Nelle storie medievali si narra di castelli che ospitano temibili draghi tenuti a guardia di ricchissimi tesori. Un'abitudine legata alla fantasia di cartoni animati, serie tv, film e leggende. O almeno così si crede. C'è qualcuno, però, che questa tradizione immaginaria la mette in atto davvero. Cambiano i luoghi, cambiano anche i tesori e le specie utilizzate, ma per quanto possa sembrare assurdo, al giorno d'oggi vengono sfruttati degli animali veri e non di fantasia per la guardia degli oggetti preziosi.
Emiliano Martínez, portiere della Nazionale argentina di calcio e neo campione del mondo, secondo quanto riportato da numerosi magazine argentini e britannici, ha acquistato, al costo di oltre 20 mila euro, un Pastore Belga Malinois con l'intento di delegargli il ruolo di guardiano della medaglia vinta in Qatar sul finire del 2022.
Cani venduti come "sistemi antifurto viventi"
Il calciatore dell'Aston Villa, già noto per le sue esultanze goliardiche e anche volgari, vive in Inghilterra, dove si trova l'allevamento a cui si è rivolto, conosciuto per vendere cani a prezzi esorbitanti, motivando il costo con un addestramento definito "d'elite".
Martínez al momento non ha confermato la notizia, ma non sarebbe certo il primo volto noto a rivolgersi a questa azienda. Prima di lui, infatti, hanno preso la stessa decisione anche il collega del Tottenham Hugo Lloris, il ciclista Mark Cavendish e il pugile Tommy Fury.
«Questi cani non hanno bisogno di compagnia, poiché sono addestrati a proteggere un territorio. Sono principalmente adatti per fattorie e aree recintate», scrivono orgogliosi gli allevatori sul loro sito. Considerati unicamente ed evidentemente come strumenti, i cani sono presentati, venduti e acquistati come se fossero antifurto che non hanno alcun bisogno della presenza umana. Addestrati solo e unicamente per proteggere gli averi della famiglia, come se un percorso addestrativo potesse togliere ai cani una delle loro peculiarità più importanti, ovvero l'essere animali sociali che, in ogni caso, sentono la necessità di appartenere ad un gruppo.
Cani addestrati 7 giorni su 7, tornano dalle famiglie di sera
A raccontare l'approccio "d'elité" è lo stesso allevamento che descrive le modalità scelte durante i primi mesi di vita dei cani: «Dall'età di 12 settimane, 7 giorni su 7, vengono addestrati durante tutto il giorno, per poi tornare alle loro famiglie solo di sera, in modo da permettergli di mettere in pratica la loro formazione».
Ma cosa può significare per un cane questo tipo di gestione e quali conseguenze può avere il messaggio trasmesso dalle parole pubblicate sul sito dell'allevamento britannico? Lo abbiamo chiesto a David Morettini, istruttore cinofilo e membro del comitato scientifico di Kodami.
«Questo evento dimostra ancora una volta come la ricchezza permetta di prendere possesso della vita altrui e la oggettifichi, senza porsi alcuna domanda riguardo i bisogni e gli interessi dell'altro – commenta Morettini – Nel terzo millennio, però, tutto ciò non è più accettabile perché fortunatamente l'umanità ha inventato strumenti tecnologici capaci di proteggere "i tesori" senza obbligare cani a vivere schiavizzati, abbandonati al proprio compito senza che gli venga offerta alcuna affettività. Una teca blindata costa certamente meno di 22 mila euro e non costringe a torturare un essere vivente per proteggere un simbolo delle vittorie ottenute giocando a calcio».
Il Malinois è vittima di una moda e non è adatto a questo compito
Il Malinois viene considerato spesso il cane più adeguato per questi compiti per via della facilità con cui impara a svolgere i lavori che gli vengono affidati, eppure la sua personalità non è esattamente adatta al tipo di allevamento proposto per lui dall'addestratore inglese. Il benessere di questo cane, infatti, si basa prevalentemente sulla possibilità di cooperare e condividere il tempo con i propri umani di riferimento e tra le motivazioni più spiccate vi è proprio quella affiliativa.
«La scelta di addestrare il Malinois impedendogli di stare a contatto con la famiglia dimostra la poca conoscenza dell'etologia del cane. Senza guida infatti, sono soggetti persi, in ansia, abbandonati alla mancanza di un compagno di vita», spiega l'istruttore cinofilo.
Secondo Morettini, quindi, l'acquisto di Martínez e la moda che ruota intorno a questa razza non è in alcun modo adeguata per il compito "desiderato" e, inoltre, non fa che svuotare del suo valore la profonda relazione che, invece, si potrebbe creare con un Malinois. «Le persone che dispongono di questa visibilità mediatica dovrebbero mandare messaggi diversi e più consapevoli – conclude l'esperto – Mi rende triste il fatto che ancora oggi, una persona estremamente ricca possa usare i soldi per sfruttare e banalizzare le vite altrui. Un'abitudine specista che dimostra ancora una volta quanto gli altri animali vengano usati come oggetti da possedere e dominare».