Erede di uno dei marchi più famosi al mondo di auto di lusso, tra le passioni di Elettra Lamborghini non ci sono soltanto i motori, ma anche gli animali. La cantante e socialite, infatti, oltre a condividere la vita con Lea, femmina di Piccolo Levriero Italiano, è anche l’umana di riferimento di tre cavalli: Dagda, Krack e Dadi, ultimo arrivato nella scuderia e protagonista di numerosi scatti sui social.
A loro si aggiungono poi i pesci tropicali che Lamborghini tiene nell’acquario nella magione che condivide con il marito, il dj olandese Afrojack. E che sono finiti, loro malgrado, al centro di un’ironica storia condivisa su Instagram. L’ereditiera ha infatti sfruttato i social per diffondere un breve video in cui si vedono i pesci nuotare nell’acquario e una femmina rilasciare le uova, corredato dal commento: «Sto diventando nonna».
Poi un’altra ripresa in cui si vedono i pesci nuotare velocemente, inseguendosi: una scena che riflette il rituale di accoppiamento, cui fa d’altronde riferimento la stessa Lamborghini. E che riaccende i riflettori sull'usanza ancora estremamente attuale di tenere pesci in acquari per scopi puramente decorativi, senza curarsi eccessivamente del loro benessere.
L'importanza della dimensione emotiva nel benessere dei pesci
«A oggi diversi studi suggeriscono che i pesci possono provare emozioni come dolore, paura, frustrazione o ansia. Quindi, anche per i pesci, una delle dimensioni del benessere che devono essere considerate e garantite è quella emotiva – conferma l'etologa Federica Pirrone, membro del comitato scientifico di Kodami – Cosa significa? Significa che chi sceglie di prendersene cura in cattività ha il dovere di preoccuparsi di offrire ai pesci l’opportunità di vivere esperienze emotive positive, minimizzando gli stimoli negativi e massimizzando quelli positivi, anche attraverso l’implementazione di arricchimenti ambientali che assecondino le loro preferenze e li tengano occupati nelle vasche».
«Oggi come oggi – prosegue Pirrone – si registrano attenzione e sensibilità crescenti, sia da parte degli esperti e degli scienziati che dell’opinione pubblica nei confronti del benessere dei pesci che vivono in cattività. Come sempre, il rischio per loro è quello di sviluppare tratti fisiologici, comportamentali, fisici o psicologici disadattivi. Il parametro non è la condizione naturale, in quanto la vita in cattività generalmente promuove tratti diversi da quelli adattivi in natura, che possono anche portare a una rapida selezione per genotipi domestici, a volte all'interno di una singola generazione. Le differenze tra pesci allevati artificialmente e pesci selvatici sono tuttora un importante argomento di studio, ed esistono prove convincenti del fatto che i pesci allevati in ambienti artificiali si discostino dai pesci selvatici».
«Chi si occupa di acquacoltura con finalità di conservazione, per esempio, dove ciò che conta davvero è il benessere nella fase post-rilascio, sa che i comportamenti in cattività possono essere non correlati con quelli in natura – conclude Pirrone – Per tratti disadattativi, dunque, non si intende tanto rispetto alle condizioni in natura, ma rispetto alle diverse componenti della fitness dei singoli individui, quali, per esempio, la salute, la sopravvivenza, o la riproduzione, lì dove si trovano. Ad ogni modo, la questione relativa alla scelta di tenere pesci in un acquario, e al loro benessere, è una di quelle che richiedono un dialogo stretto tra scienza ed etica».