In natura esistono diverse specie che per difendersi o per predare utilizzano il veleno. Tra queste sono noti i serpenti, gli scorpioni, diversi anfibi, svariati pesci e tantissimi insetti. All'interno di quest'ultimo gruppo rientrano alcune formiche che, secondo una recente ricerca pubblicata su Nature Communications, con le loro punture colpiscono i nervi attraverso neurotossine provocando dolori lancinanti.
Prima di tutto, però, soffermiamoci sul fatto che molte specie di formiche producono veleno ma non tutte le punture causano lo stesso effetto: nella maggior parte dei casi infatti quando si viene morsi si tratta di un dolore istantaneo e non duraturo. Esistono, però, specie come la formica dalla testa verde (Rhytidoponera metallica) e la formica proiettile sudamericana (Paraponera clavata) che sono in grado di causare punture che come effetto porta un acutissimo dolore che si protrae per molto tempo.
L’intensità del dolore causata da una puntura di insetto dipende infatti da vari fattori, come le dimensioni dell’insetto stesso, la quantità di veleno che inietta e, più importante di tutto, le proprietà chimiche dei costituenti induttori. Grazie allo studio di specie come queste, i ricercatori hanno capito così cosa si cela dietro alle potentissime punture: «Abbiamo dimostrato che questi veleni prendono di mira le nostre cellule nervose che inviano segnali di dolore. Normalmente i canali del sodio in questi neuroni sensoriali si aprono solo brevemente in risposta a uno stimolo», ha spiegato il dottor Robinson, ricercatore dell'Istituto per le Bioscienze molecolari dell'UQ. «Le tossine delle formiche fanno aprire i canali più facilmente, il ché si traduce in un segnale doloroso di lunga durata».
Questo concetto è un po' complicato da comprendere, quindi partiamo dal principio facendo un focus su come funziona il sistema nervoso. Bisogna immaginarselo come una grande rete all'interno della quale viaggiano ad altissima velocità una cascata di segnali che portano informazioni e messaggi da un neurone all'altro. Tutti questi impulsi insieme costituiscono il nostro pensiero e controllano le nostre azioni. Uno dei modi attraverso i quali avviene la trasmissione dell'impulso è grazie alla presenza dei canali del sodio che, quando sono aperti, trasmettono il segnale lungo gli assoni, la parte allungata dei neuroni (cellule del sistema nervoso). Quando si chiudono, invece, l'impulso non passa più. Normalmente, quindi, questi canali si aprono e si chiudono facendo passare informazioni tra i neuroni, ma il veleno delle formiche li costringe a restare aperti ed è per questo che lo stimolo di dolore permane nel corso del tempo.
«Le punture delle formiche proiettile continuare a far male per 12 ore di fila. Si tratta di un profondo dolore che si percepisce nelle ossa e che causa sudorazione e pelle d'oca. Sensazione alquanto diversa dall'impatto di 10 minuti provocato da una tipica puntura d'ape». Ecco spiegato il motivo per il quale le è stato attribuito questo nome. E' evidente che essere punti da questa specie non deve essere una bella esperienza per un eventuale predatore che ha la malsana idea di provare a mangiare quest'insetto. Se si considera, poi, che le formiche hanno sviluppato questi veleni come arma di difesa già durante il periodo dei dinosauri, allora si capisce come mai sia così efficace.
In tutto ciò, c'è un risvolto positivo: sapere in che modo agiscono queste neurotossine può permettere agli studiosi di trovare il modo migliore per contrastare l'effetto dannoso che causano riducendo così la lunga durata del dolore. A quanto pare non esiste in natura un veleno che agisca allo stesso modo, quindi gli studiosi hanno un gran lavoro da fare, ma sicuramente adesso c'è una base dalla quale partire.