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19 Gennaio 2023
9:00

Eliminare animali “invasivi” può essere controproducente: il caso dei gatti di Isla Isabel

In alcuni Paesi, dove i gatti liberi di colonia non sono potetti dalla Legge, si mettono in campo dei pesanti piani di eliminazione per nulla etici. Esistono però studi che evidenziano come interventi drastici sulle popolazioni animali possano essere controproducenti. È quello che è successo in un’isola del Pacifico.

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Membro del comitato scientifico di Kodami
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Il ruolo ecologico del gatto come minaccia per alcune specie di piccoli animali che ne costituiscono la preda, posiziona i conservazionisti (delle specie selvatiche) e i protezionisti (dei gatti) su schieramenti opposti.

In alcuni Paesi, dove i gatti liberi di colonia non sono ad esempio potetti dalla Legge, come avviene in Italia, si mettono in campo dei pesanti piani di eliminazione o di movimentazione di intere colonie feline con metodologie per nulla etiche in ogni fase.

Questo argomento è però ampiamente dibattuto ed esistono in realtà studi che mettono in evidenza come interventi drastici sulle popolazioni animali possano addirittura essere controproducenti.

È quello che è successo ad esempio in un’isola del Pacifico.

Isla Isabel e i suoi ecosistemi

Siamo a 32 chilometri dalle coste del Messico, su Isla Isabel. Un’area naturale protetta e sito Ramsar (zona umida di importanza internazionale) con una superficie di 194 ettari (meno di 2 km quadrati).

L’isola è frequentata per pochi giorni l’anno da pescatori e sporadicamente da biologi, ricercatori e ecoturisti. È uno dei principali siti di nidificazione di avifauna stanziale o migratoria del Pacifico ed è abitata da nove colonie riproduttrici di uccelli e da sette colonie riproduttrici di rettili.

Si stima che nell’isola, nel XIX secolo, siano stati introdotti i gatti, considerati poi nel tempo specie aliena invasiva. Allo stesso modo dei gatti, anche i ratti di Isla Isabel sono considerati specie aliena invasiva.

In conseguenza di ciò, infatti, durante tanti anni nell’isola è stato intrapreso un programma di eradicazione di questi mammiferi. Arrivando all’estinzione del gatto verso la fine degli anni ’90 e all’eliminazione dei ratti nel 2009.

Lo studio

Lo studio “How removal of cats and rats from an island allowed a native predator to threaten a native bird” (in italiano: come l’eliminazione di gatti e ratti in un’isola ha permesso a un predatore nativo di minacciare un uccello nativo), pubblicato nel 2021 nella rivista conservazionista “Biological Invasions”, ha permesso di osservare come l’eliminazione delle specie considerate “nocive” abbia contribuito a un disastro ecologico generato a cascata.

Lo studio è stato svolto nell’arco di 31 anni ed ha riguardato due animali endemici minacciati dall’eliminazione di gatti e ratti di Isla Isabel:

  • un volatile marino: la sula piediazzurri (Sula nebouxii). Gli adulti sono liberi da predatori e le uova o i pulcini possono essere predati dai serpenti;
  • un rettile: il serpente del latte (Lampropeltis polyzona), famoso per il suo mimetismo batesiano, tramite il quale imita la livrea di un serpente corallo.

Gli interventi di eradicazione e le relative conseguenze

La pericolosità ecologica attribuita alle due specie classificate come aliene invasive, il gatto e il ratto, ha portato un gruppo di biologi a pensare che l’eliminazione radicale di entrambi gli animali da Isla Isabel avrebbe apportato dei benefici alla sopravvivenza delle specie locali.

La complessità della rete trofica ha però dimostrato come l’eliminazione delle specie considerate invasive può avere conseguenze inaspettate o addirittura controproducenti.

Questo è ciò che è accaduto nell’isola del Pacifico.

Inizialmente, una volta eliminati i gatti, si è osservato come la predazione da parte dei serpenti del latte sui pulcini di sula piedeazzurro sono diminuite. In seguito, quando sono stati eliminati anche i ratti, la predazione dei serpenti sui volatili è aumentata a livelli senza precedenti.

Il meccanismo biologico è stato il seguente:

  • con l’eliminazione dei gatti, i ratti hanno messo in criticità la popolazione di serpenti, situazione che però ha favorito la diminuzione delle predazioni sui volatili;
  • con l’eliminazione dei ratti la popolazione di serpenti ha avuto una ripresa che però ha minacciato la popolazione di volatili.

I periodi di osservazione dello studio sono avvenuti nell’arco 31 anni e sono stati:

  • 7 anni in cui c’erano sia gatti che ratti,
  • 14 anni in cui c’erano solo i ratti,
  • 10 anni in cui non c’era nessun mammifero.

Nella prima fase, quindi in presenza di gatti e ratti, la predazione ai pulcini era del 5%, diminuita al 2% quando c’erano solo i ratti ed aumentata al 22% in assenza di entrambi i mammiferi. La predazione sui pulcini di sula piediazzurri era quindi aumentata di 4 volte nella prima fase e di ben 11 volte nella seconda fase.

In conclusione

L’ecologia delle diverse specie e quindi le loro interazioni, sono di particolare interesse e di notevole importanza da studiare, specialmente negli ecosistemi insulari.

La revisione di 72 studi in 40 isole di tutto il mondo ci racconta inoltre come, nonostante i gatti predino una gran varietà di vertebrati e invertebrati, consumano principalmente ratti e topi; e che i ratti si cibano principalmente di frutta e semi oltre che di piccoli vertebrati e invertebrati, e che però possono portare le popolazioni di serpenti al limite dell’estinzione.

Lo studio analizzato è molto interessante perché ci permette di comprendere la complessità delle reti trofiche e come gli interventi umani non attentamente pianificati possano essere più controproducenti che risolutivi.

Specialmente nella gestione dei gatti comunitari, o gatti di colonia, che sono a volte mal visti e che in alcune situazioni vengono gestiti in maniera poco etica tramite la soppressione o la ri-ubicazione di interi gruppi in modalità assolutamente incompatibili con il benessere animale.

Questo avviene frequentemente, ad esempio, in Spagna, dove i gatti liberi non hanno lo stesso livello di tutela normativa come in Italia.

Possiamo comunque concludere che l’eliminazione dei gatti non è una strategia né etica né funzionale per i fini ecologici o, per qualunque altro fine come quello, a volte speculato, di decoro urbano.

Se la popolazione di gatti è correttamente controllata tramite la pratica della cattura, sterilizzazione e reintroduzione sul territorio, questa può correttamente vivere in un ecosistema complesso e convivere con l’essere umano.

I gatti che entrano in questi programmi presentano infatti generalmente un minor indice di predazione, inoltre il numero di esemplari è destinato a diminuire in forma naturale, chiaramente se l’abbandono da parte di persone sconsiderate non interferisce con il programma di gestione.

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Laura Arena
Veterinaria esperta in benessere animale
Sono un medico veterinario esperto in comportamento animale, mi occupo principalmente di gestione del randagismo e delle colonie feline, benessere animale e maltrattamento animale con approccio forense. Attualmente lavoro in Italia, Spagna e Serbia.
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