».

La fondazione si è adoperata per mettere in atto un percorso di recupero per Tyron: «Il cane ha raggiunto il Canile Rifugio Valle Grande di Roma all’inizio di ottobre e oggi è seguito da un educatore cinofilo dedicato. Esce in passeggiata e al momento non ha mai mostrato segnali di aggressività. Verrà sottoposto a visite specialistiche in quanto ha manifestato i disagi di un individuo ipovedente e con problemi di udito, deficit che se non gestiti, possono sicuramente dare vita a disagi del comportamento. Detto questo, però, le sue condizioni stanno nettamente migliorando».

La petizione è online sul sito internet della Fondazione.

Avatar utente
Simona Sirianni
Giornalista
Sfondo autopromo
Segui Kodami sui canali social