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4 Febbraio 2022
17:38

Elefanti muoiono di herpes: iniziata la sperimentazione di un vaccino in Gran Bretagna

Gli elefanti asiatici muoiono di herpes, soprattutto i cuccioli nei primi cinque anni di vita. Per questo in Gran Bretagna è iniziata la sperimentazione di un vaccino.

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Al via un vaccino sperimentale per contrastare il virus EEHV. Si chiama "Elephant endotheliotropic herpesvirus haemorrhagic disease" ed è una malattia virale degli elefanti molto simile al nostro herpes, tranne che per la sua alta letalità. Per gli elefanti africani è una malattia quasi insignificante che solo raramente porta a piccole lesioni esterne, ma gli elefanti asiatici che ne vengono colpiti nell'80% dei casi non sopravvivono. Se ad ammalarsi sono poi i cuccioli sotto i cinque anni di vita, le probabilità di sopravvivenza sono ancora più basse.

La malattia può essere trattata con l'applicazione rapida di farmaci antivirali, ma la cura al momento risulta efficace solo in circa un terzo dei casi.

In Gran Bretagna, lo zoo di Chester, che dal 2010 aveva perso a causa di questa malattia ben sette cuccioli, per arginare la diffusione del virus EEHV cerca intanto di sviluppare un vaccino: recentemente è iniziata una prima fase di sperimentazione di un preparato che possa alleviare le sintomatologie più gravi.

Perché gli elefanti muoiono di herpes?

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Gli EEHV sono membri del genere Proboscivirus, un nuovo clade più strettamente correlato ai betaherpesvirus dei mammiferi. I virus sono stati responsabili di ben 70 morti di elefanti asiatici, riguardanti sia esemplari selvatici sia ospiti di zoo in tutto il mondo, specialmente nei giovani esemplari. Attualmente ci sono sei ceppi conosciuti di proboscivirus, e la forma più comunemente incontrata e più patogena si chiama EEHV1.

Le modalità di diffusione del patogeno sono le stesse che occorrono tra noi umani. Contatti stretti, salivari tra individui, che possono essere favoriti da condizioni di stress che abbassano le difese immunitarie dei pachidermi. Tuttavia è bene ricordare che non ci troviamo di fronte ad una zoonosi, non essendo stati mai riportati casi di trasmissione del virus tra le specie.

Nelle infezioni benigne riscontrate in alcuni elefanti africani selvatici e in cattività, questi virus possono colpire sia la pelle che il sistema polmonare senza portare a complicanze che compromettono il benessere degli animali. Negli attacchi fatali, tuttavia, si manifesta molto rapidamente. In un certo numero di casi, la morte si è verificata entro 24 ore dall'inizio dell'infezione, e in media non durano più di cinque giorni circa: il virus attacca le cellule endoteliali, rompendo i capillari e provocando emorragie. I sintomi includono letargia e riluttanza a mangiarebattito cardiaco accelerato e diminuzione del numero di globuli rossi, nonché cianosi della lingua, ulcere alla bocca ed edema della testa e del tronco.

Ma non dimentichiamoci anche dei risvolti psicologici che l'isolamento forzato a fini preventivi può avere in una specie così intelligente e sociale sui cuccioli nei primi anni di vita, completamente dipendenti dal contatto "a portata di proboscide" con i propri genitori.

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Il primo caso fatale riconosciuto di EEHV in un elefante asiatico è stato identificato allo zoo nazionale di Washington nel 1995. Il primo caso sospetto in Asia risale invece al 1997, anche se è stato solo nel quinto caso che è stata confermata la presenza del virus nelle popolazioni selvatiche, nel 2006, con la morte di una giovane cucciola nata allo stato selvatico in un santuario degli elefanti in Cambogia. Il virus è stato identificato come parte del gruppo EEHV1, lo stesso precedentemente identificato nelle popolazioni in cattività nordamericane ed europee.

Il vaccino per l'herpes degli elefanti

Considerando lo stato di conservazione dell'elefante asiatico (Elephas maximus) valutato "in pericolo" dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) risulta evidente la necessità di un vaccino. Non sarà però una passeggiata trovarlo secondo gli esperti, considerando che le sperimentazioni sui ceppi umani vanno avanti da anni senza molti risultati.

Il professor Falko Steinbach dell'università del Surrey, che coordina gli studi, ha recentemente affermato alla BBC: «Non potendo prevenire l'infezione cerchiamo un vaccino capace di contrastare i sintomi della malattia e prevenire la morte». Il 12 giugno 2019 è stato riferito che nello zoo di Chester il cucciolo di elefante indiano di 2 anni Indali Hi Way si era completamente ripreso dall'EEHV, dopo numerosi trattamenti nell'arco di 2 settimane, una notizia che ha rinvigorito le speranze per la lotta al virus.

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